Fra uomo e ricerca scientifica, per (ri)costruire il futuro

Creato il 26 dicembre 2013 da Alessandro @AleTrasforini
Quale può essere il vero valore da attribuire alla ricerca scientifica in un tempo nel quale le emergenze "dettate" dalla crisi potrebbero (non a ragione) imporre altre priorità?
Cosa ne sarebbe stato dell'essere umano e del suo percorso su questa Terra qualora le scoperte scientifiche non fossero progredite o neppure cominciate?
In quanto animale (teoricamente) intelligente, l'uomo ha dalla sua parte ferree dosi di ragione e curiosità con le quali muoversi per indagare e/o cercare di semplificare il mondo.
Dalla curiosità potrebbero nascere tutte quelle componenti che permettono all'essere umano di compiere qualche passo concreto in avanti verso termini altrimenti troppo generici quali benessere o sviluppo.
La ricerca scientifica è un pilastro nella costruzione di un futuro degno e sostenibile, sotto tutti i punti di vista possibili. Molto si è detto di chi fa e di cosa sia definibile come ricerca; prima di tutto è necessario ricordare una frase attribuita al biologo francese Jean Rostand:
"Ricerca scientifica: la sola forma di poesia che sia retribuita dallo Stato."
Il ruolo del ricercatore sembra essere, sotto questa luce, ancora maggiormente nitido e chiaro: chi fa ricerca scopre e/o riesce ad inventare qualcosa con cui semplificare e/o codificare la complessità del mondo.
In cosa potrebbe allora consistere la licenza poetica con la quale il ricercatore guarda alla possibilità di semplificare il mondo? A questa domanda potrebbe rispondere un frammento di intervista attribuito alla recentemente scomparsa Margherita Hack:
"[...]Il divertimento della ricerca scientifica è anche trovare sempre altre frontiere da superare, costruire mezzi più potenti d'indagine, teorie più complesse, cercare sempre di progredire pur sapendo che probabilmente ci si avvicinerà sempre di più a comprendere la realtà, senza arrivare mai a capirla completamente.[...]"
Il fare ricerca potrebbe quindi essere assimilato, in ordine sparso e non di importanza, allo svolgimento delle attività seguenti: abbattimento di un limite imposto ma mai pienamente superabile, accrescimento delle necessarie "dosi" di competenza e capacità con cui cercare di adoperarsi per migliorare il mondo, costruzione di maggiori livelli di benessere e soddisfazione per l'umanità, riduzione sensibile di fenomeni di disagio umano, innalzamento della qualità media per l'ambiente e per l'ecosistema, [...].
L'attività del ricercatore è, però, un mestiere che comporta spesso molti (mai troppi) oneri nell'immediato e (forse) grandi onori sul medio-lungo termine: è per questo motivo che chi guarda all'attività del ricercatore deve avere in sè ben ferme moltissime convinzioni.
Servono serietà, competenza, trasparenza, monitoraggio dei risultati ma soprattutto fiducia.
Il valore della fiducia è molto complesso da articolare e costruire, nei fatti di ogni giorno: alla ricerca dovrebbero servire più di tutto fondi adeguati per poterla esercitare al meglio possibile.
In un tempo di crisi economica, purtroppo, questo rischia di essere il tasto più dolente per una politica ed una tecnica (pur)troppo abituate ad inseguire risultati significativi (e/o illusori) solo ed esclusivamente sul breve termine. L'orizzonte della ricerca deve essere sconfinato e quasi geneticamente votato al rinnovamento, seguendo una citazione attribuita ad Enrico Fermi:
"La professione del ricercatore deve tornare alla sua tradizione di ricerca per l'amore di scoprire nuove verità. Poiché in tutte le direzioni siamo circondati dall'ignoto e la vocazione dell'uomo di scienza è di spostare in avanti le frontiere della nostra conoscenza in tutte le direzioni, non solo in quelle che promettono più immediati compensi o applausi."
Lo spostamento in avanti delle "frontiere" è una vicenda complessa, quasi impossibile da sintetizzare con giustezza, competenza ed obiettività. Uno dei pilastri su cui si fondano tali convinzioni è stato descritto da Piero Angela, all'interno della frase riportata nel seguito:
"La ricerca è per definizione movimento: ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani." (L'uomo e la marionetta, 1972)
Dietro a questo concetto si nasconde, non a caso, la questione fondante della ragione scientifica: il metodo sperimentale. Una tesi scientifica, frutto di una serie di ipotesi confermate dai dati ottenuti da un'attività di ricerca, risulterà vera fino al momento in cui sarà verificabile: in caso di smentita sarà necessario adoperarsi per riconfermarla, ampliarla, restringerla o ripartire da zero.
Il fulcro della ricerca è riassumibile attraverso parole quali cambiamento e movimento.
A prescindere da tutte le opinioni e le possibili interpretazioni nel merito della questione, rimane ben salda una consapevolezza di fondo attribuita alla mente straordinaria(mente curiosa) di Albert Einstein:
"Una cosa ho imparato nella mia lunga vita: che tutta la nostra scienza è primitiva e infantile eppure è la cosa più preziosa che abbiamo."
Ad oggi, infatti, l'essere umano del mondo e dell'universo che lo circonda conosce nei dettagli poco o nulla: (quasi) tutto è approssimazione, statistica, giudizio dettato da statica abitudine, [...].
Nonostante tutto questo, comunque, senza ricerca l'essere umano sarebbe forse rimasto agli antipodi della civiltà e della cultura universale. Condizionale d'obbligo, ovviamente.
Scienza e ricerca racchiudono, al loro interno, forme di continua discussione e conferma dei risultati ottenuti: sono solite non dare nulla per scontato, quindi. Non riescono neppure a lasciare nulla al caso ed all'indimostrabile. Quali consapevolezze ha prodotto per l'essere umano tale vicenda?
A questa domanda cerca forse di rispondere una citazione attribuita a Karl Popper:
"Tutta la conoscenza prescientifica, sia essa animale o umana, è dogmatica; e con la scoperta del metodo non dogmatico, cioè del metodo critico, comincia la scienza."
(Tutta la vita è risolvere problemi, 1996)
Alla luce di tutto questo, pertanto, fare scienza equivale ad affermare nei fatti concetti quali: elogio del continuo tentativo, sfida al cambiamento, rincorsa verso il mutamento, dimostrazione verso ciò che è (solo?) apparentemente irrisolvibile, costruzione di nuovi traguardi con serietà, esperienza e competenza, [...].
Possono esistere però una scienza ed una ricerca caratterizzate da una (più o meno vasta) dose di casualità?
Quante scoperte, magari divenute oggi tremendamente essenziali per i nostri livelli abituali di vita, sono state generate dal caso o da errori non inizialmente progettati?
Da queste domande si definiscono metodologie di lavoro anche afflitte da elevata casualità: la scienza rischia quindi di essere soprattutto anche fortuna nella scoperta.
E' questo lo scopo che si prefigge di affermare la necessità di sostenere la ricerca libera, soprattutto in un momento nel quale l'economia reale è vincolata da pesanti(ssime) spade di Damocle.
La necessità di essere pionieri liberi nei confronti del mondo scientifico è un'esigenza che fu chiara ad Abraham Flexner, fondatore dell'Institute for Advanced Study di Princeton:
"[...] Non è curioso che, in un mondo minacciato da un odio irrazionale che rischia di travolgere la civiltà, uomini e donne, vecchi e giovani, prendano le distanze totalmente o parzialmente dall'indiavolato corso della vita quotidiana per coltivare la bellezza, estendere la conoscenza, curare le malattie, lenire le sofferenze, come se, nello stesso momento, i fanatici non fossero impegnati a diffondere dolore, bruttezza e sofferenza? [...]"
Larghissima parte di questo concetto è attualizzabile ancora oggi, in un momento storico-social-economico-[...] nel quale tutto (o quasi) sembra procedere in una direzione opposta rispetto a valori quali crescita o sviluppo.
La ricerca libera ed indisturbata ha prodotto alcuni fortunosi risultati, divenuti poi fondamentali per la realizzazione del progresso sia sociale che umano.
Lo stesso Flexner aveva idee piuttosto chiare sul profilo da attribuire alla possibilità di costruire una ricerca impostata su fattori di caso e casualità, come riportato in una citazione riportata in un articolo presentato sul sito di LeScienze:
"[...] Non sto dicendo che qualunque cosa succeda inaspettatamente in laboratorio porterà un giorno a qualcosa di utilità pratica, e neppure che la sua finale utilità pratica sia la sua effettiva giustificazione.
Piuttosto, sono per l'abolizione della parola ‘utilità’ e per la liberazione dello spirito umano.
Certo, dovremo prevedere l’esistenza di qualche innocuo perdigiorno e la perdita di qualche prezioso dollaro.
Ma ciò che è infinitamente più importante è che dovremo spezzare le catene del pensiero umano e lasciarlo libero d'intraprendere quelle avventure che, da una parte, hanno condotto Hale, Rutherford e Einstein nei luoghi più remoti dello spazio e, dall'altra, hanno scatenano l'energia imprigionata nell'atomo.[...]"
L'attività di ricerca coincide quindi con un'attività assimilabile ad un investimento: spendere oggi per poter, forse, provare a prevenire e/o stare meglio domani.
Scienza è anche caso, probabilità, inseguimento di una verità sperimentale destinata a spostarsi sempre un punto oltre l'occhio raggiunto dall'essere umano curioso.
Scienza è fatica, sostegno a chi spende e sacrifica parte della propria vita per il raggiungimento di un Risultato degno di essere chiamato tale. Risultato capace di effettuare cambiamento e rinnovamento a propulsione.
Citando Stephen Hawking, infatti, è possibile affermare quale sia il vero scopo del ricercatore:
"[...] Il profondissimo desiderio di conoscenza dell'uomo è una giustificazione sufficiente per il persistere della nostra ricerca. E il nostro obiettivo non è niente di meno di una descrizione completa dell'universo in cui viviamo. [...]" (Dal big bang ai buchi neri, 1988)

Per saperne di più:
"'Ich probiere': un manifesto a favore della conoscenza inutile", Le Scienze
(http://www.lescienze.it/news/2013/12/25/news/ich_probiere_flexner_conoscenza_inutile-1942452/)
"Errori e Scoperte casuali", Cosediscienza.it
(http://www.cosediscienza.it/varie/05_casuali.htm)
"Scoperte, le migliori fatte per caso", La Repubblica
(http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/03/08/scoperte-le-migliori-fatte-per-caso.html)

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