Forse, forse

Creato il 09 luglio 2012 da Lucas

Il @CardRavasi, per segnalare un suo articolo, twitta famoso brano evangelico. A sproposito.

Infatti, in tale occasione, non è che il suo parlare sia tanto sì, sì, no, no. Anzi, a me pare molto, ma molto obliquo. Sarà che sono duro di comprendonio, ma mi ci sono volute tre letture di seguito dell'articolo per arrivare a capire qualcosa, forse.

E cioè che, in buona sostanza, le istituzioni statali laiche dovrebbero ridefinire il concetto di laicità tenendo in debito conto delle istanze provenienti dalle istituzioni religiose, le quali, benevolmente, si presterebbero sì volentieri a dare, a tali Potestà laiche, nuova linfa. E questo in virtù del fatto che la " crisi economica e finanziaria " sta dando un duro colpo a quei ferrivecchi secolarizzati che sono gli Stati laici-democratici, i quali, se sono in crisi, è per colpa fottuta del bieco relativismo dei valori e per la perdita di saldi punti di riferimento trascendentali (quest'ultima cosa la desumo io).

Ma l'articolo offre ulteriori spunti di critica, anche perché @CardRavasi, ispirato da alcune dichiarazioni di un ambasciatore marocchino, si lascia tentare da artifici retorici degni di nota, come questo:

Quella dell'ambasciatore Abouyoub è, insomma, una lettura descrittiva, cioè sociologica, ma anche filosofico-politica, nel senso che traguarda un orizzonte direi anche teoretico di elaborazione culturale.

Sì, sì, come no: traguardami stocazzo. Scusatemi, è stato più forte di me, quando uno traguarda, mi viene da traguardare a mia volta. Ma quali sono le parole dell'ambasciatore? Eccole:

"quando si tratta qualcosa con trasparenza - ha detto Abouyoub - c'è progresso"; e ancora: "la negoziazione non ha risolto i problemi del mondo. [...] Lavorare nella cornice del segreto è lavorare fuori della democrazia. [...] Il mondo è cambiato [anche perché, ndr] gli attori non statali giocano un ruolo pari a quello degli Stati sovrani".

Da esse @CardRavasi ricava che

Abouyoub ha di fatto introdotto un'idea di superamentodei cosiddetti arcana imperii, che sono sì i segreti di Stato, ma anche un modoantico di intendere l'agire politico secondo ragion di Stato. Tale superamento, certo, non è irresponsabile e indistinta pubblicitàdi ogni fatto e rapporto, ma è incidenza del pubblico nei processi collettivi. In altre parole, il pubblico innerva i processi istituzionali spingendoli, per così dire, a cambiare natura. La parola greca alètheia, che traduce verità, significa letteralmente assenza di nascondimento, dunque, per esteso, assenza di segreto. Come si combina, dunque, la verità come disvelamento con la necessità di riservatezza propria delle pratiche del potere? É questo un tema delicatissimo e fin troppo spesso preso a pretesto per muovere accuse anche viscerali a strutture giuridicamente valide secondo Stato di diritto o, per quanto mi riguarda direttamente, nei confronti dell'azione della Santa Sede.

Insomma, rifacendosi alle pseudorivoluzioni primaverili del mondo arabo ("@CardRavasi auspica che, in Occidente, la religione possa ritornare ad assumere un ruolo decisivo, poiché essa, rispetto allo Stato laico, è " il pubblico [il popolo] innerva i processi istituzionali") e in nome della Verità intesa come Alètheia , intimamente relazionata al movimento del concetto di verità ".

Quale sia tale tale concetto di verità non importa dirlo: basta guardare quali panni veste @CardRavasi per capirlo. Anche quelli intimi.

Questo post mi lascia insoddisfatto perché, avverto che, in tale articolo, @CardRavasi abbia scritto qualcosa che non sono riuscito del tutto a "disvelare" (troppo criptico). Chiamo in soccorso Malvino, casomai avesse voglia tempo, e la giornata adatta.


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