Fra poco passa il Tour IV parte (By Scare)

Creato il 28 luglio 2013 da Simo785

Sono in debito di una tappa:

La ventunesima e ultima, la Versailles – Parigi ha visto l’ultimo arrivo in volata e a differenza delle quattro edizioni passate, dove sui Campi Elisi si era sempre imposto Cavendish, ad avere la meglio è il velocista principe di questa edizione il tedesco Kittel. La tappa è la solita passarella finale, con tanto Champagne, qualche sigaro e complimenti per tutti. La corsa si fa seria solo con l’ingresso nel circuito finale a Parigi dove le squadre dei velocisti aumentano la velocità di crociera per sfavorire eventuali tentativi di anticipo della volata. Tutto come pronostico e arrivo vicino all’Arco del Trinfo con ordine d’arrivo Kittel, Greipel, Cavendish e Sagan.

Froome vince la corsa da vero dominatore, molto di più di Wiggins l’anno scorso. Infatti sulla vittoria di Wiggins c’è il forte sospetto che la squadra abbia fermato Froome che anche nella passata edizione si era dimostrato di una spanna sopra tutti in salita.

La sorpresa del Tour è il colombiano Quintana che conquista la seconda posizione in generale, la maglia a Pois di miglior scalatore e la maglia bianca del miglior giovane. Sicuramente il ciclismo ha trovato un sicuro protagonista per le corse a tappe dei prossimi anni ance se, almeno secondo me, il Tour non è proprio la corsa più adatta al giovane colombiano, forse meglio puntare su Giro e Vuelta.

La maglia verde di leader della classifica a punti va a Sagan, come l’anno scorso. Dai tempi di Zabel che questa maglia non veniva vinta per due anni dallo stesso corridore. Zabel ha una serie di sei vittorie consecutive anche se aleggia su di lui lo spettro doping. Sagan ha vinto solo una tappa, ma ha fatto una serie impressionante di piazzamenti fra il secondo e il quarto, praticamente in ogni arrivo in volata. A volte la regolarità premia.

Il premio “terza settimana” va a Purito Rodriguez che riesce a recuperare sulle Alpi molto del tempo perso durante le prime due settimane e a conquistare un insperato terzo posto della generale. Con questo podio Purito è uno dei pochi ciclisti ad essere salito sui podi dei tre grandi giri, senza mai vincerne neanche uno. Infatti nel 2012 era arrivato secondo al Giro e terzo alla Vuelta.

Il premio “grandi delusioni del Tour” va a Cunego e Hesjedal, partiti per fare classifica e vincere almeno una tappa. Il Tour dei due è assoluto anonimato, solo un tentativo a testa da lontano e miseramente fallito quando ormai erano fuori classifica. Delude anche il pistolero Contador, partito con il ruolo di grande antagonista di Froome, non appare mai incisivo. Solo con l’aiuto della squadra nella famosa tappa dei ventagli, dove Valverde ha perso 10 minuti e Froome circa 1 e mezzo, riesce a dare un po di “pepe” a questo “scontato” Tour.

Il premio “azzurri d’Italia” va a Trentin, fido gregario nonchè compagno di stanza di Cavendish, che vincendo una tappa interrompe il digiuno azzurro di vittorie in Francia che durava da tre anni.

Il premio “re spodestato” va a Mark Cavendish, che in questa edizione non è il re delle volate, ma, direi anche finalmente, ha trovato qualcuno del suo livello, il tedesco Kittel.

Il premio “valorizzazione” va all’organizzazione del Tour. Le grandi corse a tappe sono una vetrina della nazione che le ospita. Il Tour di quest’anno ha visto arrivi in località spettacolari, come Mont-Saint-Michel e Tour e in quasi tutte le principali città francesi, Marsiglia, Ajacco, Bastia, Lione, Montpellier, Nizza. Poi la chicca finale della premiazione al tramonto con lo sfondo dell’Arco del Trionfo di Parigi. In Italia forse ancora dobbiamo imparare qualcosa (sicuramente non sulla tecnica dei percorsi).

Il premio “iron man” va a Porte e Kreuziger, gli uomini più importanti di Froome e Contador, con il secondo che addirittura sogna il podio nella terza settimana. In salita ci sono quasi sempre e sempre a disposizione dei loro capitani. Parte del merito del successo di Froome e di Porte e se Contador non “cade” fragorosamente in questa edizione i meriti vanno anche a Kreuziger che spesso lo aspetta e gli fa perdere il meno possibile.


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