FORTUNATO D’AMICO: NO CITY, NO ART, Transgenetica del tempo e dello spazio – Milano Arte Expo

Creato il 08 giugno 2013 da Milanoartexpo @MilanoArteExpo

Fortunato D’Amico per Milano Arte Expo – Monna Vanna di Andrea Salaino, Monna Lisa di Leonardo

Fortunato D’Amico per Milano Arte Expo:  NO CITY, NO ART, Transgenetica del tempo e dello spazio. Un museo come un centro commerciale; un centro commerciale come un museo. Un’abitazione come un ufficio e, al contrario, l’ufficio come casa. Spazi interni – quelli televisivi -  proiettati nella dimensione pubblica; spazi pubblici diventati privati. Ambiguità e interscambiabilità dei sessi e della moda. Difficile per chi, abituato a valutare l’estetica dell’arte, inseguendo le tradizioni e la continuità del racconto, orientarsi nell’universo magmatico dei segni considerati nei territori dell’arte. I flussi migratori del nuovo millennio hanno mescolato etnie, culture alimentari, lingue, riti, codici che rendono babilonico e multietnico il territorio internazionale. “Vivere senza confini” è lo slogan che all’inizio millennio ha accompagnato la campagna di comunicazione di una nota società di telefonia mobile. È stato il segnale per abbattere i muri delle città e dello spazio novecentesco in fase terminale già alla fine degli anni settanta. Oggi la trasformazione e la genetica sono due termini che si sposano magicamente in una coniugazione contemporanea favorevole alla proliferazione di nuove dimensioni spaziali. >  

La parola nuova è: transgenetica. Misterica e attraente traduce l’arte di miscelare antiche conoscenze  nei paradigmi contemporanei dell’habitat artefatto. Il nostro corpo si sta modificando e di conseguenza anche il nostro pensiero e il nostro habitat.

Favorita dalla recente rivoluzione digitale la transgenetica spaziale ha contaminato il mondo reale, incrociando codici, linguaggi, culture tra loro differenti e spesso reciprocamente incomprensibili.  Regioni non più riconoscibili per portatori di classificazioni e tipologie stazionarie.

E, come dicevamo, siamo stati abituati a pensare che  il messaggio dell’arte avesse la necessità di sviluppare relazioni con la tradizione, sia per criticarla che per esaltarla. Ma ora ci accorgiamo che  viene a mancare il referente: il territorio con la sua storia.

Fortunato D’Amico per Milano Arte Expo – opere in marmo di Fabio Viale

L’azzeramento, culturale determinato dell’eccesso di informazione e dalla scarsa capacità critica di selezionare l’eccezionale mole di comunicazione mediatica, ha trasformato la cultura in spazzatura mediatica, negando allo spazio della città il ruolo primate nella conservazione e archiviazione della memoria storica e di timone per lo sviluppo al futuro. La superficialità del postmodernismo ha portato alla morte dello spazio reale e alla conseguente decomposizione dell’architettura e degli spazi pubblici in una sommatoria di simulacri, distanti dalla natura concreta, e nel contempo simbolica, dell’arte costruttiva. Il postmodernismo ha in parte anticipato le tendenze alla vacuità dell’immagine reale a favore di un’illusione anestetizzante della natura umana.

La verità è che con il web viviamo buona parte del tempo a contatto con spazi virtuali che contribuisco la trasformazione del nostro modo di pensare e di reinventare la realtà. Il digitale è il nuovo universo che ingloba tutti gli esseri umani, senza distinzione di accento, razza, sesso o fede, e sta sostituendo l’universo reale. Le nuove posture megalopolitane azzerano le differenze ed così possibile atterrare a Londra, Shanghai o in un’altra capitale del mondo moderno per constatare la similitudine dei luoghi e degli artefatti: le stesse luci, lo stesso clima, gli stessi vestiti, gli stessi movimenti. Tutto perfettamente omologato dalle griff internazionali… state certi “dove c’è Barilla c’è casa”. È come dire: con gli stessi luoghi commerciali abbiamo la certezza di esprimere le stesse condizioni culturali, per questo le città storiche europee si presentano oggi come un modello di aggregazione urbana in crisi formale e funzionale. Un cimitero di memorie e di architetture, ma anche di cadaveri industriali ingombranti, in cerca di nuove ridefinizioni e di una strategia di connessioni nella rete planetaria. Per le amministrazioni pubbliche e per gli architetti il problema non è solo il recupero dei centri storici e delle periferie improvvisate costruite negli ultimi cinquant’anni.

Fortunato D’Amico per Milano Arte Expo – Parigi, Grand Arche – Cesano Boscone, Centro Commerciale Auchan

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Le nuove costruzioni dilagano come un tumore impazzito sui territori europei, a volte tentando di scimmiottare lo stile delle megalopoli orientali o proponendo figurazioni architettoniche spettacolari firmate da progettisti internazionali.

La metafora del web adatta alla scala urbana e architettonica sconcerta l’organizzazione della città classica, ma suggerisce modelli di sviluppo orientati a soluzioni “global-local”.

Scenografia dello spettacolo quotidiano dove si recitano i ruoli sociali e i drammi collettivi, il territorio reale è risucchiato nelle codifiche digitali e reso virtuale.

Noi contemporanei siamo chiamati al capezzale della città morente, una volta luogo per organizzare identità collettive e durature, culture legate alla specificità dei territori, ormai allo stato terminale per il rapido susseguirsi di cambiamenti. Oggi l’area del civile è effimera, destinata a costituirsi in umanità votata al consumo, non ostante la crisi, dovesse essere anche quello ecologico e ambientale. Ma sarà possibile all’arte sopravvivere dopo la morte dei centri abitati? Sfuggire alla fine della Storia? Uscire dalla decadenza? Sicuramente! …ma non potrà che essere l’arte della sopravvivenza.

Fortunato D’Amico

Fortunato D’Amico per Milano Arte Expo – Olivo Barbieri foto della serie Site Specific

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Fortunato D’Amico

Fortunato D’Amico, laureato in architettura, è da sempre interessato a navigare nella multidisciplinarietà e multiculturalità dei linguaggi, transitando dai territori dell’arte e del’architettura per coniugare, filosofia, scienza e sistemi di vita. Scrive saggi e cura la stesura di cataloghi pubblicati da diverse case editrici internazionali. Per la televisione ha prodotto alcune trasmissioni andate in onda sulle reti SKY, come l’Archibalena e i Talenti. E’ tra gli organizzatori e promotori del Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura. Ha curato le ultime due edizioni del premio e della mostra Vergilius d’Oro di Mantova, evento dedicato alla multidisciplinarietà dell’architettura e dell’arte. Tra le manifestazioni realizzate di recente sono da ricordare: Urban Solutions, Milano, 2009; Arte in Luce, Torino, 2009; Laboratorio di Architettura, Milano 2010; Culture_Nature, Evento Collaterale della Biennale di Architettura di Venezia 2010; AAA, Agricoltura, Alimentazione, Architettura, Bologna, Milano 2011; Nino Mustica: Pittura solida, Pietrasanta 2010; Think Green, Milano, 2010; Chiara Dynys: Labirinti di memoria – Più luce su tutto, Roma 2010; Profetica Proetica Poetica, Torino 2011. E’ tra i curatori di Arte Accessibile Milano 2011 e 2012. Ha insegnato presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, condotto lezioni al Politecnico di Milano e realizzato workshops all’Accademia di Brera. Cura la rubrica Culturanatura de La Stampa (vedi http://www.lastampa.it/Blogs/culturanatura) .

MAE Milano Arte Expo -milanoartexpo@gmail.com- ringrazia Fortunato D’Amico per le immagini (1. Monna Vanna di Andrea Salaino . Monna Lisa di Leonardo 2. opere in marmo di Fabio Viale 3.  Parigi, Grand Arche; Cesano Boscone (Mi): Centro Commerciale Auchan 4. Olivo Barbieri: foto della serie Site Specific) e il testo NO CITY, NO ART, Transgenetica del tempo e dello spazio e l’avvio della collaborazione con il blog.

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