caffè Sacher
Anche il suo primo, sfortunato e breve matrimonio è stato con una viennese che ho avuto occasione di conoscere molti anni dopo in una cena a New York dove la signora si era trasferita "per forza e per fortuna" durante la guerra. La mia tribù è notoriamente mobile e avvezza agli spostamenti.
caffè Demel
Vienna ha rappresentato gli anni più belli della gioventù di mio padre e di quei ricordi mi sono a lungo nutrita: abitava in Margaretenstrasse, a mezzogiorno aveva il suo tavolo fisso al caffé, sempre lo stesso, in particolare so che amava ordinare due uova fritte al tegamino sopra un letto di puré di spinaci e naturalmente strudel finale tiepido come dessert.
caffè Central
E' cosa notoria che il caffè viennese è un ambiente speciale, non un bar qualunque, non un caffè come gli altri, è praticamente una succursale di casa, una casa senza muri nè stanze, una porta aperta sul mondo. Al caffè viennese ci si passavano e, forse ancora, ore intere, leggendo il giornale, osservando la gente, scambiandosi opinioni di politica, d'attualità e di vita, lavorando, ricevendo gli amici e magari l'amante di turno, quanti scrittori hanno composto i loro capolavori proprio ai tavoli di questi luoghi. Forse non sono più quei tempi, ma l'imprinting mi deve essere rimasto perchè sono anch'io un'abituale frequentatrice di caffè.caffè Weimar
Attaccato alla biblioteca del parco Sempione ce n'era uno stupendo tutto vetri e in mezzo al verde e invece di studiare, chiacchiere a mai finire, amicizie nate lì e vive ancora oggi e partite di briscola chiamata, forse è questa la ragione se mi sono laureata in ritardo andando fuori corso. Un brutto giorno quel caffé fra gli alberi l'hanno chiuso, un ampliamento della biblioteca perché la cultura doveva avere il sopravvento, ignorando con miopia che anche i luoghi di incontro e di aggregazione svolgono una loro importante funzione sociale.caffè Sperl
Ignari uno dell'altra erano entrambi nella stessa città, anche mamma viveva a Vienna la sua gioventù dorata, la sua casa era in Lerchenfelderstrasse, frequentava la prestigiosa facoltà di medicina, senza numerus clausus per gli ebrei, una delle poche in Europa. Era fra il pubblico ad una rappresentazione alla Volksoper con la madre la sera che le truppe tedesche sono entrate marciando trionfali in città, quante volte me lo ha raccontato. Si erano poi conosciuti da rifugiati in Palestina, ma mamma era polacca e non parlava il bulgaro, papà era bulgaro e non conosceva il polacco, la comunicazione fra loro avveniva sempre in tedesco, lingua che da piccola mi appariva segreta e misteriosa, una situazione identica a quella che descrive autobiograficamente Elias Canetti nel suo memorabile libro "La lingua salvata" edito credo da Adelphi.Le chiese barocche di Vienna sono bellissime, scelgo di mostrarle riflesse sulle vetrate degli edifici moderni, segno che la storia va avanti, non si dimentica, ma si deve girar pagina.