A proposito di storie e biografie, Guccini cita Jorge Luis Borges “uno scrittore parte sempre da se stesso – dice l’autore argentino - e io credo che si parta sempre da fatti accaduti, da personaggi conosciuti o meno. E quindi si parte sempre dalla propria esperienza personale”. E a questo proposito il cantautore parla del suo rapporto con la memoria. “Gli amici dicono che ho una grande memoria, il che non è vero. Però mi piace ricordare, andare nel passato; anche perché il futuro è inconoscibile, il presente è labile, fugace, dura un momento. Noi viviamo soprattutto nel passato e io l’ho scavato, da un certo periodo della mia vita, diciamo dai trent’anni in poi. Il mio primo disco che ha avuto un certo successo, “Radici” aveva in copertina la foto dei miei bisnonni e dei miei nonni, ed è lì che ho cominciato una ricerca per sapere quali erano le mie radici, per sapere chi erano i miei antenati, per ricercare il dialetto locale che ormai è scomparso, per la storia locale. I miei primi tre romanzi - continua - sono falsamente autobiografici, però ho usato tanti ricordi di quel periodo e di quegli anni, c’è la parte pavanese, la parte modenese e l’ultima parte, la parte bolognese. Ho frugato nella memoria”.
Infine, raccontando del suo ultimo libro “Culodritto è un espressione modenese – conclude il cantautore – esattamente è “ander via col cul dritt” e si riferisce di solito ai bambini piccoli che rimproverati vanno via impettiti. La versione dialettale però è più pittorica ed efficace e diventa “culodritt”. La canzone nella fattispecie era dedicata a mia figlia Teresa”.