Magazine Arte

Fondi privati per salvare il patrimonio artistico italiano, in un articolo da The New York Times

Creato il 23 luglio 2014 da Artesplorando @artesplorando
Fondi privati per salvare il patrimonio artistico italiano, in un articolo da The New York Times
ROMA - Da inizio luglio sono iniziati i lavoratori di smontaggio dell'impalcatura d'acciaio che per mesi ha oscurato gran parte dell'antica facciata del Colosseo. Lentamente, questo simbolo monolitico di Roma sta tornando in auge, dopo la prima parte di 25 milioni di euro (34 milioni dollari) di restauro che sottolinea come l'Italia abbia iniziato a fare affidamento sugli aiuti dei privati ​​per preservare i suoi tesori nazionali."Le nostre porte sono spalancate a tutti i filantropi e donatori che vogliono legare il loro nome ad un monumento italiano," così annuncia il ministro della cultura, Dario Franceschini, in un'intervista telefonica. "Abbiamo una lunga lista, il nostro patrimonio offre infinite possibilità, dalle piccole chiese di campagna al Colosseo. Basta scegliere".Si tratta di un messaggio che riecheggia in tutta Roma. Mentre il gruppo italiano di lusso Tod's finanzia il restauro del Colosseo, non lontano la Fontana di Trevi è in fase di restauro con 4000 dollari offerti dal marchio di moda Fendi. Un altro colosso del lusso, Bulgari, sta pagando 2 milioni di dollari per restaurare Piazza di Spagna.La pratica di utilizzare la generosità privata per finanziare progetti di restauro di opere d'arte pubbliche, una volta era abbastanza rara in Italia. Ma con la nazione alle prese con un'economia stagnante e la necessità di contenere il debito pubblico, i politici stanno cercando imprese e filantropi nazionali ed internazionali che aiutino a preservare il patrimonio culturale italiano.Mentre le collaborazioni pubblico-privato sono comuni negli Stati Uniti e in molti altri paesi, il governo è tradizionalmente stato responsabile della manutenzione di siti storici in Italia, e ancora oggi alcuni storici e "conservazionisti" temono che il cambiamento possa portare alla commercializzazione grossolana del patrimonio artistico. Secondo le critiche, le aziende avrebbero sfruttato siti storico-culturali da loro finanziati, per costose cene private o per esporre messaggi pubblicitari di lusso.L'indignazione si è sollevata a Firenze, dopo che è stato scoperto che gli amministratori della città avevano permesso a Morgan Stanley (banca d'affari con sede a New York City, N.d.T.) di tenere una cena all'interno di una cappella del 14° secolo per un prezzo di 27.000 dollari. Il sindaco di Firenze ha raddoppiato l'affitto a 54.000 dollari dopo la protesta, ma ha poi sostenuto che il prezzo non era il problema principale."Ci sono luoghi sacri in cui non si può tenere una cena", ha detto Salvatore Settis, esperto del patrimonio culturale ed ex direttore del J. Paul Getty Research Institute di Los Angeles. "Nemmeno per 4 milioni di  euro".Molte voci critiche si sono sollevate il mese scorso, quando il sindaco di Roma ha concesso ai Rolling Stones in affitto il Circo Massimo per un concerto all'aperto (e ad una cifra considerata ridicola).Il primo ministro Matteo Renzi ha spesso parlato della necessità di arruolare le imprese private per sottoscrivere lavori a siti come Pompei, dove più di 137 milioni di dollari in fondi dell'Unione europea sono già stati spesi. Nel mese di maggio Dario Franceschini, il ministro della cultura, ha annunciato una nuova detrazione fiscale destinata a incoraggiare le donazioni del settore privato per il restauro e la conservazione di musei, archivi, biblioteche e teatri.Pochi politici italiani sono più attivi nel cercare soldi privati di Ignazio Marino, che ha lavorato come chirurgo di trapianti d'organo negli Stati Uniti per decenni, prima di tornare in Italia ed essere eletto sindaco di Roma lo scorso anno. Dal balcone del suo ufficio, il dottor Marino ha una delle migliori vedute di Roma, si affaccia sul Foro, con il Colosseo in lontananza. E come un vero promoter determinato, ha mostrato il panorama a leader politici, magnati e ad uno sceicco saudita, comunicando allo stesso tempo un messaggio: aiutare a preservare ciò che si vede."Non possiamo gestire tutto ciò da soli", ha detto il sindaco ad un gruppo di diplomatici di Stati Uniti, Gran Bretagna ed altri paesi, che ha riunito nel mese di giugno per illustrare il suo caso. Ha distribuito un elenco di monumenti romani che necessitano di restauro e un appello per competenza e denaro dall'estero - fino a 270 milioni di dollari."Non penso che questa sia una responsabilità che appartiene unicamente a Roma e ai romani - ma all'umanità", ha aggiunto. "Gran parte della civiltà occidentale ha le sue radici qui".Mentre il denaro privato è stato usato in passato per finanziare progetti culturali - gruppi filantropi come Friends of Florence o di Save Venice Inc. hanno finanziato centinaia di piccoli restauri nel corso degli anni - tali sforzi sono ostacolati da molti politici italiani."In Italia stiamo vedendo ora quello che è accaduto nel Regno Unito con Margaret Thatcher e Tony Blair, una retorica anti-Stato a favore delle privatizzazioni", ha detto Tomaso Montanari, docente di storia dell'arte presso l'Università di Napoli, che ha criticato questa tendenza. "E' molto di moda parlare di investimenti privati ​​nel restauro delle arti".Al centro della controversia c'è quello che i donatori privati ​​ricevono in cambio.Diego Della Valle, il fondatore di Tod's, fu inizialmente sospettato di voler sfruttare i suoi 34 milioni di dollari del restauro del Colosseo, per una campagna pubblicitaria aggressiva. I critici erano preoccupati che il logo della Tod's coprisse come un festone il ponteggio dei lavori e che sarebbe stato stampato sui biglietti d'ingresso per i 2000 anni della storica arena. Il signor Della Valle dichiarò che non aveva intenzione di sfruttare la sua sponsorizzazione e di aver donato il denaro per un senso di orgoglio nazionale. L'unico cenno visibile al finanziamento ha finito per essere un piccolo logo di Tod's sulla segnaletica esterna che illustrava in dettaglio la natura del progetto.In Italia non mancano i cittadini ricchi, ma gli incentivi per la filantropia privata che esistono negli Stati Uniti sono stati a lungo assenti in questo paese. Le nuove agevolazioni fiscali annunciate dal ministro della cultura permetteranno ai donatori di ricevere un credito d'imposta in tre anni pari al 65 per cento della donazione. Molte delle aziende italiane ora fanno donazioni, descrivendole come atti altruistici basati sull'amore verso la propria cultura nativa. Il mese scorso la casa di moda Salvatore Ferragamo, con sede a Firenze, ha annunciato una donazione di 817.000 dollari per ripristinare un'ala della Galleria degli Uffizi."Mio padre emigrò negli Stati Uniti quando era molto giovane e poi è tornato in Italia e ha scelto Firenze come la sua città e la sede della sua azienda," afferma Ferruccio Ferragamo, presidente del gruppo, in un'intervista telefonica. "L'aria che mio padre - e tutti noi - respiriamo qui è fonte di ispirazione. Era giunto il momento per noi di mostrare alla città la nostra gratitudine".Eppure, una delle più grandi offerte potrebbe finire per essere quella della famiglia reale saudita, che si sta muovendo per creare un fondo speciale dedicato al ripristino di alcuni siti storici di Roma. Il sindaco ha suggerito che un progetto potrebbe essere il Mausoleo di Augusto spesso dimenticato, che ha descritto come "una ferita aperta nel cuore della città"."Ci sono un sacco di persone che hanno pensato, 'Oh, non possiamo avere sufficienti milionari per ripristinare tutte le nostre antichità'. Ho quindi avuto un approccio completamente diverso: cercare i soldi dove sono i soldi". Ha aggiunto inoltre che l'accordo con i sauditi non è ancora definitivo.In una conferenza stampa con i diplomatici stranieri, Marino ha dichiarato che il pubblico italiano ha bisogno di essere rassicurato sul fatto che il proprio patrimonio culturale è in buone mani. Ha chiesto quindi la creazione di una fondazione con amministratori stranieri, tra cui storici dell'arte e studiosi, per redigere un piano di restauro sulla base di un elenco di monumenti che hanno bisogno d'essere recuperati. Ha dichiarato inoltre che gli amministratori potranno gestire i fondi."Mi piacerebbe coinvolgere persone provenienti da tutto il pianeta, non solo per il contributo economico, ma anche per il contributo intellettuale" ha concluso.
Correzione: 17 luglio 2014Una versione precedente di questo articolo si riferiva in maniera imprecisa ai 25.000.000 di euro per il restauro del Colosseo. Solo una parte di questo denaro è stato speso per la facciata.
Tradotto da The New York Times, articolo di GAIA PIANIGIANI e JIM YARDLEY, 15 luglio 2014.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :