Foibe e revisionismo storico. Rispetto delle vittime

Creato il 09 febbraio 2011 da Laperonza

Le foibe sono state una delle pagine più nere della storia italiana, un episodio di estrema atrocità di cui il Paese porta ancora i segni. E grave è stato anche il colpevole silenzio con quale si è cercato di coprire o dimenticare un fatto che è parte integrante della storia nazionale e che deve essere conosciuto e analizzato perché serva da insegnamento per il futuro; questo è il compito della storia.

Purtroppo constato che l’analisi storiografica dei fatti concernenti le foibe, però, viene troppo spesso utilizzata da soggetti che, contemporaneamente, tentano in diversi modi di riscrivere la storia, addirittura cercando di negare fatti altrettanto gravi ormai assodati e comprovati come se essi non siano mai accaduti. Il revisionismo storico relativo alle atrocità commesse dai regimi fascista e nazista è altrettanto grave dell’insabbiamento decennale dei fatti istriani e delle Venezia Giulia ad opera dei comunisti di Tito. I revisionisti storici e i negazionisti sono deprecabili da qualsiasi parte essi provengano.

Ma è estremamente triste e oltraggioso per tutte le vittime delle barbarie commesse durante e subito dopo la seconda guerra mondiale quando, in molte discussioni in cui si contrappongono improvvisati storici politici, assistiamo all’ormai classico gioco della contrapposizione tra vittime del nazi-fascismo e del comunismo. Le vittime della violenza cieca e spietata giustificata a torto con le ragioni della guerra sono tutte uguali. Sono uguali i morti ammazzati dai nazisti e quelli ammazzati dai partigiani di Tito. E certamente la gara a quale delle due tragedie sia più grave, quasi a cercare di nascondere l’altra, non rende giustizia ma oltraggia le vittime ancora una volta.

Luca Craia


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