Quando ero alle scuole medie odiavo cordialmente le ore di educazione fisica e di educazione musicale. Le mie doti atletiche scarseggiano alquanto; sono piuttosto goffa e anche un po' pigra (solo nelle cose che non mi piace fare però), quindi, zampettare e sudare in palestra, non faceva e non fa tuttora per me. La musica poi...un incubo. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a leggere le note e strimpellare con un odiosissimo flautino mi faceva desiderare ardentemente un bel paio di tappi per le orecchie. Un desiderio condiviso dai miei genitori quando, durante i miei esercizi, dovevano ascoltare i suoni striduli e cacofonici del mio flauto. Altra cosa da non sottovalutare erano i voti bassi di educazione fisica ed educazione musicale che mi rovinavano la media e rendevano queste discipline ancora più odiose ai miei occhi di "secchiona".Fortunatamente in terza media tutto cambiò. L'anziana ed austera prof di musica andò in pensione ed, al suo posto, arrivò una graziosa giovane insegnante: la professoressa Bensa.Finalmente una ventata di novità e di freschezza! Via gli odiosissimi flautini di plastica e largo a tutto il resto...dalle chitarre ai violini, dalle tastiere alle percussioni e agli strumenti acustici.Non si sa come successe, ma la professoressa Bensa riuscì a farmi imparare parti da chitarra solista (gli accordi no...troppo difficili e dolorosi, ahahah). Da buona figlia degli anni '70, la nostra amatissima professoressa adorava gli "Inti Illimani" e fu dal loro repertorio che attingemmo i pezzi da suonare al concerto di fine anno.Purtroppo, o forse per fortuna, a febbraio mi ruppi la spalla destra e tra gesso, fasciatura e fisioterapia la mia carriera musicale terminò bruscamente. Così mi limitai a cantare..."run run se fue pal norte no se quando vendrà, venda para il compleanos de nuestra soledad...oppure el pueblo unito jamas sarà vencido" (wow ricordo ancora alcune parole anche se devo chiedere scusa per il massacro della lingua spagnola che io non conosco sigh).Alla fine, l'incidente mi fece ottenere l'esonero dalle lezioni di educazione fisica e così la mia media risalì vertiginosamente e rasentò il 10 quasi perfetto e l'"ottimo" finale mi consegno la palma di "prima della classe".Da allora, per me, la musica tornò ad essere difficile e incomprensibile almeno quanto lo sono gli ideogrammi cinesi ed è, anche per questo, che ho sempre ammirato e anche un po' invidiato i musicisti.Così quando mi fu proposto di di fotografare tutti i concerti dell'Orchestra Polledro, accettai con entusiasmo anche se con un po' di timore. Poter conoscere il mondo degli orchestrali lo considero un privilegio. Il momento che preferisco è quello che precede il concerto...la preparazione, l'ansia e l'attesa danno carattere alle foto e le rendono meno banali e più varie.C'è chi scherza e c'è chi si isola per provare...chi cura l'aspetto fisico e chi si prepara solo all'ultimo, chi gioca col telefono e chi si nasconde perplesso...la tensione è a mille... poi tutto si scioglie e il concerto inizia.
Quando ero alle scuole medie odiavo cordialmente le ore di educazione fisica e di educazione musicale. Le mie doti atletiche scarseggiano alquanto; sono piuttosto goffa e anche un po' pigra (solo nelle cose che non mi piace fare però), quindi, zampettare e sudare in palestra, non faceva e non fa tuttora per me. La musica poi...un incubo. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a leggere le note e strimpellare con un odiosissimo flautino mi faceva desiderare ardentemente un bel paio di tappi per le orecchie. Un desiderio condiviso dai miei genitori quando, durante i miei esercizi, dovevano ascoltare i suoni striduli e cacofonici del mio flauto. Altra cosa da non sottovalutare erano i voti bassi di educazione fisica ed educazione musicale che mi rovinavano la media e rendevano queste discipline ancora più odiose ai miei occhi di "secchiona".Fortunatamente in terza media tutto cambiò. L'anziana ed austera prof di musica andò in pensione ed, al suo posto, arrivò una graziosa giovane insegnante: la professoressa Bensa.Finalmente una ventata di novità e di freschezza! Via gli odiosissimi flautini di plastica e largo a tutto il resto...dalle chitarre ai violini, dalle tastiere alle percussioni e agli strumenti acustici.Non si sa come successe, ma la professoressa Bensa riuscì a farmi imparare parti da chitarra solista (gli accordi no...troppo difficili e dolorosi, ahahah). Da buona figlia degli anni '70, la nostra amatissima professoressa adorava gli "Inti Illimani" e fu dal loro repertorio che attingemmo i pezzi da suonare al concerto di fine anno.Purtroppo, o forse per fortuna, a febbraio mi ruppi la spalla destra e tra gesso, fasciatura e fisioterapia la mia carriera musicale terminò bruscamente. Così mi limitai a cantare..."run run se fue pal norte no se quando vendrà, venda para il compleanos de nuestra soledad...oppure el pueblo unito jamas sarà vencido" (wow ricordo ancora alcune parole anche se devo chiedere scusa per il massacro della lingua spagnola che io non conosco sigh).Alla fine, l'incidente mi fece ottenere l'esonero dalle lezioni di educazione fisica e così la mia media risalì vertiginosamente e rasentò il 10 quasi perfetto e l'"ottimo" finale mi consegno la palma di "prima della classe".Da allora, per me, la musica tornò ad essere difficile e incomprensibile almeno quanto lo sono gli ideogrammi cinesi ed è, anche per questo, che ho sempre ammirato e anche un po' invidiato i musicisti.Così quando mi fu proposto di di fotografare tutti i concerti dell'Orchestra Polledro, accettai con entusiasmo anche se con un po' di timore. Poter conoscere il mondo degli orchestrali lo considero un privilegio. Il momento che preferisco è quello che precede il concerto...la preparazione, l'ansia e l'attesa danno carattere alle foto e le rendono meno banali e più varie.C'è chi scherza e c'è chi si isola per provare...chi cura l'aspetto fisico e chi si prepara solo all'ultimo, chi gioca col telefono e chi si nasconde perplesso...la tensione è a mille... poi tutto si scioglie e il concerto inizia.