Fraternità autentica /Una "storia" non necessariamente africana

Creato il 19 febbraio 2013 da Marianna06

Miriam e Jean-Baptiste sono una giovane coppia di sposi, cristiani,che vive in un Paese dell’Africa (non importa esattamente quale), in uno dei tanti villaggi rurali,dove i sfacchina da mattina a sera per la sola sopravvivenza.

La loro piccola e modestissima casa è allietata, da anni ormai, dalla presenza di tre figli maschi e due sole figlie femmine.

 E Miriam, che non è mai inoperosa sia nei campi che in casa, i segni delle gravidanze e della fatica fisica li porta proprio tutti sulla sua persona.

Eppure sorride sempre e non manca mai di dare una parola di conforto o di dare  un aiuto a chi ne ha bisogno sul momento.

Un giorno, improvvisamente,Jean- Baptiste, da che era lavoratore e collaborativo con sua moglie, inizia in certi pomeriggi a frequentare alcuni amici discutibili, con i quali prende l’abitudine di andare ad ubriacarsi,in città, a birra di sorgo.

E, cosa peggiore, al suo rientro di notte, sono urla e botte per Miriam e i suoi figli, specie se, a suo dire, non viene ricevuto e servito a dovere.

I vicini sentono, s’informano ma soprattutto vedono Miriam ulteriormente affaticata ogni giorno di più e, distrutta nel fisico, quando l’intero giorno, dall’alba al tramonto, è costretta ad affrontare, per forza di cose, e da sola, il lavoro nei campi.

I figli maschi l’aiutano certo ma hanno anche la scuola da frequentare e, per raggiungerla, devono macinare parecchi chilometri di strada sterrata a piedi tanto all’andata che al ritorno

Le bambine ogni tanto, invece, loro saltano la scuola, per aiutare in casa.

E questo anche se  l’abitazione non è altro che una piccolissima costruzione di mattoni e fango impastati, con una superficie di pochi metri quadri, ricoperta con il classico tetto di lamiera e il pavimento in terra battuta.

Esse ci tengono, però, a tenerla in ordine. E si danno un grande da fare proprio come hanno insegnato loro le suore della scuola di cucito, che saltuariamente, quando possono, riescono a frequentare nella stagione buona.

Il compito più gravoso, semmai, per le bambine è purtroppo quello di andare a prendere l’acqua al pozzo, che è parecchio distante.

E anche perché, cammino facendo, non è raro che si possono fare incontri pericolosi.  

Ma l'acqua-  si sa- è indispensabile per gli usi domestici dell’intera famiglia.

Papà compreso.

Quello che persevera  nella sua esistenza di fannullone e di perdigiorno incallito, con  la  banda di compagni di bevute e non accampa altro che  pretese tra ripetute urla e minacce.

Un bel giorno ,un giorno "fortunato", Miriam riesce a convincere Jean-Baptiste ad andare con lei ad un incontro di gruppi di famiglie nella vicina “Missione”.

E' una proposta del loro parroco, quello stesso prete,ormai anzianotto che, a suo tempo, li aveva sposati.

E lui, l’uomo di solito riottoso,insolitamente non si fa pregare. E accetta.

Le parole della lettura nella circostanza e le spiegazioni mirate di chi coordina, un laico come lui, precisamente un catechista,con tanto di famiglia, con il quale anni addietro sono stati bambini insieme ,e poi adolescenti al villaggio, lo catturano e lo affascinano.

Cosa  quasi da non credersi l'attenzione che presta Jean Baptiste.

E con Miriam vi ritorna la settimana successiva e poi l’altra ancora.

 E così di seguito.

Insomma, grazie a questi incontri, e soprattutto agli scambi di parole e di riflessioni con gli altri,  i presenti,  amici o conoscenti, qualcosa comincia a cambiare.

Ritorna per gradi l’armonia nella coppia e Jean-Baptiste trova anche la “forza” di dire di “no”  ai pressanti inviti dei suoi compagni di bevuta, quando essi vengono a cercarlo.

E la birra di sorgo si gusta ,ormai, solo nelle grandi occasioni di festa. E in compagnia di tutta la famiglia.

Cosa è accaduto?

Saper ascoltare è capacità di accogliere il “mistero”.

Un "mistero" che noi razionalmente spesso respingiamo dal nostro orizzonte.

Ossia non è difficile intuire che “Se uno è in Cristo (e non con il “maligno” ) è creatura nuova”.  Che poi è proprio quello che ci ricorda, nella Scrittura, San Paolo (2Cor.5,17).

Questo è quello che in definitiva è accaduto a Jean-Baptiste, che ha ritrovato, grazie alla “parola” di Dio, amore e pace con Miriam e i suoi figli .

Ed è accaduto anche perché la comunità di villaggio, una comunità autentica e matura, è stata fraterna con tutti loro.

Ha osservato ed ha agito. Non è stata cioè indifferente.

Di quell'indifferenza che anestetizza i cuori e, così facendo, impoverisce l'esistenza.

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

  

  


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