Fragor di lucente incanto
Riflesso nello specchio di fronte a lei, Daniela vedeva il suo corpo nudo che traspariva da sotto la sottoveste leggera. A quella vista sentì una breve scossa percorrerle la schiena. Il ricordo di lui era ancora così vivo, così presente. Tanto vivo e tanto presente che le sembrò quasi di sentire il suo profumo aleggiare nella stanza. Con un gesto lento scostò la parte di tessuto che le copriva le gambe. La mano libera scese verso di loro, le toccò, mentre gli occhi si socchiusero. Una carezza leggera salì dal ginocchio all’inguine e lentamente ridiscese per poi tornare a salire. Così, avvolta nella penombra delle palpebre, Daniela percepì il contatto con il suo pube alla fine di quel tragitto. Quel tocco le provocò un leggero fremito e istintivamente divaricò le gambe e si sporse in avanti verso il bordo della poltroncina. Ora il contatto era pieno, la fessura del suo sesso vibrava, le dita iniziarono a muoversi per scostare le mutandine. Il pensiero di lui si materializzò alle sue spalle, concreto e corposo. Ora erano le mani del suo uomo su di lei: mani forti, col tocco che appariva languido al principio, per poi trasformarsi in un impetuoso fremito subito dopo. Un fremito che si espandeva sulle pieghe del suo sesso, lambendole, carezzandole, torturandole con la pressione sempre più forte delle dita. Quelle stesse dita che dopo l’ultima discesa sulla sua fessura, si insinuarono nel suo ventre, leggere come farfalle, ma decise come il lampo che lacera il cielo. Una spada di fuoco trafisse le sue carni ormai fradice d’umore. Convulse contrazioni sconvolsero il suo ventre mentre le dita continuavano ad entrare ed uscire da lei con sempre più vigore.
Ora le sue gambe erano completamente spalancate davanti allo specchio.
Daniela si vide riflessa in quel amplesso di solitaria agonia. Si vide riflessa e si eccitò. Si guardò, poi si guardò ancora, e ancor più di una volta si eccitò quando si mise carponi sul pavimento, ormai schiava dei suoi gemiti. E l’eccitazione arrivò al massimo quando con altre due dita percorse il solco dei glutei arrivando a toccarsi dietro. E si trovò pulsante e smaniosa di riceversi, di profanarsi anche lì dentro.
E lo fece, d’impeto, spingendo le sue dita unite fino in fondo.
E quando lo fece pensò che fosse lui a farlo con il suo membro turgido e nodoso.
Lui, a profanarla dietro con colpi sempre più violenti: "Uahhhaaauuau!!"
L’urlo le uscì dalla gola come l’ululato di una lupa in calore. Un urlo che, come una lingua di lava incandescente, infuocò i drappi appesi, si abbatté sulle pareti, rinculò, e ritornò da lei più vorace e affamato di prima: "Sìì, sìì!! Prendimi! Spaccami, sono tuaa!!"
Ora era tutto un vibrar di carne, di infuocar pertugi, mentre le scosse violente del godimento la facevano scivolare a terra a sdraiarsi sul fianco. Ma pur cambiando posizione nulla cambiò del ritmo che la penetrava, anzi crebbe. Crebbe, perché con l’altra mano Daniela svettò sui capezzoli di roseo marmo, li strizzò e li mortificò, più e più volte. Poi afferrò il seno e se lo portò alle labbra ed iniziò a succhiarlo, avida e golosa della sua carne.
E tutto si compì all’unisono, tutto allo stesso ritmo del godimento che saliva, che saliva sempre di più come il salire di un fuoco d’artificio che va a conquistare il cielo.
Un fuoco che sempre di più in alto sale, e che alla fine esplode con il suo assordante fragore di lucente incanto: “Aaaaahhhhha!aaahhhhh!aaaahhh!aahhh!!”.
Il corpo svettò inarcandosi all’insù e restò nel nulla appeso per un po’ di tempo dando colpi all’aria più e più volte. Infine, come sorretta da invisibili braccia, lei si adagiò lentamente a terra, ansimante ed esausta, scossa dagli ultimi fremiti che la facevano vibrare.
E la facevano vibrare ancora nel loro regredire quando, stretta nelle braccia a degustar l’incanto, lei scivolò in un dolce sogno fra scintillanti stelle.
Scritto da Ãmore