Avevamo già affrontato il discorso legato al ritrovamento di materiale esplosivo di uso militare nei resti delle Torri Gemelle, a seguito degli studi di un'equipe internazionale di tecnici e professori universitari, nell'articolo del 26 ottobre 2011, e in quell'occasione pareri contrastanti dell'opinione pubblica avevano, come di consueto, cercato di bollare la notizia come bufala.
Non riuscivo a capire bene il perchè, visto che la maggior parte degli addetti ai lavori, giornalisti, pompieri, passanti, inviati, sopravvissuti, sostenevano di aver sentito un'esplosione separatamente all'arrivo dell'aereo dirottato sulle twin tower.
Non riuscivo nemmeno a capire come si potesse pensare che un tizio barbuto, nascosto in delle grotte sperdute tra Afganistan e Pakistan potesse aver messo in ginocchio un paese grande e potente come l'America, lo stesso tizio barbuto che lavorava per il governo americano fino a poco tempo prima.
Per carità il peso mediatico, cioè il convincimento imposto dalle televisioni, è fortissimo.
Basti pensare che in Italia grazie al lavaggio del cervello mediatico si è arrivati a livelli di idiozia talmente elevati da non riuscire più a riprendersi dalla crisi economica mentre la classe che governa il paese beatamente si gestisce i suoi comodi, e in tutto questo le persone continuano a parlare di destra e sinistra, di politica, di calcio, di intrattenimento e spettacolo, non rendendosi conto del futuro che ci aspetta.
Allo stesso modo in Usa la campagna convincitoria della teoria dell'attentato islamico, aveva smosso l'opinione pubblica a tal punto, da negare ogni evidenza, anche dove era palese quantomeno un dubbio, se non una certezza.
Come sempre in questi casi, l'opinione pubblica poi dimentica, mentre il bisogno di verità resta nei familiari e negli affetti di chi è morto, il video sopra riportato dal tg della tv francese d'informazione, testimonia quanto scritto in predecedenza sull'argomento, e lascia trasparire l'odio verso chi ha insabbiato l'accaduto e il bisogno di verità per la dignità delle vittime.
di Cristian Amadei