Pellicola che rimane impressa per la sua carica introspettiva e sociologica, Forza maggiore conferma il talento di Ostlund nel costruire vicende che interrogano il pubblico in modo diretto.
Tomas e Ebba sono i genitori di Vera e Harry. Tomas lavora duro e questa vacanza sulle Alpi è un modo per stare tutti insieme e staccare il cervello. Tuttavia mentre siedono a pranzo su un terrazzino, una valanga si dirige verso di loro a grande velocità e sembra travolgerli. Ebba si getta immediatamente sui propri figli per proteggerli, mentre Tomas, recupera il suo iphone e scappa via.
Seguire il proprio istinto di sopravvivenza o preoccuparsi dei propri cari? Questa è la domanda che pone allo spettatore il regista di Forza maggiore e la risposta si cela nelle inquadrature (spesso a camera fissa negli interni di uno chalet di montagna o sulle cime innevate) di un film che si fa profondamente introspettivo e seziona una famiglia apparentemente ordinaria. Difatti Forza maggiore ha la presunzione di intraprendere uno studio sociologico che non possiede nulla di convenzionale, che scava e, strato dopo strato, giunge al cuore del problema trovando altri dilemmi. Il tentativo di Ostlund è quello di far immedesimare lo spettatore con la vicenda, con una costruzione dell’assurdo che pone di fronte la fragilità di un uomo e le mancate convinzioni della donna al suo fianco. La pellicola delinea, nel suo svolgimento composto e mai al di sopra delle righe, una serie di personaggi schiavi dei propri ruoli sociali, ingabbiati all’interno di un’apparente quotidianità.
Contraddistinto da una fotografia spettrale e da una commento musicale curiosamente pensato come una sorta di “destino che bussa alla porta”, Forza maggiore ha l’occasione di mettere a confronto il mito della solidarietà con l’individualismo e il genere femminile con quello maschile, un argomento che si rivela, attualmente, un tabù intoccabile.
Ironico e silenziosamente minaccioso, Forza maggiore fa costantemente leva sulla parola e sull’isteria dialettica, nella quale i due coniugi si confrontano con ardore. Un film che misura le parole e ne scopre l’importanza, pari a quella dei comportamenti palesi.
Uscita al cinema: 7 maggio 2015
Voto: ***1/2