I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent’anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver. Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all’indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni. Francesco Piccolo ha scritto un libro anomalo, che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva. Ogni uomo vive almeno una storia d’amore che dura tutta la vita: quella con il proprio tempo e il proprio Paese, il matrimonio (burrascoso) tra la vita privata e la vita pubblica.
“Lo dedico a mia moglie Gabriella, la persona che mi sta più vicino, a Starnone (che lo ha presentato al Premio Strega con Paolo Sorrentino), a Caserta e all’Einaudi”, queste le parole dello scrittore all’annuncio del premio.
Ora aspettiamoci sicuramente numerose polemiche che riguardano lo strapotere di alcune case editrici. Le danze le ha già aperte Antonio Scurati. Al tavolo Bompiani dove sedeva, poco prima dell’annuncio, quando ormai aveva capito di aver perso anche questa volta, ha detto: “Che stiamo a fare qui?” e poco dopo se ne è subito andato.