Leggo della Cassazione, che ha annullato la sentenza d'Appello nel processo a Fedele Bisceglia, e quindi al coraggio e alla forza della suora e delle consorelle che la sostengono e che hanno detto pubblicamente che continueranno a impegnarsi con tenacia affinché la <<verità e la giustizia possano affermarsi". Penso a tutti questi lunghi anni in cui la stampa locale si è sempre schierata in maniera "netta" e continua a farlo ( ne scriviamo su questo blog dal 2011); alle donne di questa vicenda che hanno preferito mantenere un profilo all'insegna della compostezza e della dignità.
Di Laura, che è viva non si sa come dopo aver ricevuto numerose coltellate dall'ex, ed ora se lo ritrova agli arresti domiciliari a pochi km da casa sua . Mi sconvolge pensare alla sua (giusta) rabbia, al grande coraggio con cui si esprime e alle parole di qualcuna in rete che dice che servirebbero le mazzate. Un tempo, mi dicono, si faceva. (Ce ne vergogniamo o in fondo in fondo è cosa che rientra tra i nostri desideri reconditi? )
Leggo del 20 settembre, data in cui ricorre il terzo anniversario della prima udienza del processo ai Cosco, e a Milano sarà giornata di festa e memoria. Penso quindi Lea, al suo coraggio, alla sua forza. Mi chiedo dove sarà a quest'ora Denise, se potrà mai sentirsi una donna libera, in questo mondo infame.
Apro la posta elettronica e trovo un nuovo post di Laboratorio Donnae dal titolo Ricordo di aver letto che qualcuna scriveva di " riprendiamoci la forza. Una delle domande aperte, quella che oggi mi interessa di più, che si pone l'autrice Irene Strazzeri, è <<- coraggio, autoironia, memoria". Ma dove? Ah, certo. In un libro che parla d'arte. Lo vado a prendere e sono fortunata perchè c'è un foglio con un disegno di Giovanni proprio alla pagina che cercavo: <<Se si deve indicare qualcosa che caratterizzi il linguaggio delle donne,[...] ciò che mi sembra caratterizzare il pensiero e le proposte delle donne è, certamente, il coraggio, il saper prendersi sul serio fino a un certo punto, e l'uso della memoria>> (Lea Vergine, L'altra metà dell'avanguardia 1910-1940, il Saggiatore, Milano 2005). quali sono oggi i nostri punti di forza?>> . Ecco, quali sono? E i nostri, di chi?
Allora penso che di coraggio ne abbiamo da vendere, penso alle grandi donne che hanno fatto la storia ma anche alle vite delle donne che mi stanno vicine che sono piene di gesti coraggiosi; l'autoironia non ci manca, la memoria non ci difetta neppure, ma forse è proprio l'uso che ne facciamo che mi lascia perplessa. La memoria di millenni di patriarcato, i cui segni e cicatrici possiamo facilmente rintracciare nelle nostre vite e sui nostri corpi che effetto ci fa? Che "uso" ne facciamo di questa memoria (consapevole o inconscia)?
<< Per le donne allevate nella paura, troppo spesso la rabbia è una minaccia di annientamento. Nella struttura maschile di forza bruta, ci è stato insegnato che le nostre vite dipendono dalla benevolenza del potere patriarcale. La rabbia degli altri quindi doveva essere scongiurata a tutti i costi perchè non c'era niente da imparare da essa, tranne sofferenza fisica e un giudizio su di noi: eravamo state cattive, inadeguate, non avevamo fatto quel che dovevamo. E se accettiamo di essere impotenti, allora è ovvio che ogni rabbia può distruggerci.
Ma la forza delle donne sta nel riconoscere che le differenze tra noi sono creative, e nel resistere a quelle distorsioni che abbiamo ereditato, non per colpa nostra, ma ora sta a noi cambiarle. Le rabbie delle donne possono portarci a conoscere le differenze, e così trasformarle in potere. Perchè la rabbia tra pari genera il cambiamento, non la distruzione, e il disagio e il senso di perdita che spesso causa non sono fatali, sono segni di crescita.[...]>> da Sorella Outsider, Gli scritti politici di Audre Lorde, trad. di M.Giacobino e M.Giannello Guida, il dito e la luna ed., Milano 2014
Con amore, e rabbia, dalla Calabria