Francis Bacon e le conversazioni

Creato il 06 ottobre 2013 da Sweetamber

Sapevo che Francis Bacon non fosse proprio un esempio di carattere semplice e modi facili, mentre ciò che ignoravo era come detestasse la maggior parte di quello che nella sua contemporaneità come del resto in quella attuale tutti decantavano e amavano: Andy Warhol e la pop-art, ad esempio. Riteneva che la scenografia fosse solo mera decorazione (!) che, per il tempo nel quale è vissuto, non è nemmeno completamente scorretto. Era ignorante in materia musicale anche se ascoltava Wagner ed era capace di sbalzi d’umore per cui arrivava a lanciare posacenere contro i muri per scacciare ospiti indesiderati.
Il suo studio di lavoro era un caos terribile come quello di ogni artista e spesso sfruttava le fotografie come punto di partenza per i propri dipinti unicamente perché gli permettevano di starsene in santa pace a lavorare senza un modello vivente a rompergli le scatole.
Appariva consapevole del proprio guadagno ma non sapevo gestirlo, tanto che arrivò a distruggere una serie infinita di proprie opere in un momento di estremo scoramento e regalava spesso ciò che produceva facendo impazzire i galleristi. E’ stato spremuto anche lui fino all’osso dal mondo dell’arte ed era un uomo tormentato, ma questo nulla toglie al fascino e alla espressività della sua opera.
Non gliene fregava niente di dipingere ciò che desiderava la gente, dipingeva per sé pur essendo schiettamente felice di guadagnarci sopra.
Nelle conversazioni di Archimbaud e in quelle con Maubert le domande a tratti sono similari, anche se Maubert è più intimista e interessato alla vita dell’artista mentre Archimbaud disquisisce più volentieri di argomenti prettamente filosofici e culturali.

Sono alle prime pagine di questo testo come di quello di Maubert: non avevo mai approfondito la conoscenza di questo pittore, pur apprezzandolo davvero molto, e ne sono rimasta davvero affascinata.

Definiva il suo modo di dipingere un meccanismo sull’orlo dell’istintuale, una forza lo prendeva e gli permetteva di dipingere perdendo l’obiettivo iniziale, un modo di descrivere l’atto artistico molto sentito, molto bello.

Era estremamente sicuro di ciò che faceva e di ciò in cui credeva, pur avendo avuto un percorso artistico burrascoso, così come quello privato.

[tutte le fotografie dell'articolo sono tratte dal libro Conversazione con Francis Bacon di Franck Maubert - Editori Laterza, 2009  10 euro]
[il testo scannerizzato è tratto da Conversazioni con Michel Archimbaud - Editori Le mani, 1993]