Ecco la versione digitale del foglio consegnato a tutti i partecipanti all'evento SpiralStone, tenutosi a Valbondione il 29-30 Giugno 2013. Posto qui per chi non avesse partecipato, ed in generale come memoria. Credo che chi ha avuto la possibilità di partecipare all'evento abbia potuto sentire le cose che abbiamo scritto (e molte altre, più nascoste) sulla pelle. Alla ricerca del miglior Parkour possibile..
CHI SIAMO:ParkourWave è nato come un piccolo gruppo di praticanti italiani che decide di insegnare e tramandare il parkour cosi come lo hanno appreso, allenato e amato, nel solco dei fondatori francesi e della prima generazione di Lisses. Fin da 02subito decidono di affrontare internamente ed esternamente la formazione e l'acquisizione di competenze per affrontare con la migliore qualità questa attività. Diventa una associazione sportiva nel 2012 e tramite i corsi e workshop conta circa 150 soci nel nord italia. Oltre al parkour punta fin da subito sul metodo JungleWave, una fusione tra il sistema parkour e il Metodo Hebertiano, con cui arrichisce la sua proposta formativa.
COS'E' IL PARKOUR PER NOI:Parkour è un metodo di allenamento, una disciplina sportiva che attraverso lo spostamento nell'ambiente prepara fisicamente e mentalmente il praticante. Ricerca il confronto profondo tra se stessi e l'ambiente circostante, svelando i propri limiti e mettendoci nelle condizioni di affrontarli e superarli. Come ogni percorso il parkour è esplorazione di se stessi e dei luoghi che si affrontano, una ricerca costante di miglioramento e di libertà di muoversi senza limitazioni. Regala una costante ricerca di avventura senza allontanarsi da casa, pur preparandoci ad esplorazioni anche in terreno sconosciuto e non civilizzato. E' una via di crescita senza scuse e senza giustificazioni dove ognuno puo' trovare il suo motivo per praticare, alla ricerca di una migliore armonia corpo-mente, liberandosi di eccesso di razionalità e paure e ritrovando un po' di spirito selvaggio e cuore forte.
LE COMPETIZIONI:In Italia e nel mondo le discussioni aperte sul tema della competizione nel parkour sono molte e controverse. Troppo spesso viene affrontato questo tema con leggerezza o in maniera confusa. Non solo è delicato ma qualunque discussione si intraprenda a riguardo avviene nel caos dei media e dei social network. Noi crediamo che l'introduzione nel mondo del parkour di eventi competitivi come gare o contest possa portare più male che bene.Forse per chi ha cominciato a praticare da poco è difficile vedere questo problema, abituati come siamo al moderno concetto di sport, legato a doppiofilo alla competizione e alla "gara". Tuttavia chi si avvicina al parkour ne apprezza il fine che si pone: il benessere psicofisico del praticante; la riscoperta di valori forti come la forza di volontà, il coraggio, il rispetto per se stessi e per gli altri, l’autocontrollo, l’umiltà e la capacità di autocritica. Ognuno concorre alla realizzazione di obiettivi strettamente intimi e personali. Ogni singolo individuo cerca di affermare la sua irripetibilità come praticante, di plasmarsi e prendere forma, per essere il meglio di ciò che lui stesso può essere. Le competizioni di parkour non sono nate perchè i praticanti le hanno organizzate, dal basso; sono state calate dall'alto da parte di grandi sponsor, con il fine di farsi pubblicità.Abbiamo assistito all'organizzazione del redbuM art of motion, del barcOLcard world freerun championships, dell'EmPtYv ultimate parkour challenge. I grandi finanziatori hanno rovesciato soldi su società che organizzano eventi, queste hanno pagato pochi spiccioli a una manciata di validi (sprovveduti? venduti?) atleti che i media hanno letteralmente sbranato. Qualcuno osa dire che la sponsorizzazione ha portato qualche beneficio alla disciplina? Qual è stato il fine di tali manifestazioni? chi ne ha beneficiato? e chi ci ha rimesso?I contest che sono ora organizzati "dal basso" (in realtà sarebbe meglio dire "dal mezzo") sono solo delle imitazioni delle grandi manifestazioni, con lo scopo, il più delle volte, di attirare i soldi dei grandi sponsor. Ingolosiscono con premi in denaro, promettono grande visibilità e gli sponsor le alimentano. Chi vi partecipa per quale motivo lo fa? per il piacere della condivisione? per migliorare? se così fosse perché non si ragiona su quali sono le forme più efficienti per il raggiungimento di questi obiettivi? e perchè non si ragiona dall'esterno, dal punto di vista degli spettatori? loro cosa ci guadagnano dall'essere testimoni passivi di evoluzioni ultraumane? e cosa perdono?Queste gare finiscono per premiare la spettacolarizzazione e l'esibizionismo. I media sono attratti dal grande potenziale visivo e a loro volta alimentano questi eventi. Ma lo spingere il proprio limite pressati dalla telecamera, dallo speaker o dagli spettatori non è una qualità di rischio decisamente diversa da quella che tutti noi praticanti conosciamo? Sarà un caso che molti dei peggiori infortuni si sono verificati proprio nella cornice di questi eventi? quanti anni dovranno passare prima che si accumulino dati sufficienti a dimostrare quanto i tassi e la gravità degli infortuni cambiano passando dalla "pratica del parkour" alla "gara di parkour"?Sostituire il fine della pratica cambia forzatamente il mezzo utilizzato, cioè l'allenamento. Se il salto più spettacolare vince, mi allenerò sui tappeti elastici, ripetendo il salto triplo fino a che il corpo non lo assorbe. Ma il parkour senza il buio, la pioggia, la polvere, il duro e lo scivoloso.. questo parkour sarà ancora la disciplina che vorremo praticare? Non vorremo tornare a rompere un salto protetti soltanto dalla nostra preparazione e saggezza?È vero che la competizione non è un male assoluto. Nello sport è spesso una forza positiva, se debitamente canalizzata. Negli allenamenti di parkour è un'energia grezza che può essere utilizzata - soprattutto all'inizio e con grande cautela - per smuovere le acque, per riportare alla luce il proprio spirito guerriero o istinto animale. Ma quando una pratica viene distorta per essere inserita a forza in una cornice competitiva al solo scopo di arricchire chi organizza o trasmette tali eventi, allora non c'è compromesso.Crediamo che al momento la nostra disciplina sia ancora troppo giovane. La didattica e la formazione sono ancora in via di sviluppo e ci sono diversi fraintendimenti anche tra i praticanti stessi. La diffusione di gare e contest rischia di compromettere, agli occhi di tanti potenziali praticanti, la visione del parkour e dei suoi potenziali benefici. Pertanto riteniamo che qualunque apertura alla competizione organizzata sia prematura e rischiosa.
SUPER NATURAL TRAINING (SNT):Fino ad ora abbiamo approfondito quali aspetti negativi traspaiono dalle gare. Se queste ultime, però, hanno mantenuto un così grande impatto sulle persone è evidente che al loro interno mantengono anche delle tematiche costruttive: due sono quelle che abbiamo individuato. La prima è che la prospettiva della gara mantiene alta la motivazione dell'atleta, il quale vede in essa un fine, un obiettivo per il suo allenamento. La seconda è che tramite questi eventi viene innalzato il livello della singola specialità sportiva, permettendo ai partecipanti di confrontarsi con gli altri, prendere coscienza del loro livello ed essere spronati a dare il meglio. Non volendo ricadere in una spirale di critiche sterili, abbiamo pensato ad una soluzione che possa conciliare la tensione dell'uomo a misurarsi, senza lasciare che l'agonismo e i ricchi investitori snaturino la nostra disciplina. L'idea del Super Natural Training, non certo rivoluzionaria nel contenuto, è di suggerire periodicamente sfide di condizionamento o tecnica. Il concetto di sfida, infatti, si presta a mantenere viva la motivazione dei praticanti. Al contempo, la condivisione degli stessi obiettivi offre l'opportunità per faticare insieme e confrontarsi, lasciando la possibilità a chiunque di affrontare l'allenamento dando il proprio massimo, qualunque esso sia.Questo progetto nasce soprattutto per garantire allenamenti collettivi tra le varie sedi di Parkourwave, penalizzate dalla distanza geografica. I Super Allenamenti Naturali rappresenteranno per noi Wavers, e per chiunque voglia, un metodo per condividere prove impegnative e cercare di muoverci verso un miglioramento comune.Riusciremo a dimostrare che la sola pratica, la tensione all'automiglioramento e all'esplorazione dei propri limiti sono motivi sufficienti per aggregare una comunità e per mantenere viva la motivazione? E a dimostrare che essere forti significa anche guardare lontano e non accettare proprio tutte le condizioni che il sistema sociale, politico ed economico in cui siamo immersi tende ad imporci?
Perseverare come onde nella pratica e nella divulgazione della disciplina in tutti i suoi aspetti, anche quelli nascosti.
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