Francesco Tadini: I rischi di una mostra, agosto 1964 …Ajmone, Baj, Birolli, Brindisi, Cassinari, Chighine, Crippa, Dova, Fontana, Francese, Manzoni, Meloni, Migneco, Morlotti, Peverelli, Scanavino, Treccani

Creato il 06 settembre 2011 da Francescotadini @francescotadini

Emilio Tadini

Ajmone, Baj, Birolli, Brindisi, Cassinari, Chighine, Crippa, Dova, Fontana, Francese, Manzoni, Meloni, Migneco, Morlotti, Peverelli, Scanavino, Treccani… Questi erano i nomi che fecero discutere! La commissione, per la mostra a Palazzo Reale era presieduta da Paride Accetti e composta da Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Gillo Dorfles e Giorgio Kaisserlian. Francesco Tadini pensa che ciò che segue – un testo breve del padre Emilio Tadini – costituisca un documento utile a comprendere la vitalità, comunque sia, di quegli anni Sessanta… E che l’accenno all’importanza dei giovani artisti sia di costante, ineliminabile, attualità.

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E. Tadini, I rischi di una mostra, agosto 1964

L’Ente Manifestazioni Milanesi ha presentato a Palazzo Reale una mostra intitolata “Pittura a Milano dal 1945 al 1964”. I pittori sono: Ajmone, Baj, Birolli, Brindisi, Cassinari, Chighine, Crippa, Dova, Fontana, Francese, Manzoni, Meloni, Migneco, Morlotti, Peverelli, Scanavino, Treccani. La mostra è stata “studiata e realizzata” (come viene comunicato) da una commissione presieduta da Paride Accetti e composta da Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Gillo Dorfles e Giorgio Kaisserlian.
De Grada, presentando la manifestazione, scrive che l’idea originaria era quella di «impostare una mostra che rendesse conto anno per anno di ciò che aveva attratto l’attenzione, che si era presentato come proposta e anche di ciò che, senza assurgere al valore definitivo dell’arte in assoluto, aveva tuttavia segnato la cronaca». Ma questa idea, sottoposta «a un gruppo di critici milanesi» non è sembrata, a quanto pare, attuabile. E così si è ripiegato sulla soluzione di un gruppo di personali dedicate agli artisti di maggior rilievo, rimandando a mostre future una illustrazione più ampia, divisa in sezioni. Ora, è certo che tra i pittori esposti a Palazzo Reale ci sono personalità molto rilevanti. Come è certo, d’altra parte, che nell’elenco si notano assenza inspiegabili.
Ma il punto fondamentale è un altro. Un ente culturale come quello che ha organizzato la mostra ha responsabilità molto gravi nei confronti del pubblico. Le sue indicazioni acquistano un peso del tutto particolare e autorevole. Stando così le cose è naturale che il pubblico sia portato a considerare questa mostra come la mostra dei pittori di prima categoria, dei maestri: così come sarà portato a considerare le mostre successive (se mai si faranno) come le mostre dedicate ai pittori di seconda categoria, quelli che non sono stati considerati degni di una prima scelta. Non sembra molto opportuno che una situazione del genere sia stata creata da un ente cittadino preposto a manifestazioni culturali che devono prima di tutto informare il pubblico in modo ampio e completo. Altre soluzioni sarebbero state forse più ragionevoli. Si sarebbe potuto seguire un criterio storico, organizzando mostre che rendessero conto di quella che è stata la pittura milanese dal ’45 in poi. (E una prima mostra avrebbe potuto essere dedicata proprio agli anni dal ’45 al ’50, a quel risveglio pittorico che dopo la Liberazione portò una serie di artisti a scegliere del tutto naturalmente una forma d’avanguardia per esprimere il loro impegno morale). Se poi si voleva documentare una situazione attuale si sarebbe dovuto tener conto per forza di cose anche dei più giovani: di quei pittori che contribuiscono a portare una vitalità aperta e movimentata nel mondo di oggi della città. (Una mostra periodica, magari annuale, in cui il pubblico avesse modo di conoscere il lavoro degli artisti anche attraverso un solo quadro per ogni pittore e una sola scultura per ogni scultore – qualcosa come il Salon de Mai di Parigi – costituirebbe certo un fatto di grande interesse: e servirebbe a testimoniare di una realtà in atto, escludendo ogni rischioso tentativo di consacrazione ufficiale). E. Tadini

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Francesco Tadini, oltre a ringraziare il pubblico che sta seguendo con costanza la realizzazione di un Archivio digitale delle opere di Emilio Tadini, invita collezionisti e gallerie che fossero in possesso di tele o carte a segnalarcelo, per una corretta catalogazione e numerazione d’archivio. Il link di riferimento dell’Archivio Tadini, come sempre, è http://francescotadini.net/


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