Fra libri e storia: puo' la letteratura testimoniare emozioni?

Creato il 23 marzo 2013 da Alessandro @AleTrasforini

Quale è stato, fino ad oggi, il flusso delle emozioni umane contenuto e trasposto nei libri?  Quante emozioni, opinioni, timori, speranze, dubbi ed esistenze sono state riportate dalle menti di scrittori in volumi ed opere letterarie? Questo libero "fluire" di contenuti ha subito deviazioni, influenze ed evoluzioni nel corso della Storia: esistono nelle produzioni letterarie sentimenti e parole marcate "a fuoco" per lettori di ogni tempo?  Sono molte le citazioni e le affermazioni che, da letteratura e letterati, sembrano riecheggiare nell'infinito per assegnare un legame di forte testimonianza delle letterature nei confronti di tutto ciò che è stato: potrebbero letteratura ed opere essere per l'uomo ciò che fossili ed ossa sono state per i dinosauri? Si potrebbero leggere, in un giorno forse non troppo lontano, segnali di un importante passaggio di una certa forma di "essere umano che fu" nei moltissimi testi letterari partoriti dalla creatività e dalla mente umana: 
"I libri sono l'umanità stampata." (B. Tuchman)
"I libri. Sono stati i miei grandi amici, perché non c'è di meglio che viaggiare con qualcuno che ha fatto già la stessa strada, che ti racconta com'era per paragonare, per sentire un odore che non c'è più, o che c'è ancora." (T. Terzani)
"Nei libri che ricordiamo c'è tutta la sostanza di quelli che abbiamo dimenticato." (E. Canetti)
"Un libro dev'essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi." (F. Kafka)
"[I libri] Li interrogo e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via. Chiedono solo un unico premio: avere un libero accesso in casa mia, vivere con me quando tanto pochi sono i veri amici." (F. Petrarca)
"Quanti di noi sarebbero naufraghi senza speranza in una notte atlantica, senza le voci che si levano e ci chiamano dai libri." (G. Ceronetti) 
Possono pertanto i libri essere contemporaneamente testimonianza piena di un passato, riassunto di speranze nel presente ed attesa di meravigliosi sogni per il futuro?  Se fosse possibile riassumere tutto il contenuto delle parole fatte "fluire" nei libri nel corso della Storia, quali e quante tappe sarebbe possibile intravedere per l'umanità intera?  Alla fine delle opinioni, forse, i libri sanno e dovrebbero essere semplicemente questo: testimonianza reale del passaggio di pensieri, parole umane e tensioni morali.  Dal contenuto delle opere letterarie è possibile percepire qualche tratto dell'evoluzione morale che ha caratterizzato nei secoli l'essere umano? E' altresì lecito scorgere in essi una qualche forma di involuzione?  Se ad ogni differente epoca storica sono stati associati sentimenti ed emozioni altrettanto differenti, quale potrebbe essere il "bilancio" delineato fino ad oggi da queste creazioni umane?  A domande come queste ha cercato di rispondere un interessante studio riportato in rete e promosso dall'Università di Bristol: 
"[...] A scoprirlo è stata una approfondita analisi statistica sull'uso delle parole che veicolano stati emozionali, condotta su un'ampissima base di dati relativa ai libri pubblicati nel XX secolo, e illustrata in un articolo [...]"  
Durante tale analisi, infatti, gli addetti a tale ricerca "hanno sfruttato [...] Google, che contiene la digitalizzazione di oltre cinque milioni di libri, prendendo in considerazione quelli pubblicati in Gran Bretagna e negli Stati Uniti fra il 1900 e il 2000. [...]"
In mezzo ad oceani di parole è stato spontaneo cercare di inquadrare sin dall'inizio "filoni" di apposite parole-chiave: rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa.  Quali sono stati i cambiamenti indotti dai fatti storici e consegnati alla memoria eterna dalle produzioni letterarie?  L'interessante esperimento ha riprodotto periodi storici equivalenti a "periodi" letterari:
"[...] il primo risultato è stato l'emergere [...] di periodi in cui è molto più frequente l'uso di espressioni che indicano felicità e di altri in cui invece prevale la tristezza, periodi che corrispondono a grandi eventi storici. [...]"
La cronicità storica e le tensioni morali da lei indotte hanno finito per essere riportate, pertanto, all'interno delle stesse produzioni letterarie. Quale ha finito per essere, a grandi tratti, la seconda conseguenza di questo studio? 
"[...]Il secondo dato [...] è la diminuzione generale, sempre più netta e progressiva, dell'uso di parole relative a stati d'animo [...]"
Lo stato d'animo registrato come in aumento è stato, forse non a caso, quello etichettabile come "paura". Cosa non è indotto da una qualche forma di paura, in questi tempi contemporanei nei quali l'essere umano finisce per diventare "impaurito cronico"?  Le produzioni letterarie sembrano aver svolto, soprattutto in questo senso, le importantissime funzioni di "certificatori" e "qualificatori" emozionali.  Cosa sarebbe possibile scoprire allargando il campo degli studi ad un Paese come l'Italia, qualora fosse possibile farlo? Quali sarebbero le parole chiave tipiche di questi anni di crisi socio-economica-ambientale-[...] e di (apparentemente?) costante degrado civile e morale? Fra tutte le possibili altre domande e le altr(ettant)e potenziali risposte, sarà possibile porre rimedio con una sola ed unica azione: 
"Se vogliamo capire un libro, un quadro o un pensiero, dobbiamo portare consciamente o inconsciamente dentro di noi tutti gli altri libri, quadri e pensieri della terra." (P.Citati)

Per saperne di più: 
"Come cambiano le emozioni nei libri del XX Secolo", LeScienze.it  (http://www.lescienze.it/news/2013/03/21/news/declino_frequenza_epsressione_emozioni_libri_paura-1573236/)

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