La stessa storia vale un po’ anche per tutti quei classici con i quali fin da bambini siamo stati abituati a convivere.
Ci sembra di sapere ormai così tante cose di quelle storie che mettersi lì a leggere proprio il libro che ha dato il via a tutto quanto, ci pare quasi una perdita di tempo.
Mi riferisco, tanto per fare qualche esempio, a titoli come Dracula, come I Promessi Sposi, come Il giro del mondo in 80 giorni, come Moby Dick, senza tralasciare cose più importanti come L’evoluzione della specie, L’Iliade, L’Odissea o perfino La Bibbia.
Ebbene, di tutti questi titoli la stragrande maggioranza di noi saprebbe raccontare molto, magari senza neanche avere mai avuto sotto mano una qualsiasi delle tante edizione pubblicate.
Le informazioni ci vengono da studi scolastici, dal tipo di educazione, ma anche da numerosi film o da vari riferimenti in diverse opere.
Perchè allora leggere uno di questi libri se tanto si è già a conoscenza della storia, almeno a grandi linee, e soprattutto del finale?
La risposta è semplice: perchè sono i dettagli a fare la differenza.
Ecco allora il motivo per il quale, tra i diversi titoli del XIX secolo, la mia scelta è andata sul Frankenstein di Mary Shelley.
Mai scelta si è rivelata più azzeccata.
Dopo le prime dieci-quindici pagine sono dovuto ritornare all’inizio per essere sicuro di stare leggendo il libro giusto.
Mi è capitato in passato un cd degli U2 sul quale era inciso del materiale sbagliato: un errore di registrazione delle casa discografica.
Da allora quando mi capitano situazioni particolari la domanda ma siamo sicuri che non ci sia un errore? mi viene spontanea.
Tale è stata la mia situazione leggendo di un navigatore che intraprende una corrispondenza con la sorella in un contesto che nulla poteva avere a che fare con un cosiddetto scienziato pazzo in stile Frankestein Junior.
Poi mi sono detto che in fondo potrebbe andare peggio…potrebbe piovere… ed ho proseguito con fiducia la mia lettura.
Dopo numerose pagine la vicenda ha avuto una svolta decisa e l’inizio della storia che mi aspettavo di incontrare è diventata cosa più vicina.
Nonostante tutto, quasi un quinto del libro serve per creare i giusti presupposti e portare il lettore nel clima adatto alla vera storia.
Poi succede qualcosa e comincia finalmente quella parte del racconto che i più conoscono in base a film o brevi riassunti.
In realtà quella che viene descritta nel libro della Shelley è una vicenda basata sul racconto di un racconto e il tutto parte molto prima degli esperimenti di laboratorio del dott.Frankenstein.
A dirla tutta nel libro non esiste un vero e proprio dott.Frankenstein, ma solamente un ottimo studente che fa esperimenti di chimica.
Insomma la vera storia raccontata da Mary Shelley è tutta da scoprire, basti pensare che la parte solitamente rappresentata al cinema nel modo più spettacolare possibile, cioè il ritorno alla vita della creatura, nel libro viene liquidata in appena un paio di righe e senza la minima spiegazione tecnica del fenomeno.
E’ la storia in sé che viene ritenuta importante e non gli effetti speciali.
Una volta terminato il libro non resta che guardare il film Frankenstein per capire come stanno le cose e chiarirmi le idee.
Dopodichè passerò all’altro film: La moglie di Frankenstein; titolo questo che dopo la lettura del libro trova molti più motivi di esistere rispetto a quanto pensavo.