Molti sono gli esempi che testimoniano del desiderio di comprendere che innerva tutto il testo, uno in particolare lo troviamo nell’articolo su La pianista; il film dei film di Michael Heneke, con Isabelle Huppert e Annie Girardot, diventa l’occasione per una riflessione sul romanzo di Elfriede Jelinek da cui è tratto. Da qui il discorso si allarga per abbracciare il ruolo della scrittrice austriaca nel panorama letterario austro-tedesco, dalle critiche ricevute dal mondo della borghesia all’inevitabile paragone con Thomas Bernhard. Tinterri sottolinea la capacità della Jelinek di stigmatizzare l’omologazione sociale e la dittatura borghese del gusto da parte di una società il cui diletto musicale è pari al conformismo ipocrita in materia di religione. Come si vede insomma una valutazione profonda, che dal film si diparte in molteplici direzioni, cosa questa che diventa la caratteristica del testo intero, dai saggi sul teatro musicale del regista Resnais, alle molte versioni del Mattia Pascal di Pirandello, alla traduzione del testo di Pontiggia nella pellicola di Amelio che trasforma Nati due volte in Le chiavi di casa; e poi ancora Beckett e Keaton, Jarman e Zurlini, per un caleidoscopio di immagini e riflessioni tratte da film noti e meno noti. Inoltre la misura compatta (gli scritti, come detto, nascono da una rubrica giornalistica), dona loro la forma di un’istantanea, di un fotogramma. Questo perché attraverso un film, un libro, un’intervista, un articolo, Tinterri propone uno scambio tra chi legge, chi guarda, chi ascolta e chi crea. Un libro, dunque, da tenere a portata di mano, per godere della rara eleganza della scrittura e della fulminea capacità di cogliere particolari importanti dell’opera e del suo contesto; ma forse lo scopo sotteso di questi fotogrammi non è quello di offrire un giudizio, quanto semmai quello di stimolarci a conoscere.
Di Andrea Fioravanti e Francesca Tiberi