di Alberto Giusti
Era la primavera del 2012, e Marine Le Pen, al primo turno delle presidenziali francesi, toccava incredibilmente i 18 punti percentuali. Nell’autunno del 2013, in una competizione su scala molto più ridotta, nel piccolo comune di Brignoles (16mila abitanti nel sud della Francia) viene eletto sindaco un candidato del Front National, il partito che, con alterna fortuna, ha incarnato prima l’estrema destra, poi il populismo nazionalista francese.
Marine Le Pen – theguardian.com
Un anno fa, l’FN aveva impressionato alle presidenziali, per poi deludere alle elezioni parlamentari. Oggi, ottiene un risultato frutto della migliore situazione che i populisti possano chiedere: ovvero che i loro avversari di fazioni diverse, conservatori (UMP) e socialisti (PS), rappresentanti del sistema vecchio e corrotto che si vuole abbattere, si alleino e convergano per impedire loro una temuta vittoria. E così, è successo che al secondo turno, a Brignoles, l’affluenza è addirittura aumentata, andando a premiare il candidato frontista. Intanto la leader Marine Le Pen non si risparmia per attrarre le simpatie dell’elettorato di centrodestra, continuando l’operazione di lifting che vuole smarcare il partito dalle etichette di estremismo e di fascismo che le formazioni “tradizionali” cercano ancora di affibbiargli. Per il momento, nessun sdoganamento: ma un recente sondaggio (http://www.liberation.fr/politiques/2013/10/09/un-sondage-donne-le-fn-en-tete-pour-les-europeennes_938215) indica l’FN come primo partito di Francia alle prossime elezioni europee, e anche sui telegiornali nostrani la notizia è stata rilanciata con grande clamore.
Ma cerchiamo di approfondirla.
Il sondaggio è stato condotto su un campione ampio, di quasi 2000 persone, ma è stato condotto online, pur per quote, e non telefonicamente. Volendo creare un collegamento fra gli elettorati francese e italiano, e fra il voto di protesta che in Francia viene attribuito al Front National e in Italia al Movimento 5 Stelle, può tornarci utile un’analisi del Centro Italiano di Studi Elettorali sulle scorse elezioni nostrane. Da quell’indagine (http://cise.luiss.it/cise/2013/03/20/una-frattura-mediale-nel-voto-del-25-febbraio/) emerge che il voto al M5S è molto più forte fra chi utilizza la rete come principale fonte d’informazione. Ipotizzando che ciò valga, in parte, anche per il FN in Francia, viene il dubbio che un sondaggio condotto fra gli utenti più attivi di internet possa risentire di questa sproporzione.
Se anche questa ipotesi fosse da scartare, andiamo oltre.
Il sondaggio non ci dà la quota di rispondenti sul totale degli intervistati. Né la % di coloro che non hanno ancora deciso cosa votare, o pensano di non votare, alle prossime elezioni europee. Questo è certamente un numero consistente di elettori: in tutti i paesi europei, le elezioni europee fanno registrare i peggiori picchi nella partecipazione al voto, e capita spesso che partiti dichiaratamente anti-europeisti e con un elettorato abbastanza ideologizzato (Come l’UK Indipendence Party) ne approfittino per far svettare in percentuale i loro modesti voti in valore assoluto. Ciò si ripercuote, ovviamente, anche sui sondaggi su quelle stesse elezioni.
Non bastasse, se nella prossima primavera il Front National diventasse davvero il primo partito di Francia, non dispererei: forse questo indurrebbe finalmente i leader europei a dare delle risposte concrete ai propri cittadini, in modo che questi non siano facili prede elettorali delle sirene del populismo. In Francia come altrove…
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