Ginestra 6.5 – Un lettino, un drink, un dolcetto. I compagni di squadra sono stati costretti ad andarlo a pescare sulle sponde del Lago di Como che volge a mezzanotte. Una partita di tutto relax, per il portierone rossonero. Entra in gioco soltanto sulle palle alte. E sono tutte le sue. Spietato
IL MIGLIORE – Cardin 7 – Ricetta: Prendete Javier Zanetti (ciuffo compreso), ossigenategli di biondo i capelli dopo averglieli leggermente scombinati; mettetegli indosso una maglia bianca con banda obliqua rosso-nera (facendo ben attenzione acché non sia quella in provenienza da Milano) e avrete un trattorino: Cardin. Un mostro, ancora una volta. Chiude gli spazi, sfanga migliaia di metri sulla fascia destra. Il primo tempo di Como è di quelli da beatificazione immediata. Un campioncino. Cala nella ripresa. Ma va detto che i lariani, dalle sue parti, neppure ci arrivano…
Tomi 7 – Il cuore del capitano. Difende e attacca. Non si arrende mai. Recupera decine di palloni a centrocampo, giocherella con gli svogliati comaschi. Saranno i tatuaggi, ma quasta specie di motociclista fa paura solo a guardarlo. Capitano coraggioso
Wagner 6.5 – Come al solito, gli tocca il lavoro sporco. Dà mazzate che, per gli avversari, saranno lividi per qualche settimana buona. Con Meduri ha trovto l’affiatamento, un muro invalicabile che nemmeno a Berlino. Certo che, adesso, Perpetuini ne avrà da sudare per scalzare ‘sto ragazzetto.
Lanzoni 7 – Fe-no-me-na-le. Con quell’aria retrò, un pò Rosario Fiorello, un pò personaggio di Andrea Vitali, baffetto alla socialista massimalista poi sciarpa littoria della prima ora, il buon Lanzoni ci dà di manganello peggio del VII Reparto a Genova. Vale come un gol la diagonale difensiva messa in scena all’ultimo secondo utile dell’incontro, quando il 90′ era già scoccato.
Gigliotti 6.5 – Uno più uno fa sempre due. Uno, Lanzoni, due Gigliottìconl’accentosullai. Sfiora il gol in due occasioni, confondendosi con quell’altro che pure ha l’accento a fine cognome. Ne avesse dentro almeno una, oggi, si potrebbe dire che il Foggia ha un nuovo bomber.
Cortesi 6 – Oggetto del mistero. Alterna giocate da Maradona ad altre alla Pilleddu. In due distinte occasioni regala stop da capogiro e applausi sulla sedia. E, in entrambi i casi, sciupa tutto con cross digraziati. Deve aggiustare il piede. E sperare che Molina non corra più veloce. O almeno, non tanto da levargli il posto. (53′ Molina 5.5 – Fuori fase)
Meduri 6.5 – Come Wagner, ma a nomi invertiti. E con molte aperture in più.
Giovio 6 – Tanto sacrificio e disponibilità. Incomincia al centro dell’attacoo, finisce a sinistra sulla trequarti, poi ancora al centro. Fa tanto movimento e si spompa. Si vede che non ce la fa a reggere i ritmi di gara di Bonacina. Esce dopo 45′ (46′ Tiboni 6 – Meriterebbe qualcosa di più, per l’impegno e per la mole di gioco creata. Per tre volte, sfiora il vantaggio, per tre volte, però, ha anche il demerito di non fare l’attaccante. Mezzo voto in meno per l’occasione facile facile gettata in mano all’incerto Giambruno.)
Venitucci 5.5 – Si, è pur sempre Venitucci e quando si accende lo si nota. Ma se si intestardisce e perde palla a centrocampo rischia di fare più danni che altro. Un discreto primo tempo, una ripresa mogia mogia. Il mister lo toglie a 20′ dalla fine (70′ Agodirin 5.5 – Da lui ci si attende la svolta, ed invece fa tanta confusione. Forse, sarebbe stato più appropriato mettere dentro Defrel)
Lanteri 6.5 – Sbaglia un paio di gol facili facili, è vero, ma senza di lui questo Foggia sarebbe un’auto che procede a fari spenti. All’inizio del secondo tempo la mette anche dentro, ma l’arbitro gli strozza il fiato dell’esultanza in gola. Gioca tantissimo per la squadra e finisce stremato.
Bonacina 7 – Il suo Foggia ha una personalità vincente. Segna poco, ma subisce altrettanto poco. La possibile capolista soccombe per tutti i 90 e rotti minuti, ingabbiata nelle trame rossonere. La macchina è un diesel, diamogli il tempo di rodare.