Fragola legge: La distanza di Colapesce e Baronciani

Da Strawberry @SabyFrag

Prima di mettere l’estate in una scatola, mi piace ricordare le vacanze appena trascorse con una lettura piacevole fatta proprio in quei giorni. E’ la seconda volta che parlo di una graphic novel in questo blog, si tratta di un genere che ho scoperto da poco e mi fa molto piacere poter dire che continua a sorprendermi e a conquistarmi. Merito anche di La distanza, il libro a quattro mani del cantante Colapesce e del disegnatore Alessandro Baronciani, pubblicato da Bao Publishing, che porta con sé gli odori e i sapori dell’estate e quella malinconia insita in una stagione che sappiamo libera e dalle infinite possibilità, ma anche sempre troppo breve per viverle tutte.
 
 
 
 
 
Titolo: La distanza
Autore: Colapesce – Alessandro Baronciani
Anno: 2015
Editore: Bao Publishing
Pagine: 200
ISBN 9788865434765
 
 
 
La distanza è un fumetto on the road. Il protagonista Nicola vive in Sicilia e sta per partire per Londra per andare a trovare la sua fidanzata di sempre, con la quale ha una relazione a distanza che si fa sempre più complicata. Nicola, però, grande amante della musica ed esperto conoscitore di gruppi e brani ai più sconosciuti, decide di concedersi prima un mini tour della sua amata isola e un festival con i suoi amici di sempre. Sulla sua strada il destino vuole che Nicola conosca due ragazze, Francesca e Charlotte, che lo seguono nella sua avventura. Tre i tre ragazzi si instaurerà una strana relazione, in cui i pensieri, i ricordi e le emozioni li accompagneranno tra scorci e panorami emozionanti, lungo un percorso che si fa sempre più metafora di vita.
La distanza è una lettura quanto mai suggestiva, capace di lasciare nel lettore sensazioni in grado di risalire in superficie anche a distanza di giorni e settimane, alla stregua di quelle emozioni estive il cui calore riesci a sentirlo ancora a novembre se ti concentri un po’. Le tavole di Baronciani sono appassionanti, intuitive e senza quella smania al dettaglio ricercato, proprio per questo efficaci e potenti, ammalianti quanto la terra e la storia che i colori e tratti dell’artista vogliono raccontare. Ho particolarmente apprezzato il taglio cinematografico del disegno, una sintesi studiata con cura tra gli stilemi del fumetto e i tempi e le pause dei film, che consente alla storia di prendere fiato e di far sedimentare i dialoghi tra i protagonisti, ma soprattutto quello che non viene detto e che occorre leggere tra sguardi, gesti e silenzi.

I testi di Colapesce sono semplici ma arrivano dritti al punto, freschi e spontanei, attecchiscono nel lettore dove prendono la forma di pensieri e riflessioni. Al centro di la distanza c’è Nicola ma anche “la distanza” stessa e insieme creano un binomio in cui si concentra l’essenza di questa storia. Nicola è un ragazzo introverso, cinico, ironico, ma amante delle cose belle della vita, come dimostrano l’amore per la musica e per la sua terra. La sua vita rappresenta quella della sua generazione, i trentenni di oggi che appaiono come sospesi in un mondo che non comprendono mai fino in fondo, che preferiscono vivere “distanti” dalla vita per non subirne le inevitabili disillusioni di cui già conoscono le origini e le sorti, persi in quel “futur vacui” di cui parla Nicola nella solitudine di un aeroporto di notte, che rende difficile la realizzazione tanto nella vita adulta quanto nelle relazioni con gli altri – come testimoniano la rottura con la fidanzata storica e il piccolo ménage à trois con Francesca e Charlotte in grado solo di portare ulteriore confusione – una distanza emotiva che appare sempre più difficile da colmare un po’ per rabbia, un po’ per cinismo, un po’ semplicemente per paura. A corroborare l’idea ci pensa la Sicilia, che in La distanza appare schiva, gelosa dei suoi tesori, lontana da ogni rotta e immersa in una dimensione parallela che appartiene solo a lei, proprio per questo estremamente affascinante come una chimera ma anche pericolosa come un sogno che non è destinato a tramutarsi in realtà.

Tuttavia, La distanza non è un racconto triste, serioso, introspettivo e strutturato, ma rimane a suo modo leggero e delicato, intimo ma con una sana nota di ironia, profondo ma allo stesso tempo concreto e senza troppe complicazioni né stilistiche né narratoriali. Il suo punto di forza sta proprio in questo, nel suo essere una storia per l’estate, dai colori vividi e i profumi caldi, inebrianti, trasportati via dal vento, dai dialoghi immersi in una atmosfera di sogno e realtà, sospesi tra passato e futuro, quelle riflessioni fluttuanti e tipicamente estive, in cui tutto sembra possibile e che muoiono all’alba sulla spiaggia. La distanza va letto così, come il segno di una stagione che non vorremmo finisse mai (tanto per parafrasare una canzone di qualche anno fa), ma che contiene in sé già tutta la malinconica bellezza di un ricordo di qualcosa che poteva essere ma che non è stato, ormai indelebile nella nostra memoria.