Credo si possa definire "intelligente" colui il quale sia in grado di ritagliarsi il proprio spazio.
Di contro, la caparbietà delle intenzioni rappresenterebbe una forma di virulenza per lo più appartenente alla natura dell'individuo impetuoso; l'intuito e l'istinto insomma si differenzierebbero nella sostanza.
L'intuito infatti ricerca la verità, l'istinto è condannato invece da un'originaria casistica pregiudizale. Un varco di luce che si aprirebbe nel buio più pesto, e che secondo un'idea di passionale evidenza ci condurrebbe alla libertà, potrebbe tuttavia accecarci.
Se tutta la nostra persona rispondesse, dunque, all'appello del proprio punto di non ritorno, potrebbe magari godere di una fruttuosa carriera. Questo potrebbe accadere soltanto prestando voce alla poesia del luogo, il fondo bianco che fa quadrato intorno al nostro talento.
Pertanto non è che si possa vivere ovunque o di qualsiasi cosa; dunque che ognuno impari a vivere nella scrittura della propria vita.