Forconi e chiacchieroni

Creato il 11 dicembre 2013 da Albertocapece

Era da almeno un anno che si aspettava il botto, che si paventava la piazza e si allertavano le forze dell’ordine, che si cercava di inasprire la repressione contro i movimenti, che si esecravano i no tav per colpirne uno nella speranza di educarne cento, che il malumore cresceva come il vapore dentro la pentola a pressione italiana. E personalmente non ho mai dubitato che la totale latitanza della sinistra da ogni pensiero e progetto, anzi la sua definitiva scomparsa dentro i meandri del feticismo falso europeista, avrebbe avuto come conseguenza che la disperazione del Paese assumesse caratteri di destra. I forconi sono lì a dimostrarlo.

Sono lì in piazza a dirci che solo la scomparsa di una sinistra subalterna o complice e la nascita di Syriza ha evitato alla Grecia di divenire il primo paese ufficialmente nazista dal dopoguerra, che la socialdemocrazia tradita di Hollande ha fatto dilagare il lepenismo e che cose simili sono in incubazione in tutto il continente secondo forme peculiari  a ciascun Paese. Qualunque cosa si possa pensare e dire del movimento dei forconi, una cosa è abbastanza chiara: che esso, dopo l’expoit elettorale dei cinque stelle, segna il palese fallimento del progetto Napolitano e dei suoi governi di palazzo equamente divisi tra gli istinti di conservazione della classe dirigente e dettami berlinesi in una sinergia dove gli uni si appoggiano agli altri e viceversa.

Ha un bel dire Letta, che da 10 mesi non riesce nemmeno a definire l’Imu a parlare di caos: esso nasce dall’inazione di governo, dalla mancanza di qualsiasi progetto che non sia quello contabile, dalla totale confusione di un ceto politico che nel suo complesso  è il ritratto di Dorian Gray del berlusconismo cialtrone, una vera clasa discutidora intessuta di chiacchiere impotenti. E’ vero le “istituzioni esigono rispetto” come dice il premier, ma non possono pensare di averlo a prescindere dalla loro capacità di conquistarselo.

In questo bel quadretto già si annuncia un altro inevitabile errore: che dopo una straordinaria campagna di massacri sociali, di mattanza di diritti, di tagli al welfare che hanno causato poi anche la crisi nera del commercio e della piccolissima impresa, non si riesca a fare altro che a demonizzare o ad interrogarsi su come Berlusconi possa capitalizzare tutto questo, a chiedersi se in piazza ci siano o meno organizzazioni di destra, magari di quelle generosamente sovvenzionate o peggio ancora rodersi per essersi fatti scippare l’antagonismo. Insomma di tutto e di più salvo che l’unica cosa necessaria: quella di mettere fine alla mancanza di idee, speranze, politica vera che ci sta soffocando e distruggendo, di puntare finalmente  l’indice sulla causa e non sugli effetti. Così si depreca il fatto che i manifestanti di questi giorni abbiano solo il casino come mezzo e come scopo, che non si accorgano di poter essere strumentalizzati e via con tutto l’armamentario, senza fermarsi nemmeno per un attimo a domandarsi da quale pulpito arriva la predica: da un popolo che ha appena votato entusiasticamente il mattiniero Fonzie che tra l’altro ha fatto del forconismo la sua strategia per la conquista del Pd o da apparati che da tempo si dedicano esclusivamente ad affari e balletti di potere? Da un sistema politico che dipende da un presidente rieletto in età ormai biblica? Dalla rinuncia a eguaglianza e libertà, tanto ci pensa il mercato?

Ecco magari fare un po’ di mea culpa sarebbe l’unica risposta sensata ai forconi..


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