Ho sempre pensato che per avere a cuore la sorte dei lavoratori non ci fosse bisogno di essere di sinistra. E rivendico di non esserlo mai stato.
Anzi, ho sempre pensato che mentre per la sinistra essere dalla parte dei più deboli fosse solo uno dei tanti slogan opportunistici che servivano ad accalappiare voti della gente un po’ sempliciotta, per la destra fosse invece una componente del proprio dna.
Ma la crisi economica che è venuta fuori in tutta la sua importanza in questi anni mi costringe a rivedere tutto e anche a pentirmi di non aver contribuito alle battaglie sindacali che ci sono state finora, avendo la convinzione che ognuno deve farsi valere per quello che è. Infatti è quello che ho sempre fatto nella vita sia lavorativa che privata e sociale. Mi sono sempre fatto valer per quello che sono e non per quello che ho voluto far credere che fossi.
Sono stato dipendente, ho lavorato in proprio, insomma non ho avuto una vita lavorativa dal percorso prestabilito. Nel senso: non sono entrato in banca a vent’anni immettendomi di conseguenza in un binario unico che porta alla pensione diritto diritto.
Tutto bene, con alti e bassi, fino a che raggiunta una certa età anagrafica e una grande esperienza di lavoro nel mio campo, non arriva nell’azienda presso la quale ho prestato la mia opera da dipendente per molti anni, un marchioncino.
Uno che se ne sbatte dei sindacati, che tra l’altro si fanno sbattere senza protestare perchè non aspirano ad andare in televisione per fare vedere quanto sono, meglio, sarebbero bravi.
Se ne sbatte di me, dei miei colleghi anziani (che gli costiamo il doppio di un ragazzo inesperto e il triplo di un cococo) e inizia un classico e squallido mobbing che ci porta a dover accettare un “accordo obbligato” di prepensionamento forzato che non prevede slittamenti di eventuali manovre finanziarie che decidano di punto in bianco di cambiare le carte in tavola – pena il licenziamento.
Ebbene sì! A causa della situazione creata dalla casa madre, che gestisce il territorio attraverso piccole imprese private piuttosto che gestirlo direttamente, il marchioncino può farlo. Anche senza l’aiuto dell’abrogazione dell’art. 18, che già non era valido per le aziende che non superano i dieci dipendenti; e lui, appena arrivato, si era affrettato a portare il numero dei dipendenti giusto appena a dieci, utilizzando, per lavori impiegatizi, ragazzi cococo, cocodè o come si chiamino, che per lavorare sono costretti a pretendere zero e a tenere la testa bassa, sempre.
Cosa vedo, adesso… Vedo che questi comportamenti sono considerati leciti dalla destra in cui ho sempre creduto.
Vedo che la destra considera le situazioni che ho appena descritte, che sono molte nella realtà italiana, auspicabili d’ora in poi, e che siano da considerare un male minore necessario per salvare l’Italia.
Vedo che la destra, a difesa delle imprese, abroga l’articolo 18 agevolando quindi il licenziamento facile, ovvero il licenziamento senza giusta causa, checchè ne dica il ministro di destra Sacconi con le sue incivili barzellette del cacchio.
Vedo che la destra degli industriali auspica misure più importanti per la previdenza dei dipendenti.
La destra aveva anche provato, e ci riproverà, a non considerare più, sempre di punto in bianco, gli anni del militare e dell’università nel conteggio per l’anzianità di lavoro; provvedimento anche giusto quando l’aspettativa di vita degli uomini è sensibilmente aumentata, ma se fatta in tempi e modi prestabiliti e concordati.
Insomma vedo la destra (non voglio parlare della sinistra che per buona parte è d’accordo, non è questo il discorso) fare sempre di più gli interessi degli industriali a discapito degli interessi, ma soprattutto della dignità, dei lavoratori.
Vedo che sessantenni sono costretti, senza alcuna speranza, ad andare a cercarsi un lavoro facendo concorrenza ai giovani alla ricerca del primo lavoro.
Insomma, vedo una società che non ha più certezze neppure per chi ha già dato il proprio sacrosanto contributo. Figuriamoci che certezze può dare ai giovan che tentano di affacciarsi al mondo del lavoro adesso.
Una società così non mi piace perchè ci porta a tentare l’unica carriera che abbia un po’ di possibilità di riuscita: il brigantaggio…
Che avessero avuto ragione davvero i sindacati, che invece dalla destra sono sempre stati considerati la rovina della società?
Il metodo di risanamento dei conti e di crescita civile della società non può essere quello di togliere dignità ai lavoratori. Deve essere quello di eliminari i vari privilegi e gli sprechi di certe cricche inutili alla società.
Ma la destra in cui ho sempre creduto, invece, sguazza in questo fango a discapito della civiltà e dell’umanità.
Amen.
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