Gli intellettuali in genere snobbano il commercio, ritenendolo un'occupazione irrimediabilmente gretta, banale e di cattivo gusto, ma chi pensa che storia e filosofia non abbiano nulla a che fare con il mercato vada a studiare la storia di Atene e Baghdad e si chieda come mai Aristotele e al-Khwarizmi avessero il tempo per filosofare; visiti Firenze, Pisa e Venezia e si domani come fossero pagati Michelangelo, Galileo e Vivaldi; vada ad Amsterdam e a Londra e scopra chi finanziava Spinoza, Rembrandt, Newton e Darwin.
Laddove prospera il commercio, fioriscono creatività e compassione. [...]
Anche se nel mondo ci sono livelli più alti di fiducia e livelli ridotti di violenza grazie allo sviluppo del mercato, ciò non significa che questo sia l'unico modo per diffondere fiducia, nè che sia sufficiente per crearla.
Oltre a nuovi utensili, l'umanità ha dovuto inventare nuove regole.
Le innovazioni che hanno reso migliore il mondo sono di carattere istituzionale e non tecnologico, come l'etica della reciprocità, lo Stato di diritto, la tutela della proprietà privata, la democrazia, l'indipendenza della magistratura, il credito, le norme a tutela del consumatore, lo Stato assistenziale, la libertà di stampa, l'etica religiosa, il diritto d'autore, [...]. Le regole hanno reso possibile il fiorire di commerci sicuri e basati sulla fiducia, e non solo il contrario. [...]"
Fonte: "La manifattura della virtù" - Un ottimista razionale, Matt Ridley - Le Scienze, Codice Edizioni