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"Fossili" di Sara Beinat, racconto secondo classificato al concorso letterario 2010 di Villa Petriolo

Creato il 26 luglio 2010 da Silviamaestrelli

Da "A GRANGOLA!", cerimonia di premiazione del concorso letterario di Villa Petriolo 2010 La gaia mensa


Sara Beinat vince il secondo premio del concorso letterario d Villa Petriolo, edizione 2010, "La gaia mensa. Di vino sincero pani condimenti e fuochi ardenti". I nostri complimenti!
Sara nasce nel 1981 in Germania da una famiglia di gelatai emigranti e all’età di tre anni ritorna nell’originario Friuli. Impara a leggere a cinque anni, a sette inizia a scrivere raccontini e da allora non ha mai smesso. Laureata al Dams dell’Università di Udine, ora frequenta l'Accademia teatrale Città di Trieste.
Il giornalista de Il Corriere della Sera Edoardo Vigna premia Sara Beinat. Foto di Gloria Giampiccolo
Nelle parole di Enrico Ghezzi la sintesi del giudizio espresso dalla giuria.
Fossili. Una ronde leggera ma senza fiato, dove la lingua passa quasi inosservata, una folata di vento che fa volar via le briciole le maschere, un catalogo cecoviano di desideri inattuati, tracce di destini sfiorati e spazzolati dal picnic, il girotondo finisce e neanche un temporale avviene.


II PREMIO
“FOSSILI” di Sara Beinat

Cosa rimane di un pic nic sotto il sole, quando soffia aria di pioggia? Solo posate incrostate, fette di torta invase dalle formiche, tracce di labbra sui calici, palloncini raggrinziti?
La memoria pervade gli oggetti e soffia in loro la vita, la vita color lattemiele dei ricordi.
Qualche ora prima, su quella medesima erba, piedi nudi e risate avevano circondato la grande tovaglia, candido prato solcato dalle orme rossastre del calice della Padrona di casa, che entusiasta proponeva brindisi su brindisi senza notare l'imbarazzo del Marito, zitto e assorto nel frantumare le meringhe in minuscole briciole depositarie del suo nervosismo per quella merenda non voluta né compresa, assurdo convegno tra adulti illusi di ritornare bambini in mezzo a palloncini arancioni e bolle di sapone, mentre l'unica ancora in età di vezzi adolescenziali, ossia sua Figlia, se ne stava immobile, sconvolta da un tumulto represso e tradito solo dal cobalto fuso dei suoi occhi, che a fatica abbandonavano il Poeta sedutole accanto, giovane ma già esperto del mondo, come dimostrava dal modo in cui affondava i denti nella croccantezza del cioccolato bianco con violette offertogli da una Nobildonna voluttuosa, il cui gran cappello di paglia le adombrava a dovere i segni degli anni sul volto, così che il suo intingere le dita nella ciotola di spuma al limone e zenzero non venisse notato e considerato un gesto sconveniente, come invece lo giudicava la Dama di compagnia, abituata alle smancerie indecenti rivolte dalla sua assistita ai giovanotti prestanti, e dunque fiduciosa di poter dedicare piena attenzione al proprio calice affinché fosse sempre degnamente rifornito del delizioso vino bianco che il Maggiordomo teneva in fresco in un cestello ghiacciato, pronto a versarlo ove richiesto, soprattutto nel bicchiere del suo amico Fisarmonicista, un omone bonario, vestito di rosso, chiamato a rallegrare la merenda e rallegrato lui, invece, da un tale spettacolo umano e in particolare dalla danza improvvisata da una Donna Cannone non appena aveva abbozzato un allegro valzerino, le cui note avevano scosso le viscere di un timido Direttore d'orchestra, steso sull'amaca di corda bianca, siccome proprio quella musica era stata il sottofondo di un certo incontro galante, e il ricordo ancora nitido del fervore l'aveva messo talmente a disagio da rovesciare l'amaca e farlo piombare a terra, schivando per un pelo una Coccinella che, spaventata dallo schianto dell'uomo, era volata al riparo su una mano bianchiccia, paffuta estremità di un braccio florido attaccato alla morbida spalla di una Comare, chiacchierona e talmente orba da scambiare la coccinella per un'ape e mettersi a strillare di punto in bianco proprio quando il suo paziente Ascoltatore aveva deciso di concedersi il primo pasticcino del pomeriggio e, colto di sorpresa dall'urletto acuto, per poco non moriva soffocato, se non fosse intervenuta un'energica Insegnante di equitazione abituata a domare ronzini imbizzarriti e gestire emergenze sanitarie di varia natura, con una rapidità ritenuta sbalorditiva da tutti, ma in modo speciale da un anziano Scultore, la cui decennale ricerca della modella per un ambizioso progetto su Andromaca aveva forse trovato un epilogo positivo proprio in quell'istante, e tale folgorazione l'aveva fatto esplodere in un battimani infantile al quale subito si era unita una Ballerina ormai a riposo, inconsapevole della ragione di quell'applauso ma felice di poter esternare la propria commozione per la squisitezza della torta appena assaggiata - un labirinto di panna, cacao amaro e cannella - del cui sapore sublime non avrebbe potuto godere se fosse stata ancora in carriera, come aveva appena finito di spiegare al Bibliotecario, un ometto dalla salute cagionevole, apparentemente interessato alla conversazione ma in realtà in continuo stato d'allarme a causa di quella scavezzacollo di sua Moglie, tutta intenta a correre per far volare un aquilone da lei stessa costruito, senza la minima preoccupazione di sudare o sporcare l'abito chiaro ma divertita, piuttosto, di essere affiancata dalla bicicletta del Garzone del pasticcere, mandato lì a consegnare l'ultimo vassoio di bignè alla crema, che rideva e la incitava con il trillo del campanello su cui aveva fissato il papavero regalatogli pochi istanti prima, dietro il salice, dalla giovane Cameriera bionda, emozionata quando l'aveva sentito avvicinarsi fischiettando e ora indispettita nel vederlo scherzare con un'altra, imbronciata e gelosa al punto da non accorgersi di star versando il tè sulla tovaglia e non nella tazza del vecchio Sarto, distratto a sua volta dalle nuvole nere e dal vento fresco in arrivo.
Erano corsi via lasciando la merenda a metà.
Infine, non piovve. La sera si rivelò serena e delicata, con pennellate rosa a mitigare di dolcezza la crescente penombra celeste. Giovani, le stelle danzarono al ritmo sincopato di grilli e cicale.
Tutto il resto era silenzio, e petali addormentati.
Sull'erba rimasero la tovaglia macchiata di vino e tè, briciole di meringhe, l'amaca rovesciata, un papavero floscio, un vassoio di bignè intatti, il cestello con ghiaccio sciolto, una coccinella spaurita e i reticoli degli sguardi tesi quel pomeriggio, lasciati lì, a brillare al chiaro di luna, come fossili di conchiglie orfane del mare.
Gli attori Andrea Vagnoli e Nicoletta M. Loisi durante la lettura dei racconti vincitori

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