Coraggio e passione. Il coraggio di superare la violenza. La passione con cui si attraversa tutto e non si guarda mai al passato. ” Tutto quello che ho avuto nella mia vita, tantissimo, l’ho avuto nonostante me”.
Nascosta da anni dietro gli occhiali scuri ma, con lo sguardo di chi ha vissuto ogni istante della storia italiana: il teatro, l’impegno civile, le lotte in piazza e dentro al Parlamento. Sempre al fianco di quel marito, “giullare” come lei stessa l’aveva definito. Capace di affrontare le dure battaglie della vita con determinazione, fierezza e grandissima dignità. Una femminista nell’accezione più genuina del termine.
In un Carosello, la coppia giovanissima fa a pezzi lo stereotipo della famiglia felice: ” Mio marito ha il coraggio di mangiare attraverso il buco per non smettere di leggere quel suo giornalaccio e guai a rivorgergli la parola, ” stai zitta quando mangio”… Nel ’68 il movimento femminista e il suo impegno contro le carceri. Ci mette grande zelo, nel movimento femminista, diventandone un simbolo. La sua vita è costellata di successi ma, cambia quando nel ’74 viene sequestrata e stuprata. Vittima di violenza fisica e sessuale, ricordata a distanza di tempo in un monologo dal titolo inequivocabile “Lo stupro“. A Fantastico nell’88 lo porta in prima serata . ” Sto ferma, non grido. Non c’è molta luce,nè spazio. È per questo che mi tengono semidistsa. Oltre a quello che mi tiene da dietro, ce ne sono altri tre. Calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si accendono una sigaretta, fumano? Adesso? Ho paura, sta per accadere qualcosa, lo sento”…
I colpevoli, neofascisti milanesi. Il procedimento penale giungerà a sentenza definitiva venticinque anni dopo, quando il reato era già prescritto. Un peso per tutta la vita ma, Franca Rame riesce a portarlo con sè nel teatro e nella lotta civile, in piazza e in Parlamento. Spesso è in piazza a fianco di don Gallo, il prete degli ultimi, anche lui scomparso da poco. Un compagno di strada, con cui esserci. E neanche un 25 aprile, in piazza a Milano, senza Franca.
Nel 2006 arriva la politica, dentro il palazzo, spinta dal figlio Jacopo, nato dopo un anno dal matrimonio con Dario. E dentro al palazzo ci porta le sua battaglie. Il suo no, alla guerra e alla violenza sulle donne. “Aspetto il giorno in cui tutte le donne del Parlamento italiano, i quanto donne e madri si ribellino alla guerra che i governanti hanno nel loro DNA”. Nella lunga vita con il marito condivide, non solo l’esperienza artistica ma anche la militanza poitica. Profondamente vicini ai movimenti della sinistra che avevano caratterizzato l’Italia degli anni ’70, non hanno mai rinnegato questa appartenenza. Franca Rame fu eletta senatrice per l’italia dei Valori. Durò poco. ” Sono stanca di votare controcoscienza” dirà lasciando la politica e descrivendo il Senato, come l’esperienza più brutta della sua vita: “Non condivido gli orientamenti governativi”. Un ambiente che non riusciva a sentire in sintonia con
Torna al teatro, la sua passione di sempre. “Quando Dario, prese il Nobel, avevo un cesto di fiori, cinquecento rose rosse, che mi mandò Marta Marzotto con un biglietto che diceva …dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna. Ho detto, Marta, mettimi al meno al fianco”! E al fianco di Dario Fo, che aveva sposato nel giugno del 1954 nella cattedrale di Sant’Ambrogio, c’è sempre stata. Insieme fondarono La Comune, e di quel fermento artistico e sociale beneficiò l’intera scena teatrale italiana. Gli spettacoli di satira e controinformazione politica prodotti dalla Comune si susseguirono tra aspre polemiche, sempre però acclamati dal pubblico progressista e dalla critica più aperta dell’epoca. La recitazione di Franca è brillante, vivace, ricca di humor. A completare il suo talento e la grande disinvoltura sul palco.
La storia d’arte e d’amore con Dario si conclude tra le sue braccia. Dario Fo racconta gli ultimi istanti di Franca. Li ripete a se stesso quasi a convincersi che sia accaduto davvero. “Si era alzata come tutte le mattine. Forse più affaticata del solito, la notte aveva tossito tanto. Ma insomma, era in piedi. Come sempre preoccupata per me, che la valigia fosse pronta, che non dimenticassi niente. Sarei dovuto partire per Veron
Difficile credere a quelle parole: Franca non c’è più.