Fragola al cinema: I sogni segreti di Walter Mitty

Da Strawberry @SabyFrag

Un film sui sogni, sui sognatori e sulla loro importanza nella vita reale, quella di tutti i giorni, che ci ingrigisce e che occorre scrollarsi di dosso di tanto in tanto con una bella dose di immaginazione e fantasia. Questo è il messaggio che grida a gran voce I sogni segreti di Walter Mitty, film diretto dall’attore Ben Stiller, uscito nelle nostre sale il 19 dicembre. Un film dai tratti onirici e fantastici in cui l’attore, per la quinta volta dietro la camera da presa, traspone un racconto scritto nel 1939 dal giornalista e fumettista James Thurber, famoso per la sua lunga collaborazione con il New Yorker. Il racconto, in realtà, ha avuto già un rifacimento nel 1947, con Danny Kaye nei panni del protagonista. Il film di Stiller, che interpreta anche il ruolo di Walter Mitty, rinnova e modernizza la vicenda narrata da Thurber, adattandola alla vita e alle problematiche della società al giorno d’oggi.

Titolo: I sogni segreti di Walter Mitty
(orig. The secret life of Walter Mitty)
Regia: Ben Stiller
Anno: 2013
Paese: USA
Cast: Ben Stiller, Kristen Wiig, Shirley MacLaine, Adam Scott, Kathryn Hahn, Sean Penn

Il film racconta la storia di Walter Mitty, manager dell’archivio negativi della storica rivista LIFE, famoso magazine di fotografia americano. Mitty conduce una vita ordinaria, fatta di abitudini, di giorni tutti uguali, di silenzi solitari, di azioni ripetitive e piccole gioie mai del tutto gustate a pieno, di coraggio mancato e, forse poca fiducia in se stessi. Ma dietro questo omino all’apparenza grigio insignificante si nasconde un mondo esplosivo e colorato, un universo intero fatto dei sogni di Walter Mitty, un vulcano di idee fantastiche, immagini sature, suoni vibranti. Voli dai grattacieli, salti ipersonici, figure che escono da poster appesi alla parete, discorsi bellissimi per conquistare la collega di cui è innamorato che però non sono mai stati pronunciati, baci appassionati mai avvenuti… questo è ciò che Walter Mitty immagina e sogna, la dimensione parallela con cui riscatta la sua vita piatta e routinaria, dove sembra impossibile ogni slancio, un po’ per noia e sconforto ma anche e soprattutto per paura, quel timore di non essere all’altezza dei propri sogni.

All’improvviso, però, l’esistenza del protagonista viene sconvolta del tutto. LIFE passa dal cartaceo al digitale e la transizione non lascerà la redazione incolume dal cambiamento. Nell’incertezza del futuro, Mitty si prepara a sfornare l’ultima copertina cartacea della rivista, uno scatto di un celebre fotografo da anni collaboratore del giornale e “amico” di Mitty, Sean O’Connell (Sean Penn). Quando, però, Walter non riuscirà a trovare il famoso scatto, la situazione si farà spinosa. Sean è irrintracciabile e l’unica, assurda, insensata soluzione sembrerebbe essere quella di mettersi alle sue tracce in giro per il mondo. Per Walter è pazzesco, eppure questo sarà per lui l’inizio di una grande avventura, che gli permetterà finalmente di sfidare i suoi limiti, di conoscere e affrontare le sue paure, di (ri)scoprire finalmente se stesso. E se pensate che lo scatto scomparso sia il quid della vicenda… beh vi sbagliate di grosso. Quando Mitty troverà Sean, l’uomo avrà ritrovato ben altro nella sua vita.

I sogni segreti di Walter Mitty è la storia di un uomo che credeva di fare sogni troppo grandi. Ma lo scopo della vita è provare a realizzarli. Provarci fino in fondo.

Le vicende raccontate dal film sono ben supportate da un’ottima fotografia, che rende vivide non solo le spettacolari immagini delle location di grande impatto visivo, arricchite anche dal cinema digitale, ma è capace di rendere palpabile il desiderio di libertà tanto nella tensione emotiva e fisica del protagonista che negli scenari in cui la storia è immersa.

Trattandosi di Ben Stiller alla regia, non mancano delle incursioni comiche nella pellicola, con cui l’attore si sente particolarmente a suo agio, riuscendo con facilità a strappare sorrisi a tutti in sala. La comicità di Stiller, inoltre, sembra rendere più leggere le tematiche che l’attore tenta di approfondire lungo il corso della storia: la contrapposizione tra finzione e realtà, il riscatto di se stessi, un sentimento nostalgico e malinconico che si può leggere nella vicenda secondaria della migrazione di LIFE dal cartaceo al digitale, che fa molto “bei vecchi tempi”, il paragone tra i rapporti umani diretti e quelli filtrati dai nuovi media, la ricerca di quella autenticità della vita che a volte, nella routine di tutti i giorni tendiamo a dimenticare. Tematiche importanti che il film tratta con grazia e levità, ma anche attraverso una formula di entertainment puro, in pieno stile hollywoodiano, accostando scene spettacolari e panorami mozzafiato a soluzioni dal sapore quasi fiabesco.

La semplicità del finale, tuttavia, non è a mio parere da condannare né da considerare un difetto che banalizza e vanifica il bel lavoro che Stiller fa con il suo film. Non ci troviamo certo di fronte a un cinema impegnato o o capolavori dell’onirico poetici come L’arte del sogno, ma I sogni segreti di Walter Mitty ha in previsione un pubblico molto più vasto ed eterogeneo e – nonostante non pecchi di grande originalità e preferisca rimanere su binari già tracciati – le accortezze visive, il messaggio diretto e più che condivisibile, un cast decisamente buono (il cammeo, ed è giusto chiamarlo così, di Penn accresce l’iconicità di questo attore) e la regia attenta di Stiller, rendono il prodotto il giusto compromesso tra spettacolo, divertimento e sentimento, senza cadere nel banale e nel già visto. La mancanza di una raffinatezza nell’evoluzione delle tematiche e nella maturazione della storia, allora,  deve essere vista come una scelta di stile consapevole per un film che è, a conti fatti, scorrevole e interessante, molto piacevole da guardare e capace di regalare delle belle emozioni allo spettatore.

Doverosa ultima menzione alla colonna sonora, suggestivo ensemble di pezzi cult, come Space Oddity di David Bowie, e brani dalle sonorità indie che rafforzano la rappresentazione della dimensione onirica nel film, rendendo il tutto ancora più godibile.

VOTO: 8 (Ben Stiller ci insegna a non avere paura dei nostri sogni)

   

QUESTA SERA NIENTE POPCORN: IL RIEPILOGO

Ritorna il breve riassunto dei film visti e schedati su Questa sera niente popcorn.

La versione di Barney: 7. Recuperato dopo la lettura del romanzo, ho apprezzato molto l’interpretazione di Giamatti ma la mia visione p stata penalizzata dal ricordo ancora fresco del libro che non mi ha permesso di sorvolare su decisi cambiamenti di plot e sullo spostamento temporale di tutta la vicenda narrata. A ogni modo, un bel film.

Due partite: 7. Beccato per caso in tv, l’adattamento cinematografico dell’omonima opera teatrale di Cristina Comencini mi ha convinto. Sarà che quando lo sguardo del cinema si fa femminile sono sempre contenta.

Wall-E: 8. Non l’avevo mai visto. Mea culpa. L’ho trovato bellissimo.

Una piccola impresa meridionale: 7. Sarà che io adoro Papaleo alla regia, questo film non è al livello di Basilicata Coast to Coast, ma l’ho apprezzato per quella ironia nonsense che lo contraddistingue. E poi le location sono straordinarie!

Blood Pressure: 7. Film canadese visto durante il Torino Film Festival. Produzione canadese tra il thriller psicologico e un racconto dai contorni confusi e surreali. Il quartiere dove vive la famiglia della protagonista è super inquietante e il finale lascia interdetti. Ci piace.

Sole a catinelle: 6 1/2. Checco mi fa sempre sbellicare dalle risate, ma non so perché, sarà stato il periodo in cui l’ho visto, ma mi ha convinto meno delle volte precedenti.

Behind the candelabra: 7. Non conoscevo la storia di Liberace, famoso pianista, compositore e showman statunitense noto anche per la sua vita eccentrica e lussuosa. Un film brillante e gayoso. Forse noi italiani possiamo apprezzarlo di meno perché conosciamo poco il personaggio, ma è impossibile non rimanere affascinati dalla bravura di Matt Damon e Michael Douglas in questo film. Bene, bravi, bis!

Argo: 7. Finalmente l’ho recuperato e che soddisfazione. Ben Affleck merita decisamente più come regista che come attore.

Blue Jasmine: 7. Assodato che Allen come era prima ce lo sogniamo ormai, questa pellicola, un ritorno in patria dopo il tour europeo dei suoi ultimi film, è tutto sommato gradevole e ha come elemento vincente una magistrale interpretazione di Cate Blanchett, meravigliosa nella parte della donna tradita, abbandonata, nevrotica e depressa. Adorabile. Lei.

Buona visione a tutti!


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