Vivono dei sensi, tutti e cinque i sensi. L’udito, perché se non si sa ascoltare forse non si sa nemmeno voler bene. Il tatto, perché accarezza l’animo di chi si ha di fronte. L’olfatto, perché riesce a riconoscere il profumo di sincerità.
La vista, perché supera, e non di poco, il muro dell’apparenza.
Il gusto, perché pretende continuamente sapori, esperienze e sensazioni nuove. Lontano anni luce ma che quasi si confonde con tutto il resto, c’è il chiacchiericcio. Un chiacchiericcio di parole spezzate e affetto saltuario. Ne sono piene le strade e i locali il sabato sera.
Ancora più giù, quasi poggiate al suolo, ci sono le urla. Le urla di città intere, di migliaia e migliaia di uomini che, pur stando tanto vicini da potersi tenere per mano, preferiscono ignorarsi. Sono uno accanto all’altro, circondati da grattacieli di egocentrismo, e riescono a udire solo gli echi reciproci, finché non si dissolvono nel vento e ognuno torna alla propria affannata, triste, malinconica esistenza.