Le loro giornate lavorative andavano dall’alba al tramonto per un totale di 68/72 ore la settimana, chiusi in fabbriche, mulini, miniere o utilizzati nei campi.
La testimonianza di questi orrori ce l’ha lasciata il fotografo americano Lewis W. Hine. Nel 1908 lasciò il suo lavoro di insegnante e iniziò a viaggiare attraverso gli USA, su incarico del National Child Labor Committee, per creare consapevolezza e spingere verso un cambiamento.
Per raggiungere il suo obiettivo dovette escogitare strategie di ogni tipo, poiché gli veniva impedito in ogni modo di entrare nei luoghi di lavoro, quando proprio non ci riusciva, seguiva i bambini nel tragitto da casa al lavoro, parlava con loro, li fotografava.
Le sue immagini, che hanno una potenza accusatoria tale da fare vergognare anche noi oggi, mostrano anche quanto la sua empatia gli abbia permesso di trasmetterci le condizioni di vita dei piccoli lavoratori sfruttati, ma anche le loro emozioni. Tra i tanti suoi scatti ho scelto proprio quello che mostra una bambina che guarda fuori dalla finestra della fabbrica con quello che si può immaginare sia rimpianto e nostalgia per la sua infanzia violata e buttata via.
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