Un album allo stesso tempo ingenuo e presuntuoso per questa band composta da Fabio Bello (autore di tutti i brani oltre che produttore, chitarrista ed armonicista), Massimiliano Cadamuro (bassi, canto e flauto), Douglas D'Este (batteria e percussioni), Riccardo Gallucci (tastiere e canto), Claudio Marticolli (chitarra solista) e Silvia Siega (canto).Ingenuo per il modo in cui vengono affrontati i temi sociali sicuramente importanti ed attuali (pace, guerra, violenza, scuola, ambiente, politica, immigrazione, problema casa), ma con una liricità terra terra di poco al di sopra del linguaggio usato nelle discussioni da bar. Presuntuoso per la compiacente autogratificazione che si avverte nel modo di proporsi, quasi a dire “noi facciamo musica alternativa e parliamo di cose importanti”, mentre il risultato reale è tristemente simile al “Complesso del 1º Maggio” cantato da Elio e Le Storie Tese.Una voce solista che ricorda nel timbro quella del compianto Augusto Daolio, senza però raggiungerne le vette, mal supportata da un background musicale a volte fastidiosamente impreciso, su cui forse si poteva passare sopra negli anni 60-70, ma improponibile ed insopportabile in un'epoca in cui l'orecchio è ormai abituato a timing , pitch ed esecuzioni impeccabili.Una boccata d'ossigeno nella generale atmosfera angosciante è l'assolo di tromba di David Boato nel brano “Le parole” ed è pure apprezzabile il drumming di Douglas D'Este (nonostante sia stilisticamente un po' datato) in tutto l'album.
Un album allo stesso tempo ingenuo e presuntuoso per questa band composta da Fabio Bello (autore di tutti i brani oltre che produttore, chitarrista ed armonicista), Massimiliano Cadamuro (bassi, canto e flauto), Douglas D'Este (batteria e percussioni), Riccardo Gallucci (tastiere e canto), Claudio Marticolli (chitarra solista) e Silvia Siega (canto).Ingenuo per il modo in cui vengono affrontati i temi sociali sicuramente importanti ed attuali (pace, guerra, violenza, scuola, ambiente, politica, immigrazione, problema casa), ma con una liricità terra terra di poco al di sopra del linguaggio usato nelle discussioni da bar. Presuntuoso per la compiacente autogratificazione che si avverte nel modo di proporsi, quasi a dire “noi facciamo musica alternativa e parliamo di cose importanti”, mentre il risultato reale è tristemente simile al “Complesso del 1º Maggio” cantato da Elio e Le Storie Tese.Una voce solista che ricorda nel timbro quella del compianto Augusto Daolio, senza però raggiungerne le vette, mal supportata da un background musicale a volte fastidiosamente impreciso, su cui forse si poteva passare sopra negli anni 60-70, ma improponibile ed insopportabile in un'epoca in cui l'orecchio è ormai abituato a timing , pitch ed esecuzioni impeccabili.Una boccata d'ossigeno nella generale atmosfera angosciante è l'assolo di tromba di David Boato nel brano “Le parole” ed è pure apprezzabile il drumming di Douglas D'Este (nonostante sia stilisticamente un po' datato) in tutto l'album.
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