Foxy Festival

Creato il 24 maggio 2011 da Giorgioplacereani
Lee Hae-young
“Che cos’è indecente per te, comunque?”, chiede il navigato poliziotto Jang-bae al suo giovane subordinato – dopo che il capo della polizia ha ordinato, nel quadro di un'offensiva morale, di ripulire dalle cose “indecenti” Seoul. Buona domanda! Tanto buona che sta alla base di tutta la piacevole commedia erotica “Foxy Festival” di Lee Hae-young (Far East Film 2011).
Il film illustra con intelligenza e humour due truismi in verità poco morali: “Ce ne vogliono di tutti i tipi per fare un mondo” e “Tutto ruota intorno al sesso”. L'insegnante Mr. Kim indossa lingerie femminile quando la moglie è assente. La signora Soon-sim, una dignitosa e piacente vedova, da quando ha buttato l'occhio su una frusta appesa nel negozietto del meccanico Ki-bong non fa che pensarci; lui la introduce ai misteri del sadomaso, ma l'allieva supera il maestro, e diventerà la Domina dei suoi sogni. La studentessa Ja-hye, figlia di Soon-sim e ignara della passioni della madre, tira su qualche soldo vendendo le proprie mutandine, che inumidisce correndo; vorrebbe cedere la sua verginità al proletario venditore di salsicce di pesce Sang-doo, il quale la respinge - anche perché, come vedremo, ha una perversione tutta sua. Il poliziotto Jang-bae non fa eccezione: è convinto di essere il John C. Holmes coreano, con grande scocciatura della fidanzata insegnante che non sopporta le sue maniere rudi - finché nei bagni non gli capita di gettare un'occhiata all'apparato sessuale del suo subordinato, e paragonarlo al proprio, dopo di che entra in crisi.
Questa piccola “Ronde” della perversione raggiunge il notevole risultato di apparire esilarante pur mantenendo ai suoi personaggi una dimensione umana. Nella sua buffa esagerazione “Foxy Festival” parla a ciascuno di noi: è un film sulle nostre fantasie sessuali - e sul fatto che non sempre coincidono con quelle di chi amiamo. Anche perché sono segrete: una scena di rilevanza simbolica mostra il professor Kim e la signora Soon-sim in veste di madre, a serioso colloquio nell'ora di ricevimento a scuola circa le stranezze di Ja-hye (pare che le sia venuta la mania di correre) - ed ecco che la mdp pettegola ci rivela i tacchi a spillo S&M; di lei e le mutandine femminili il cui orlo spunta dai calzoni maschili del professore. Il centro del film lo tiene inevitabilmente la coppia sadomaso di Soon-sim e Ki-bong, con la loro fabbricazione di deliranti macchine erotiche che ricordano molto un capolavoro di Jan Švankmajer, il lungometraggio “I cospiratori del piacere”.
Attraversato da un umorismo oltraggioso, il film è zeppo di doppi sensi sia sul piano parlato che su quello visivo, di collegamenti in montaggio per analogia. Sovente un'immagine entra in montaggio a rappresentare il pensiero o il ricordo, con una libertà simile a quella del fumetto (e che esisteva nel cinema muto, e oggi comincia a rispuntare sullo schermo). La raffinata regia di Lee Hae-young, già autore con Lee Hae-jun dello splendido “Like a Virgin” (2006), è capace di grandi momenti flashy (l'esilarante split-screen da film di arti marziali nella scena della rissa al parco) ma anche di tocchi più sottili (la luce delle scale del condominio che si spegne automaticamente durante la resa dei conti fra il professor Kim e sua moglie). In simbiosi col montaggio di Nam Na-young, la regia compie un grande lavoro di connessione giocando sulle luci, gli spiragli, gli sguardi.
Il film provvede ruoli succosi per un gruppo di attori in stato di grazia. Soon-sim è interpretata con humour impassibile da Shim Hye-jin, un’ottima attrice che al cinema è stata attiva particolarmente negli anni Novanta (e ritorna dopo “Mothers and Daughters” del 2008). Il suo partner Ki-bong è Seong Dong-il, eccellente attore di contorno (“200 Pounds Beauty”). Jang-bae è il grande Shin Ha-kyun, protagonista di “No Mercy for the Rude”, il film vincitore del Far East Film 2007. Infine, nel ruolo del riluttante Sang-doo appare Ryoo Seung-beom, ospite a Udine del Far East Film 13 come co-protagonista di “The Unjust”.
In ultima analisi “Foxy Festival” è un film umanista. “Cosa cavolo ne sai?”, grida Soon-sim alla figlia che la snobba, nel confronto finale: che cosa ne sappiamo per giudicare gli altri? E così il nostro cuore va con lei nella sua buffa, solenne, memorabile marcia finale, che sfocia in un grande momento di liberazione collettiva. Pervertiti di tutto il mondo, unitevi!
(Catalogo)

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