Foggia – Saraò: per la Capitanata una donna della Capitanata

Creato il 21 febbraio 2013 da Daunianews

R.Saraò (st)

LETTERA d’amore alle donne di Capitanata di Rita Saraò, Direttora del Centro Internazionale Interdisciplinare per gli Studi di Genere dell’Università di Foggia.

“Carissime concittadine, sento il bisogno di condividere con voi l’esperienza che in questi mesi ha esaltato la mia speranza ed il mio entusiasmo per la relazione tra donne e la connessione con la rinascita del nostro territorio. Il voto delle donne.
Perché votare e come votare. Il 31 gennaio del 1945 con il Paese diviso ed il nord sottoposto all’occupazione tedesca il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (Decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n. 23). Il 2 giugno del 1946 le donne votarono per il Referendum istituzionale e per le elezioni della Assemblea costituente ma già nelle elezioni amministrative precedenti avevano votato risultando in numero discreto elette nei consigli comunali. Sui banchi dell’Assemblea costituente sedettero le prime parlamentari: nove della DC, nove del PCI, due del PSIUP ed una dell’Uomo qualunque”.

“Dopo più di 60 anni di diritto a votare, perché tante donne rinunciano a votare? Perché tante donne votano senza alcuna convinzione ma solo perché qualcuno chiede loro di votare per questa o quel candidato?
Ho parlato con tantissime donne foggiane e della provincia di Foggia, di generazioni diverse, giovani e meno giovani e tra loro una signora ottantenne che davvero ha esaltato il mio desiderio di continuare a spendermi con generosità e amore per il bene comune.
Questo mio ultimo viaggio è iniziato un mese fa con lo scopo di far conoscere una mia amica candidata al Senato della Repubblica, alle donne che sono fuori dai partiti e dalle associazioni, quelle che non hanno la possibilità e nemmeno la voglia di ‘mischiarsi’.

“Questo viaggio si è tramutato in una vera e propria osservazione in questa parte del mondo e un ascolto autentico della vita delle donne e la loro percezione della politica.
Ci vorrebbero intere pagine per raccontare le emozioni quotidiane che questi incontri hanno provocato. L’eterna tensione tra figlie, figli, e lavoro, le difficoltà della coppia, la speranza per il futuro che manca: dov’è lo spazio per ascoltarsi, per realizzarsi, per ricercare il proprio equilibrio e la propria felicità? Molte ragazze affermano ‘non capisco niente di politica e non m’interessa, voto quello che dice mio padre, voglio andarmene da qui, voglio andare a vivere in un posto civile’
Molte donne lavoratrici con figli e figlie affermano ‘i politici fanno solo gli affari loro, sono tutti uguali, tutti rubano e io non arrivo nemmeno alla metà del mese, non voglio più votare’.

“Molte donne pensionate con figlie e figli disoccupati affermano ‘mia figlia la devo mantenere perché dopo tanti sacrifici e la laurea nel cassetto, non lavora e quando trova qualcosa da fare è sempre in nero e per pochi spiccioli’”.
“Una ragazza trentenne mi ha detto che ha un fidanzato che ama, vorrebbero avere una famiglia, hanno studiato e lui fa il manovale per guadagnarsi da vivere ma non possono permettersi di mettere su casa perché lui guadagna 600 euro al mese, quando gli va bene, lei nulla, lei non trova niente da fare. Entrambi laureati e col desiderio di avere un bambino. Lei dice dobbiamo solo scappare via da qui se vogliamo realizzare qualcosa”.

“Poi ho parlato con le ragazzine, libere e spensierate, sedicenni che sono cresciute con il modello “velina” e che sono sicure che diventeranno ricche e famose.
Un pomeriggio ho incontrato alcune signore in casa di una mia conoscente, giovani donne ma anche signore attempate; era presente anche una donna più che ottantenne che sferruzzava e sembrava essere completamente assente; si chiacchierava animatamente di donne, politica e futuro, mentre si beveva il caffè (mi hanno pure concesso di fumare!) e lei, la nonnina che non aveva pronunciato neppure una sillaba fino a quando non fui pronta per uscire, mentre le stavo dando un bacio per salutarla, mi ha trattenuta per il braccio e mi ha detto con voce tremolante e autorevole “brava, hai ragione, dobbiamo lottare e votare per le donne giuste, a noi non ci servono i professori ma le persone oneste, dopo più di 20 anni questa volta tu mi hai convinta, ho capito che devo andare a votare per il bene dei miei nipoti, puzza ess bndett”

“Mi sono molto emozionata per il suo abbraccio e le sue parole; tutte ci siamo emozionate e strette intorno alla nonnina. La sua presunta distrazione era stata in realtà una grandissima concentrazione per l’importanza che, giustamente, attribuiva al nostro parlare.
Delle tantissime donne incontrare mi restano impressi nella memoria volti e tristezze, ma anche forza e coraggio, orgoglio per la propria terra, un rimboccarsi le maniche e ricominciare.
Mi rimane il sapore di un femminile che nonostante tutto non si piega. Con tutte, una ad una, ho parlato di quanto sia importante andare a votare e di quanto sia necessario conferire un mandato.
Ho parlato con queste donne dell’importanza della consapevolezza, della necessità di sapere chi sono le persone candidate, leggere le loro storie, parlare con chi ha avuto a che fare con loro. Parlare di partecipazione, di condivisione, di storia scritta a più mani”.

“A tutte le donne che amano, chiedo di andare a votare e di votare con il cuore e la testa affinché il futuro sia davvero migliore.
Votiamo DONNA, perché la sensibilità femminile ricerca l’armonia con il prossimo e considera la felicità degli altri come parte integrante della propria.Domenica prossima votiamo per la Capitanata una donna di Capitanata”, conclude Rita Saraò.
da Stato Quotidiano

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