Fondi strutturali europei per i professionisti? Sì, ma non è facile

Creato il 01 giugno 2015 da Ediltecnicoit @EdiltecnicoIT

Quasi quarant’anni di vita, quasi 7.000 ingegneri afferenti ai cinque ordini provinciali. Sono numeri importanti quelli della Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Regione Marche, una delle prime associazioni delle professioni tecniche che riunisce e coordina sotto un unico ombrello le attività e le questioni comuni dei tecnici regionali.

Siamo andati a trovare i responsabili di questa struttura attiva e vivace e ci hanno accolto l’ing. Pasquale Ubaldi, l’ing. Patrizia Angeli, vice presidente della Federazione e l’ing. Dora De Mutiis, direttore operativo della struttura. Ne è emersa una lunga chiacchierata, nella quale sono stati trattati numerosi argomenti, tra i quali, soprattutto, l’intensa attività rivolta dalla Federazione alle opportunità dei fondi strutturali europei di Horizon 2020 e non solo …

Mauro Ferrarini. Mi fa un identikit della Federazione?

Pasquale Ubaldi. L’organizzazione, nata nel 1976, coinvolge tutti e cinque gli ordini provinciali degli ingegneri della Regione Marche e contiamo su circa 6.900 ingegneri, pari al numero complessivo degli ingegneri marchigiani iscritti. Il nostro consiglio direttivo è espressione di tutti e cinque gli ordini, poiché si compone di un consiglio direttivo formato dai presidenti degli ordini di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro Urbino e cinque ingegneri delegati, provenienti dai consigli di  ciascuna provincia. L’attuale presidente della Federazione sono io e fino allo scorso mandato ero anche presidente dell’ordine della provincia di Ascoli.

Negli ultimi anni l’attività della Federazione è molto cresciuta, l’organo politico ha preso la decisione di dotarsi di una struttura operativa, per essere più efficace sul territorio, che si è concretizzata nella nomina, tramite bando di selezione, di un direttore operativo e, successivamente, lo scorso anno, di un assistente per seguire le diverse attività in fieri

Il motivo principale di questa espansione è stata la necessità di mantenere e rafforzare i rapporti tra il mondo della professione tecnica e gli enti locali e le istituzioni.

Mauro Ferrarini. Accennava a molte attività, quali per esempio?

Pasquale Ubaldi. La Federazione rappresenta un centro di coordinamento e concertazione nella quale si discutono e si prendono decisioni su argomenti comuni a tutti gli ordini degli ingegneri della Regione. Operativamente, questo significa il mantenimento di rapporti con la Regione, la partecipazione alla redazione delle leggi regionali di interesse, la realizzazione di pareri legali e interpretazione delle norme, attività di formazione e la presenza degli ingegneri e la partecipazione al Centro regionale per l’economia e il lavoro che riunisce al suo interno i vari stakeholders della società civile.

Nel corso del tempo sono stati anche implementati numerosi tavoli di lavoro che coinvolgono le altre professioni tecniche, in particolare modo gli Architetti, i Geometri e i Geologi. Questo permette di sommare in un’unica posizione su molti temi importanti (dalla tutela del territorio allo sviluppo urbanistico) qualcosa come oltre 10.000 professionisti nelle Marche.

Mauro Ferrarini. Il prossimo luglio, a Pesaro, organizzerete un evento unico nel suo genere sulla gestione delle emergenze … come è stata coinvolta la vostra Federazione?

Patrizia Angeli. Per rispondere a questa domanda occorre fare un passo indietro, precisamente nel 2009 in occasione del terremoto de L’Aquila quando furono coinvolti in modo importante gli ingegneri. A seguito di quell’esperienza il CNI  siglò un accordo con il Dipartimento di Protezione Civile che istituiva una collaborazione per fronteggiare eventuali future emergenze.

Parallelamente, proprio per non disperdere le competenze acquisite durante la verifica dell’agibilità delle strutture abruzzesi danneggiate dal sisma, fu siglata anche un’appendice al suddetto protocollo per individuare un percorso formativo per preparare professionisti alla gestione tecnica dell’ emergenza, rilievo del danno e dell’agibilità.

Nel 2012 la nostra è stata la prima Federazione, insieme a quella dell’Emilia Romagna, ad attivare i corsi di gestione tecnica dell’emergenza, rilievo del danno e dell’agibilità per i propri iscritti. In Emilia fummo quindi, per primi, chiamati sul campo per fronteggiare l’emergenza con una mobilitazione finale e il coordinamento di 600 ingegneri arrivati da ogni regione d’Italia.

Oggi nelle Marche ci sono 350 ingegneri adeguatamente addestrati e formati per affrontare emergenze sul territorio nazionale. Essi faranno parte del Nucleo Tecnico Nazionale istituito con D.P.C.M. 8 luglio 2014 e costituito dall’elenco dei soggetti abilitati ad eseguire i rilievi dei danni e le verifiche di agibilità delle strutture danneggiate dai terremoti.

Attualmente è in corso di preparazione il regolamento che prevede l’istituzione di diverse sezioni, ognuna delle quali conterrà l’elenco dei nominativi dei soggetti abilitati in base alla propria specifica preparazione; quindi ci sarà l’elenco degli ingegneri, quello degli architetti, dei geologi, quello dei geometri, ecc.

Mauro Ferrarini. E come si connette quest’attività con l’evento di cui parlavamo?

Patrizia Angeli. Il primo meeting nazionale della figura dell’agibilitatore sarà organizzato dalla nostra Federazione in collaborazione con il Consiglio Nazionale Ingegneri e si terrà presso la Fiera di Pesaro nel mese di luglio.

Sempre sulla scorta delle esperienze abruzzesi ed emiliane, il CNI ha istituito un’associazione nazionale, IPE Ingegneri per la Prevenzione e l’Emergenza. In pratica si tratta del braccio operativo del CNI per il settore delle emergenze …

Pasquale Ubaldi … e poiché noi puntiamo più a prevenire che a gestire l’emergenza, a questa associazione sarà anche affidato il compito di divulgare la cultura della prevenzione nella popolazione sia nel campo della sismica che nel campo del rischio idrogeologico.

Mauro Ferrarini. Internazionalizzazione. Una parola che si sente sempre più spesso e che dovrebbe essere la panacea per la crisi della libera professione tecnica. Ma passando dalle parole ai fatti, concretamente, come è possibile orientarsi?

Pasquale Ubaldi. Si tratta di un tema su cui la nostra Federazione ha investito molto. La nostra stessa organizzazione sta partecipando a una call di Horizon 2020 sul tema del risk management.

Mauro Ferrarini. Quindi avete le “istruzioni per l’uso”?

Pasquale Ubaldi. Sono istruzioni, come le chiama lei, piuttosto complicate. In altre parole, ci siamo accorti che le procedure per accedere ai fondi messi a disposizione dall’Europa sono senz’altro un’opportunità interessantissima per i professionisti, purché ci si metta in animo di dedicare tempo e risorse; oltre al fatto che è praticamente impossibile per il singolo ottenere queste risorse se non in un’ottica di partnership con altri professionisti e realtà organizzate anche all’estero.

Da questa esperienza sul campo, legata al tema del risk management, è dunque nata l’esigenza di fornire degli strumenti operativi agli ingegneri iscritti alla nostra Federazione, che si sono articolati in una serie di attività ancora oggi in azione.

Mauro Ferrarini. Quali sono dunque gli strumenti che avete idealmente scelto di mettere nella “cassetta degli attrezzi” per l’internazionalizzazione?

Pasquale Ubaldi. Inizialmente sono stati organizzati una serie di convegni informativi per fare conoscere concretamente agli ingegneri le possibilità offerte dalla Unione europea. Proprio sulla scorta di questi momenti formativi e su impulso degli stessi partecipanti, il secondo step è consistito nella realizzazione di appositi corsi di euro progettazione; in altre parole, abbiamo voluto fornire a tutti i soggetti interessati le informazioni necessarie per poter progettare secondo i canoni e i disciplinari richiesti dalle call di Horizon e, in generale, dei bandi europei.

Terza fase: l’apertura recente di uno “Sportello Europa” attivato nella sede della Federazione, dove i singoli ingegneri possono fissare incontri con un nostro consulente esperto che fornisce tutte le informazioni di carattere, per così dire, “burocratico”: quali sono le call disponibili, come posso trovare delle partnership, quali documenti preparare, ecc.

È infatti vero che online è tutto disponibile ma …

Mauro Ferrarini. … Ma senza una bussola, anche la Rete può diventare una giungla inestricabile!

Pasquale Ubaldi. Esatto. Peraltro, mentre altre organizzazioni, come ad esempio Confindustria, ha già messo a disposizione degli strumenti per i propri iscritti sul tema dell’internazionalizzazione; a livello dei professionisti queste iniziative mancavano. Se esiste uno Sportello per le Imprese, per quale ragione non può esistere uno Sportello per i professionisti?

Dora De Mutiis. Aggiungo che sulla base della esperienza fatta come Federazione degli Ingegneri delle Marche, abbiamo potuto renderci conto che partecipare a un bando europeo significa coinvolgere molteplici professionalità differenti.

Quando lo scorso anno uscì la notizia che gli ingegneri avrebbero potuto partecipare in forma diretta alla acquisizione di fondi, in realtà abbiamo compreso che non è proprio così!

Mauro Ferrarini. Scusi, ma in che senso?

Dora De Mutiis. Nel senso che la norma sulla partecipazione del singolo ingegnere alle call di Horizon è stata fatta, ma non è attuabile. L’ingegnere può essere parte del processo che porta all’erogazione delle risorse previste dai bandi, ma non può essere l’unico attore.

Bisogna pensare che l’ingegnere è la parte tecnica; è un tassello di un mosaico più grande che va dal project management alla redazione del piano economico finanziario,  all’individuazione dei partners e non solo.. Alla base di tutto c’è la necessità di fare “Rete”.

Mauro Ferrarini. E l’ingegnere italiano è pronto a fare “Rete”?

Pasquale Ubaldi. Il professionista italiano ha sempre fatto “lavoro di Rete”, ma mai in maniera organica e strutturale. Anche per il peculiare sistema industriale e territoriale italiano, che non aiutano a realizzare operazioni di questo genere. È assurdo, per esempio, pensare che nei piccoli Comuni l’agricoltore o l’imprenditore locale si rivolgano a un grande studio di ingegneria per la realizzazione di una serra, di una stalla o di un capannone dove collocare la propria attività.

Occorre quindi, quando si parla di incapacità dell’ingegnere di fare “Rete”, considerare anche il contesto generale in cui ci si muove e si opera.

C’è anche da dire che la categoria degli Ingegneri è sottoposta a una mole di incombenze amministrative, fiscali e burocratiche proprie delle aziende, ma a differenza di queste ultime, per noi ingegneri non  è possibile realizzare contratti di rete grazie ai quali le imprese possono costituire degli organismi più forti. 


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