Freccero non risparmia nessuno: Fabio Fazio («rappresenta il massimo della potenza televisiva. È la sintesi tra il vecchio-giovane Enrico Letta e il disinibito trasversalismo di Matteo Renzi.Un fenomeno nel fabbricare ritornelli, reiterazioni visive e sonore capaci di sdoganare anche i contenuti più indigeribili»); Corrado Formigli («combatte come un pazzo per dimostrare che è più bravo del maestro Santoro»); Santoro stesso («Vorrebbe evolversi in una specie di Francesco Rosi. Un narratore quasi cinematografico delle vicende italiane. Però ha la consapevolezza di essere alla fine di un ciclo»); Nicola Porro («appartiene alla categoria di quelli che vanno in vacanza a Saint Tropez, e che non sentono dal profondo la pulsione animale»); Urbano Cairo («una copia in sedicesimo del Cavaliere: intelligente, svelto, ma pur sempre un'imitazione in scala ridotta»).
Critiche anche per Roberto Benigni:
«non ne posso più, di questo Roberto in versione istituzionale - sostiene Freccero -. A me manca quando faceva Johnny Stecchino e si rideva di gusto. Ora è diventato un pontefice, il Giorgio Napolitano della tv».
In quello che sembra un panorama apocalittico, brilla comunque qualche luce.
«A parte Paolo Bonolis, che è un fuoriclasse indiscutibile, e Milena Gabanelli, che vedrei benissimo nei palinsesti Mediaset a portare un pò di vita e polemiche, faccio il nome di una giovane giornalista: si chiama Mia Ceran, ed è l'inviata politica di Telese a «In onda»
Per il resto, giura Freccero, prepariamoci in tv a lunghi mesi di calma piatta. Anche i telegiornali, dice, sono diventati un prodotto stanco, inattuale, tant'è che li cancellerebbe dalle tv commerciali.