Ha iniziato, a dire il vero, a microfoni spenti, ma la Procura, ha riaperto il caso, e se quei microfoni fossero spenti o accesi, adesso, poco importa: l’importante è andare fino in fondo. Giù, fino al pozzo dove i due fratelli, Francesco e Salvatore Pappalardi, ritrovati morti il 25 febbraio del 2008 nel pozzo di una cisterna di un antico palazzo abbandonato in via Consolazione al centro della cittadina barese, dopo che erano scomparsi dal giugno del 2006, pare fossero stati prima torturati, poi uccisi.
E anche se i dati dell'autopsia smentiscono che: a Ciccio gli amici avrebbero tagliato un piede dopo averlo scaraventato, assieme al fratello Tore, nel pozzo-cisterna che fu per 20 mesi la tomba dei fratellini Pappalardi. Eppure questa nuova verità di Rosa Carlucci, la mamma dei bambini, è riuscita a far riaprire dalla procura di Bari l'inchiesta sulla morte di Francesco e Salvatore. I due bambini avevano 13 e 11 anni quando scomparvero la sera del 5 giugno 2006 da Gravina in Puglia (Bari). Gli investigatori li cercarono ovunque, anche in Romania, ma i loro cadaveri furono ritrovati dopo 20 mesi (il 25 febbraio 2008) a poca distanza nella loro abitazione: giacevano in una cisterna interrata di un vecchio palazzo padronale dove i ragazzini del paese andavano spesso a giocare. Nella richiesta di riapertura del caso, la donna ipotizza che i suoi bambini siano caduti nella cisterna durante una cosiddetta «prova di coraggio» cui erano stati sottoposti da cinque ragazzi di qualche anno più grandi di loro. Ora maggiorenni, i cinque sono sottoposti a indagini dalla Procura per i minorenni, che ha ricevuto dalla procura ordinaria parte del nuovo fascicolo.
A sostegno della propria tesi, quella delle torture e dell'omicidio, la donna annota che dall'autopsia di Ciccio «emerge un particolare che non convince: un arto - sottolinea - era completamente distaccato dal resto del corpo e questo è uno degli indizi per i quali abbiamo chiesto, se sarà necessaria, la riesumazione». Su questa richiesta il procuratore di Bari, Antonio Laudati, è stato chiaro: «l'indagine - ha detto due giorni fa - si svolge sulla base di cose già fatte. Sono in corso delle verifiche. Tecnicamente non ci possono essere forme di riesumazione e non avrebbero senso».
Ma Rosa Carlucci non si dà per vinta: nel pozzo-cisterna in cui furono trovati i cadaveri dei figli - argomenta a sostegno delle proprie idee - c'era la scritta “Papa” che non è opera di Ciccio e Tore ma fa pensare a tutt'altra cosa: oltre ad essere stati scaraventati (gli autori dell'azione, ndr) hanno osato anche fare altro lì sotto: per questo chiedo alla magistratura di indagare attentamente su questi ragazzi« e di accertare eventuali complicità di adulti che avrebbero coperto con il loro silenzio i cinque ragazzini»
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