Il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid si è detto imbarazzato per il prolungarsi della vicenda, tanto più che i due marò «non sono terroristi» ha affermato testualmente ai microfoni di numerose emittenti televisive. L’agenzia giornalistica Press Trust of India ha quindi smentito che gli imputati siano in pericolo di vita ed ha ipotizzato che la decisione finale spetti alle autorità locali del Kerala, le quali saranno chiamate ad applicare le norme del codice penale vigente. Per ovviare alle conseguenze dell’applicazione della legge anti-terrorismo; l’Italia ha presentato proprio in questi giorni ricorso alla Suprema Corte indiana.
Lunedì 20 gennaio la Corte indiana esaminerà il ricorso italiano e deciderà se i marò dovranno essere scarcerati a causa dei ritardi procedurali –l’uccisione dei pescatori risale al 15 febbraio 2011-. Il vertice diplomatico indiano attribuisce le lungaggini «alla complessità del nostro sistema giudiziario (…) Noi non riusciamo a sottoporli ad un rapido processo». Se la polizia anti-terrorismo concludesse che, nel caso dei marò, non vi è stato alcun attacco terroristico, vi sarebbero due sole opzioni possibili per risolvere il controverso caso. In base alla prima spetterebbe alla Corte Suprema la decisione finale mentre, nella seconda, il ministro dell’Interno potrebbe decidere di deferire nuovamente il caso alla polizia del Kerala. Quest’ultima ipotesi appare tuttavia improbabile, perché fu la Corte stessa ad escludere che i colleghi del Kerala avessero giurisdizione al riguardo.
Silvia Dal Maso
Articoli Collegati:
- Apparentemente senza fine l’odissea dei genitori italiani adottivi in…
- Missilistica indiana e “No first use”
- La legge 40/2004 è incoerente
- Il Papa a Rebibbia ricorda la dignità umana del detenuto