Follia e Letteratura: I racconti Fantastici, G. Maupassant

Creato il 17 novembre 2013 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

LA FOLLIA IN VESTE DI MOSTRO INVISIBILE

Da questo libro scegliamo il racconto L’Horlà, 1887.

L’Horlà è un racconto scritto in forma diaristica. Il protagonista del racconto è una voce narrante, che immergere il lettore nelle paranoie del narratore stesso. Il protagonista accompagna il lettore alla scoperta di una presenza invisibile, l’Horlà, che domina in maniera progressiva i pensieri e le percezioni della voce narrante.

L‘Horla è un mostro invisibile, un fantasma, che tormenta la vita del narratore ma anche di altri uomini. Tanto è vero che la voce narrante, all’inizio del diario, crede di essere stata colpita da qualche strana influenza o malattia psichica che provoca allucinazioni. Il narratore si sente in balia della pazzia e avverte questo fantasma come sorta presenza “esterna” immateriale proveniente dal Brasile:

Ci giunge da Rio de Janeiro una notizia abbastanza strana. Una follia, un’epidemia di demenza paragonabile alle follie collettive [...] Gli abitanti si dicono posseduti, governati come un bestiame umano da esseri invisibili benché tangibili, specie di vampiri che si nutrono della loro vita durante il sonno [...]” [G. Maupassant, L'Horlà in Racconti fantastici, p.188].

In altri momenti della narrazione il protagonista percepisce e descrive l’Horlà come una forza interna, che addirittura arriva a combaciare con la sua stessa anima, facendo nascere nel narratore la volontà di liberarsi dall’Horlà uccidendo se stesso. Anche in questo racconto la follia è accostata alla paura. Una paura che assale quando ci troviamo di fronte a dei fenomeni invisibili,  che però hanno conseguenze concrete nella vita reale. In tutto il racconto di Maupassant è viva la tensione tra due tipi di dimensioni, interna-esterna, che aiutano a percepire e a spiegare l’esistenza di questo malefantasma che perseguita la voce narrante.

Da un altro punto di vista, questa tensione rispecchia la nascita di nuove posizioni nel dibattito sulla follia di fine Ottocento e l’incertezza che si insinua nella mente di un intellettuale non estraneo al problema. Infatti, Maupassant cerca di rappresentare questo male invisibile domandandosi se ci sarà mai un modo per combatterlo – curarlo. La follia secondo le vecchie teorie era considerata una forza esterna. Queste concezioni erano basate sulle credenze tradizionali che utilizzavano i simboli dell’immaginario popolare incentrato sui demoni, diavoli, fantasmi, vampiri e streghe per spiegare i fenomeni invisibili. Con l’avanzare delle teorie scientifiche, la follia viene vista più come un qualcosa che appartiene alla nostra interiorità, alla nostra psiche.


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