La trama poi nulla ha a che spartire con il film e all'apparenza, fino a un certo punto, sembrerebbe avere poco a che spartire anche con l'orrore, virando più verso i temi del sovrannaturale e del dolore (ma ci si rifarà sul finale).
Al London General Hospital si verifica un numero di decessi, all'apparenza dovuti a complicanze cliniche, ben superiore alla media. Quando a rimanere sotto i ferri è il padre dell'infermiera Jill Brady, affatto persuasa dagli eventi, questa si rivolge all'indagatore dell'incubo, forte anche dell'esperienza ultraterrena avuta con il fantasma del genitore appena defunto.
Ovviamente Dylan accetterà il caso che si svilupperà in direzioni quasi cronachistiche affrontando ipotesi più che terrene in odore di malasanità e delirio di onnipotenza dei medici, traffico d'organi e tutto lo scibile possibile tra le corsie di un grande ospedale cittadino. Ma si sa, nelle storie di Dylan Dog l'orrore è sempre in agguato.
La storia imbastita da Sclavi e Mignacco è ben costruita con un buon crescendo di orrore e follia, non è una di quelle destinate a rimanere iscritte nell'albo delle migliori della serie pur toccando temi scottanti e risultando in fin dei conti comunque ben realizzata. In alcuni casi, come in questo per esempio, si potrebbe evitare l'abituale e molto caro all'horror finale con tanto di inaspettato (ma anche no) ritorno della minaccia protagonista. Ogni tanto una chiusura decisa e definitiva aggiungerebbe credibilità a una storia costruita nel campo dell'incredibile.
Il Dylan di Piccatto non mi dispiace affatto, il disegnatore unisce splendidi primi piani e ottimi volti a un tratto essenziale e funzionale, come per la sua prova precedente purtroppo ho trovato il suo lavoro un poco discontinuo con tavole molto riuscite e altre meno, nel complesso però la sua interpretazione del personaggio e dell'orrore non è affatto da buttar via. Intanto, tassello dopo tassello, il mito dell'indagatore dell'incubo cresce e cresce e cresce...