Fratellanza. Questo è il termine che volevo. Qualcosa che ha più a che fare con il cameratismo, l'intimità profonda, la comunione d'intenti. La familiarità, appunto. Quello che accade quando sai che ti puoi fidare, che nonostante la vita ci porti su strade diverse, spesso lontane, c'è la consapevolezza che noi ci saremo. Nei momenti più importanti, noi ci saremo. Tutti. E, incontrandoci, ci guarderemo negli occhi e sapremo che in fondo è come se non ci fossimo mai lasciati. Perché è così la fratellanza: nasce piano, lenta ed eterna come un patto di sangue; è lì, mentre si cresce e da ragazzini barcollanti si diventa adulti barcollanti; è lì quando si fanno scelte che ci porteranno su bivi impensabili; mentre ci si sposa, si mettono al mondo vite, si gira la boa della laurea, si parte per un lavoro lontano; è lì quando la morte ci serra la gola e il dolore ci fa imparare linguaggi nuovi. E' sempre lì, quando serve un abbraccio silenzioso, per sentirsi accolti e compresi, come solo i fratelli sanno fare. E' questo, quello che ci unisce, Max, amico mio e oggi mentre ne parlavamo ho visto un luccichio nei tuoi occhi, che mi ha fermato il cuore per un secondo. Hai ragione, non succede a molti. Ma quando accade, bisogna saperne riconoscere il miracolo.
...e anch'io, come te, spero davvero che non finisca mai.
Questa è tutta per noi: