Intendiamoci fin dall'inizio: il corpo umano è una macchina incredibile, ed in condizioni particolari può avere prestazioni che vanno ben oltre quelle quotidiane. Immaginiamo ad esempio un corpo sovraccarico di adrenalina, in grado di sollevare pesi che normalmente non riuscirebbe a spostare; o a situazioni particolari in cui le nostre capacità fisiche e mentali sono messe a dura prova, come nella sopravvivenza in ambienti in cui, se solo non fossimo estremamente motivati, potremmo morire nel giro di poco tempo.
Ma da qui a dire che il corpo umano può possedere dei super-poteri ce ne passa. Se ancora molte persone si schierano dietro alla trincea del "il cervello usa solo il 10% delle sue risorse", cosa palesemente falsa, c'è un'altra corrente di pensiero che, invece, vede tutti gli esseri viventi governati da un'essenza vitale che scorre in ogni organismo, vivo o inanimato, e che se canalizzata correttamente può curare, rendere invincibili o uccidere.
Ora, chiariamo una cosa: il corpo umano può curarsi da solo. E' fatto per resistere a molte aggressioni, e non c'è niente di mistico in tutto questo, sono cose che la biologia ha già spiegato ampiamente. Basta soltanto leggere le ricerche sull'effetto placebo per rendersi conto di quanto il legame mente-corpo possa influenzare la nostra salute, peggiorarla o migliorarla in maniere che fino a qualche secolo fa erano considerate miracoli, ma al giorno d'oggi sono ampiamente spiegate dalla medicina.
La volontà di essere curati, anzi, la necessità di credere ad un intervento curativo, sia esso un placebo farmacologico o una medicina alternativa, è spesso un meccanismo che consente alla nostra mente ed al nostro corpo di iniziare un processo di guarigione autonoma. Credere che qualcosa possa accadere a volte crea le condizioni perchè accada realmente.
Niente superpoteri, quindi, ma solo un legame mente-corpo che spesso viene trascurato o sottovalutato.
Passiamo a valutare ora le abilità fisiche che il "chi" concederebbe ai suoi utilizzatori. I maestri di arti marziali orientali sostengono che l'energia vitale sia il tramite attraverso il quale possono compiere imprese come rimanere in sospensione sul collo per ore, saltare su pali di due metri e del diametro di pochi centimetri come farebbe un gatto, o di rompere una serie di mattoni a mani nude.
Ma possiamo prendere come esempio l'allenamento dei ninja giapponesi per renderci conto che non c'è niente di mistico in imprese di quel genere, se non una solidissima forza di volontà ed un costante, massacrante impegno fisico, che inizia spesso in tenera età.
Facciamo un esempio, che si è visto spesso in film di azione e che viene praticato per dimostrare la forza del "chi": la rottura di mattoni. Il gesto viene ben spiegato in un documentario, dal titolo "Fighting Physics", in cui vengono illustrati i meccanismi fisici che stanno dietro ad alcuni colpi segreti e tecniche marziali spesso considerate ai limiti tra la magia e la pratica di combattimento.
La rottura di mattoni è ben spiegata dalla fisica: per distruggere una serie di mattoni impilati, non basta semplicemente colpire il mattone superiore per mandare in frantumi quelli sotto, ma ci sono tre fattori che intervengono nel gesto:
- Disposizione dei mattoni: in tutte le dimostrazioni, i mattoni vengono distanziati l'uno dall'altro attraverso dei separatori, lasciando dell'aria tra un blocco e l'altro. Non è l'aria, ma è la trasmissione ottimale dell'energia cinetica impressa dal colpo che consente ai mattoni inferiori di spezzarsi. Se provassimo a non utilizzare i separatori tra un mattone ed il successivo, l'effetto sarebbe ben diverso, e molto meno spettacolare, perchè parte della forza che imprimerete nel colpo si ritorcerebbe contro di voi, invece che scaricarsi interamente sulla pila di mattoni.
- Energia cinetica: il colpo non viene portato solo con la mano, ma con tutto il corpo. Se fosse solo la mano a colpire, l'effetto non sarebbe così devastante; ma se si scarica l'intero peso del corpo sul primo mattone, la reazione a catena sarà distruttiva, molto più di un semplice pugno. E' lo stesso principio per cui se si carica un pugno con tutta la spalla si otterrà una potenza superiore ad un pugno sferrato senza caricarlo.
- Velocità: più un colpo è veloce, più energia riesce a scaricare nel bersaglio che colpisce. Un esempio facile da comprendere è quello di una macchina in corsa: perchè la stessa automobile, del peso di una tonnellata e lanciata a 50 km/h, riporta meno danni di quanti ne subirebbe se viaggiasse a 100 km/h? La velocità è un fattore fondamentale per la potenza impressa al colpo.
La sospensione sul collo è un altro esempio di duro allenamento. Non è che meditando per ore ogni giorno si possa rimanere in sospensione sul collo per ore. L'esercizio si sviluppa per gradi, prima con brevi sospensioni, che poi si fanno via via più durature man mano che tutta la muscolatura superiore si rinforza grazie ad un allenamento massacrante ai limiti dell'umano.
Prendiamo un ginnasta. Ha capacità atletiche simili a quelle dei monaci shaolin, ma nessuno si sogna di dire che siano frutto di un'energia vitale mistica che permea l'universo. E' frutto di allenamento, ore e ore ogni giorno, fin dalla tenera età, senza il quale imprese come verticali su una mano o evoluzioni ai limiti della biomeccanica umana non sarebbero possibili.
Semmai, l'unica componente "soprannaturale" di questi straordinari gesti atletici è la mente. Per portare a compimento una sospensione sul collo non è solo necessario che la muscolatura sia ben allenata; è indispensabile anche una ferrea forza di volontà ed una straordinaria tolleranta al dolore, tutte cose che, però, possono essere allenate. Ed è proprio questo a cui punta l'addestramento marziale: non solo avere un corpo in perfetta forma, flessibile e letale, ma anche ottenere una sintonia tra corpo e mente, in modo tale che la mente possa placare il dolore percepito dal corpo con la pura forza di volontà. Niente di magico, ma solo un allenamento che porta un individuo a controllare le proprie emozioni e sensazioni, avendo una percezione del corpo e dello spazio che l'essere umano ha dimenticato di possedere fin dalla nascita.
Come ultima cosa vorrei analizzare brevemente la capacità di sopportazione della fatica e del dolore. Anche in questo caso, niente "chi", ma solo corpo e mente in perfetta sintonia e ben allenati a gestire ogni situazione.
Se è vero che un colpo ben assestato può mettere ko quasi chiunque, è altrettanto vero però che un colpo che può fratturare l'osso di un normale essere umano potrebbe non ottenere lo stesso effetto su un individuo allenato al combattimento.
La biomeccanica e la biologia ci insegna che, man mano che un osso subisce traumi, tende a ricalcificarsi sempre più spesso e resistente. E' il caso, ad esempio, degli addestramenti del passato, in cui colpire palme con la tibia consentiva di irrobustire l'osso e di poter resistere più facilmente al dolore (la tibia, se colpita, è uno dei punti più dolorosi in assoluto. Chi avrà giocato a calcio lo saprà bene).
La flessibilità inoltre consente di resistere meglio a slogature e lussazioni. avere un corpo flessibile permette di sferrare colpi più potenti, più veloci, e da posizioni che spesso sono proibitive per un essere umano non allenato.
E per allenare tendini e giunture, per rendere più resistenti ossa e muscolatura, l'unico modo è quello di percepire dolore, dolore, e ancora dolore. Dolore muscolare cronico, affaticamento, dolore acuto per via di un colpo impresso con forza a mani nude.
E' quindi necessario controllare se stessi, sopportare, ed imparare a convivere col dolore.
Ogni essere umano è in grado, con la pratica, di ottenere questi risultati. Questo non significa che ci siano super-poteri nascosti in ogni essere umano, ma solo che il legame mente-corpo è molto più forte di quanto la nostra civiltà moderna ritenga possibile.
Basta osservare i combattenti del passato per rendersene conto: guerrieri abituati a viaggiare per chilometri a piedi, portando con loro corazze, armi e scudi che di certo non erano leggeri o in kevlar; combattevano per ore ininterrottamente, resistendo a ferite che al giorno d'oggi mandano al ricovero un adulto sano; e dedicavano la loro vita al combattimento, maneggiando armi bianche molto meglio di quanto un individuo moderno che segue un addestramento marziale per tre giorni alla settimana possa fare.
I guerrieri dell'antichità possono essere paragonati alle forze speciali militari moderne, abituate a combattere in condizioni che un militare di leva non riuscirebbe mai a sostenere, ed a sopravvivere dove un normale essere umano troverebbe la morte.
Ma, ripeto per l'ultima volta, niente di mistico, niente "chi": avere un corpo abituato alla fatica ed allo stress, ed una mente adatta a gestire situazioni snervanti può essere la chiave per sopravvivere laddove il 99% del genere umano troverebbe una tragica fine.