Forza Maggiore - La Recensione

Creato il 24 aprile 2015 da Giordano Caputo
La settimana bianca di una comune famiglia svedese si trasforma in un crescente lago di rabbia e di dolore quando una valanga accidentale, non controllata, sfiora la terrazza di un ristorante durante il loro pranzo all'aperto. Scongiurato il disastro e scampato il pericolo l'episodio di fuga da parte del marito, impensierito più dagli oggetti personali che dalla moglie e i figli, scatenerà un'icrinazione nel rapporto di coppia destinata ad allargarsi a macchia d'olio.
Si parla di istinti nella pellicola di Ruben Östlund, istinti primordiali, istinti di sopravvivenza, azioni non controllate o non controllabili che, quando meno ce lo aspettiamo, possono rivelare la vera natura di una persona e il suo effettivo senso di responsabilità. Conta molto sui contrasti infatti "Forza Maggiore", tra silenzi e urla assordanti e l'apparente situazione di una famiglia felice, alla ricerca di tranquillità, minacciata da una musica inquietante in sottofondo, di frequente ritorno, palesemente segno di negatività e maretta.
Vuole scavare nel profondo e nel subconscio Östlund, andare a creare più danni di quanti realmente ne sarebbero accaduti se quell'incidente evitato avesse colpito duro come per un istante aveva esitato a far credere. La spaccatura tra Tomas e Ebba (la coppia protagonista) d'altronde è simile a un allontanamento incontrastabile, in crescita minuto dopo minuto e indubbio anche agli occhi dei loro bambini, impauriti e spaventati da una separazione messa già in conto. I tentativi poco convincenti di lui nel riscrivere l'esperienza allora lasciano il tempo che trovano, mentre la determinazione della moglie nell'andare a capire a fondo il comportamento del proprio marito acquistano le redini, cominciando a spogliarlo, pezzo dopo pezzo, della sua armatura fino a lasciarlo nudo, munito solo della sua fragilità e debolezza.
Mette dunque in discussione qualsiasi tipo stereotipo e figura "Forza Maggiore", dalla tendenza maschile a manifestare superiorità e fiducia a quella dell'eroe - in genere rappresentato da uomini - non accessibile a chiunque. Esamina i tipi di responsabilità separandoli in categorie ben distinte: quella assunta per volontà e quella messa sulle spalle per costrizione, magari per colpa di una società che, attraverso codici non scritti, ne implica l'assunzione così come e abituata a fare con alcuni comportamenti. Il tentativo, ovviamente, è quello di allargare il discorso a tutto campo, fare in modo che ogni persona presente all'appello si sintonizzi all'ascolto e provi ad entrare nell'oscura incertezza di potere, in frangenti simili, non comportarsi come a mente fredda potrebbe pensare e credere giusto. In fondo nella riduzione a brandelli del povero Tomas, psicologicamente atterrito e spiazzato, esiste la piena disperazione di chi, a scopo di sopravvivenza, ha mentito su sé stesso per migliorare il suo status pubblico, decisamente inconsapevole di dover fare i conti, un giorno, con una forza maggiore non all'altezza, incontrollabile e prepotente.
Già perché, sforzi a parte, non sempre riusciamo ad essere come vorremmo, spesso, e in genere quando non vogliamo, siamo anche come siamo e in quei casi, se non riusciamo a sfuggire all'istinto, dobbiamo sperare di avere seconde opportunità per riscattarci e rimediare. Chance che teoricamente la vita non concede facilmente, ma che Östlund, al contrario, nel suo lavoro non se l'è sentita di non dare.
Sebbene continui a fidarsi assai più delle donne.
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