Quasi tutte le specie di formiche note alla scienza sono in grado di emettere sostanze chimiche per mettere in allarme la colonia, o per difenderla dall'attacco di predatori. Ma le formiche asiatiche Camponotus cylindricus, come altre nove specie native del sudest asiatico appartenenti anch'esse al genere Camponotus, sono essenzialmente dei contenitori di veleno ambulanti.
Descritte per la prima volta nel 1974 da Ulrich Maschwitz, le formiche Camponotus cylindricus sono originarie del Borneo e appartengono al gruppo delle "formiche carpentiere". Durante le prime osservazioni in laboratorio, se messe a contatto con le formiche europee le C. cylindricus si incollavano al corpo delle cugine, rilasciando una sostanza giallastra che in breve tempo uccideva sia le formiche asiatiche che quelle occidentali.
Queste formiche sono dotate di ghiandole mandibolari sovradimentionate che si estendono fino all'addome: quando gli insetti vengono attaccati o semplicemente messi in allarme, rompono la membrana addominale causando la fuoriuscita di secrezioni in grado di immobilizzare piccoli insetti, o addirittura di ucciderli.
La maggior parte del corpo delle Camponotus cylindricus, oltre il 50% dell'intero volume, è dedicato ad immagazzinare la sostanza tossica utilizzata per la difese dalla colonia. Questo composto gelatinoso non solo ha proprietà adesive, ma anche corrosive e irritanti: la formica si incolla letteralmente all'aggressore, sacrificando la propria vita pur di ucciderlo.
"Le formiche del Borneo esplodono grazie ad un corpo strutturato per scoppiare durante un attacco suicida" spiega Billen. Le formiche afferrano il nemico con le loro mandibole, e spremono il loro addome per emettere la sostanza tossica che le porterà inevitabilmente alla morte, uccidendo però anche il nemico. "Non è un bene per la formica, ma i suoi compagni di nido sopravviveranno. Ha perfettamente senso dal punto di vista genetico. Lotta per i tuoi compagni, proteggi il nido".
Le formiche, in realtà, pare non proteggano il solo nido, ma l'intero territorio di caccia della colonia. Diana Davidson della University of Utah ha studiato intensivamente le C. cylindricus del Borneo, scoprendo che questi insetti commettono azioni suicide anche a centinaia di metri di distanza dal nido. "Se si cerca un animale che si suicida, non è una sorpresa trovarlo negli insetti sociali. Quello che ha sorpreso è stato trovare queste formiche così distanti dalla loro colonia" spiega Davidson.
Le C. cylindricus non sono gli unici esponenti del regno animale a commettere suicidio per un bene più grande, e nemmeno i soli insetti capaci di "esplodere". Le Camponotus saundersi, ad esempio, condividono lo stesso habitato delle C. cylindricus, e utilizzano un meccanismo di difesa molto simile alle altre formiche kamikaze.
Alcune specie viventi sembrano aver sviluppato tecniche suicide per contrastare l'avanzata del nemico pur andando contro all'istinto di autoconservazione. Questa strategia pare abbia più possibilità di essere sviluppata in situazioni di estrema competizione territoriale con altre specie, scenario in cui il sacrificio di pochi individui può aumentare di gran lunga la capacità di sopravvivenza della colonia.
Kamikaze Ants: They Blow Themselves Up Real Good!