Si ebbe, quasi immediatamente, una rapida espansione del movimento, ma tale accrescimento di consensi si dovette scontrare con la classe dirigenziale egiziana favorevole alla secolarizzazione tra Islam e potere. Si arrivò al momento in cui il Presidente Nasser, a seguito di un attentato a metà degli anni cinquanta del secolo scorso, ordinò lo scioglimento del Partito, condannando i Fratelli Musulmani alla clandestinità.
Iniziò quindi un periodo di crisi per il Partito: da una parte le idee estremiste di Sayyid Quṭb, a favore della lotta armata contro il regime al potere in Egitto; dall’altra il restante partito che accettava le timide aperture di Sadat, presidente egiziano che succedette a Nasser, verso le loro idee che trovavano ampli consensi presso le università.
Nel 1981, l’ala estremista e ormai separata dai Fratelli Musulmani lo uccise, non ottenendo però alcun risultato visto salì al potere Mubarak, delfino di Sadat e Presidente egiziano sino al 2011. Il comportamento del partito, sotto il regime di quest’ultimo, fu ambivalente visto che da una parte si dava appoggio alla sua politica, dall’altra, invece, la si criticava con la giustificazione che periodicamente venivano approntate delle limitazioni alla libertà dei gruppi di opposizione di cui loro erano comunque parte.
Il partito, ad ogni modo, mantenne sempre ampi consensi in Egitto, ponendo contestualmente dei dubbi anche al governo degli Stati Uniti. Nei primi anni del XXI secolo, a seguito dell’undici settembre, si creò all’interno dell’amministrazione statunitense un ampio dibattito se considerarli come terroristi o meno.
Alcuni agenti federali erano dell’avviso, considerando la morte nel 1981 di Sadat, che tale partito avesse dei legami pericolosi con il terrorismo. Altri, invece, erano contrari a questa visione per due fattori. Anzitutto tale movimento godeva di ampi consensi, inoltre i Fratelli Musulmani si potevano porre, proprio per la loro popolarità, come un baluardo contro il terrorismo di Al Qaeda.
La corrente all’interno dell’amministrazione statunitense favorevole ai Fratelli Musulmani, alla fine ebbe la meglio anche in virtù del famoso detto: “Se non puoi battere il tuo nemico, fattelo amico”. Con la Primavera Araba finì il regime di Mubarak, portando questi a perdere il potere in Egitto. Era l’unica scelta del resto, visto che ormai i Fratelli Musulmani erano arrivati a raccogliere seguaci in più di settanta Paesi e la loro rete di investimenti era arrivata ad essere talmente notevole, anche grazie ai finanziamenti sauditi, che rappresentano una forza politica non trascurabile all’interno del mondo islamico.
I fatti di questi giorni indubbiamente mostrano come questo partito sia diviso in una miriade di correnti: da una parte le correnti più moderate che invitano alla calma, dall’altra le più estremiste, favorevoli agli scontri di questi giorni. Al riguardo dobbiamo ricordarci che uno dei gruppi armati dei Fratelli Musulmani, in seguito diventato partito, è Hamas, che attualmente governa presso la Striscia di Gaza ed ha come obiettivo la distruzione di Israele. Resta sempre il dato di fatto che quello di Fratelli Musulmani è uno tra i più grandi partiti attualmente esistenti al mondo.
Michele Soliani