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“Forconi”, politici, economisti, sindacalisti: un problema di leadership. Sul teatro dell’assurdo messo in onda ieri da “Virus” del defilippiano Nicola Porro. E sulle offese agli Ebrei.

Creato il 14 dicembre 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

WaitingForGodotdi Rina Brundu. “Coloro che vogliono essere leader ma non lo sono dicono le cose. I bravi leader le spiegano. I leader ancora migliori le dimostrano. I grandi leader le ispirano“; Questo è un detto anonimo che secondo me fotografa al meglio la situazione corrente che vuole una classe politica, per quanto rinnovata e desiderosa “di fare” e “di fare bene”, totalmente incapace di parlare al popolo, in questo particolare caso al popolo de “i forconi”.

L’ultima dimostrazione mediatica dell’infelice status-quo si è avuta ieri sera durante la trasmissione Virus di Nicola Porro, anche questa incentrata sulle proteste de “i forconi”. Gli ospiti in studio erano la giovanissima dirigente renziana (ma guai a dirlo!) Maria Elena Boschi, il redivivo ex-sindaco di Roma Gianni Alemanno con tanto di spilletta “No Euro” appuntata sul bavero della giacca, l’economista Gabriele Boldrin e il segretario generale della UIL Luigi Angeletti. In collegamento da un’altra località siciliana c’era invece l’ennesimo gruppetto sparuto di “forconi”, per lo più artigiani e piccoli imprenditori incazzati come bisce.

Complice anche la conduzione alla Maria de Filippi di Porro (ma lì non eravamo nello studio di Amici!), nonché la performance di un inviato esterno fin troppo “distratto”, il risultato dell’interazione tra le due parti è stato qualcosa di straordinario, molto simile ad un canovaccio beckettiano da teatro dell’assurdo, laddove i pensieri di tutti giravano intorno al discorso ma si risolvevano in “loop” indipendenti incapaci di intersecarsi in maniera importante e proficua con quelli degli altri. Da un lato infatti si è mostrata in tutta la sua drammaticità l’incapacità di questo nuovo-movimento di proporre in maniera dialetticamente valida le loro ottime ragioni di lotta, con conseguente “diminuzione” della capacità di “azione” in senso lato.

Dall’altro la situazione era persino peggiore laddove i discorsi buonistici, renziano-kennediani della Boschi non avevano alcun “appeal” su quel popolo in protesta che ascoltava. Ancora, risultavano vuote, prive di qualsiasi significazione valida, non-credibili, le posizioni di un politico di lungo corso come Alemanno che parlava di “servi dei poteri forti” e proponeva ottimismo ad oltranza all’insegna del mitico motto “ce la possiamo fare”; e mentre cadevano a terra senza che nessuno si degnasse di raccoglierle – come fossero state perle di poco valore, comprate al mercatino rionale – le ricette salvifiche dell’economista Boldrin, suscitava una sorta di indignazione ideale il refrain imparato a memoria propugnato da Angeletti quando anch’egli si affannava a portare l’acqua al suo mulino.

La sondaggista del programma, Alessandra Ghisleri, ha quindi concluso che “i forconi”, i protestanti in generale, il popolo sfiduciato sono ormai ciechi e sordi e non accettano ragioni. Non concordo con questa visione! A mio avviso la mancanza di proficua interazione tra i discorsi delle diverse parti in causa, la creazione della straordinaria “pièce” da teatro dell’assurdo che si è vista, sono dovute soltanto all’incapacità di quegli esponenti delle classi dirigenti rappresentate in studio, e di quelle classi dirigenti as-a-whole di fare ciò che abbiamo detto dovrebbe fare un leader: dire, spiegare, dimostrare… ma soprattutto ispirare. Parlare al cuore di quel popolo… con passione e fuori dagli schemi dei manuali di “Leadership per dummies”: Mandela docet!

Questo naturalmente vale anche per i forconi perché intervenire didascalicamente per spiegare l’ovvio, ovvero che loro non hanno offeso gli Ebrei non è proprio il massimo: i popoli non si offendono, punto! Meno che meno un popolo che ha prodotto il meglio della cultura mondiale a livelli stratosferici tanto che prima di parlarne a vanvera occorrerebbe sciacquarsi la bocca… forcone o infiltrato non-autorizzato che sia!

Featured image, la prima edizione inglese (Grove Presse) di “Aspettando Godot” (1949) di Samuel Beckett, tradotta dallo stesso autore.

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