Freccero: “Vado in pensione e lascio Rai4 in salute” (Ansa)

Creato il 12 luglio 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Vado in pensione, convinto di ognuna delle mie scelte senza rimpianti, lascio una rete, Rai4 che ho diretto fin dagli esordi, in salute con una programmazione definita fino al dicembre prossimo”.
Carlo Freccero, autore e dirigente televisivo, in occasione dei 5 anni di Rai4 conferma la sua uscita da Viale Mazzini. “La data prevista il 5 agosto. Ho personalmente e profondamente creduto in ogni scelta editoriale fatta in questi cinque anni, conscio, d’altra parte, che in televisione nessuna scelta è giusta senza il consenso del pubblico”. Ma Freccero preferisce non sbilanciarsi sul immediato futuro “confesso mi piacerebbe continuare a lavorare in televisione, ho avuto proposte delle proposte francamente non lo so ancora, vorrei prima andare un pò in vacanza, tra l’altro voglio anche terminare il mio secondo libro”.
Della Rai e dei palinsesti per l’autunno dice “preferisco non esprimermi in quanto sono ancora un dirigente Rai, ma l’auspicio è che le previsioni di ripresa pubblicitaria possano in qualche modo in futuro aiutare a fare dei palinsesti più ricchi, più competitivi ma anche di qualità, soprattutto per quanto riguarda la fascia più difficile ovvero quella del day time, perchè la vera concorrenza nelle tv generaliste non si vede tanto nella prima serata, ma nella fascia della mattina e del pomeriggio, caratterizzato da una vastità di canali e di programmi ma anche da un pubblico diversificato ed esigente”. E dei vertici di Viale Mazzini alla fine ha un giudizio positivo:
“Mi sembra una Rai più attenta e consapevole della gestione precedente”. In particolare del Dg Luigi Gubitosi rileva: “Mi ha lasciato un’ampia libertà di scelta editoriale, non ha mai cercato di condizionarmi. Se dovessi fare un paragone con la precedente direzione generale potrei azzardare che siamo passati dall’inferno al purgatorio ma il girone più vicino al Paradiso”. 
Della sua Rai4 che compie cinque anni (l’anniversario, coincide con i quarant’anni dalla scomparsa di Bruce Lee, sarà festeggiato per un’intera settimana con una programmazione speciale dedicata al campione di arti marziali) è più che soddisfatto: “In particolare per quanto riguarda la serialità nei consensi del pubblico è stato il fantastico a farla da padrone, con il classico BBC Doctor Who vincente di larga misura sulla saga epico-politica HBO Il Trono di Spade. I favori dei fan hanno premiato, d’altra parte, tanto l’avanguardia produttiva rappresentata dalle reti via cavo americane, quanto i serial ‘generalisti’ di culto di casa ABC, non meno audaci a quanto innovazioni narrative e ibridazione tra generi classici. Il pubblico di nicchia delle serie animate giapponesi ha infine scelto l’estrema rivisitazione adolescenziale del genere mecha – ovvero robot. Una scelta variegata di prodotti, dunque, uniti dal comune denominatore di un forte spirito contemporaneo e tessuti dal filo rosso – o meglio fucsia – del nostro palinsesto, fino a diventare un insieme unico”. 
Originario di Savona classe 1947, una lunga carriera iniziata in Fininvest, Freccero approda in Rai nel 1993 come consulente, tre anni dopo nel 1996 è direttore di Rai 2 che durante la sua direzione assumerà l’identità di rete giovane, alternativa e provocatoria. Tra i volti che ne hanno fatto parte i fratelli Guzzanti, Serena Dandini, Fabio Fazio, Gad Lerner, Daniele Luttazzi, Michele Santoro e Piero Chiambretti. I programmi proposti dalla sua rete durante la campagna elettorale del 2001 furono ritenuti scomodi da parte del centrodestra guidato da Silvio Berlusconi che nel 2002 pronuncerà il noto editto bulgaro che porterà all’allontanamento dalle reti Rai di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi (questi ultimi andavano in onda su Rai 2). Il 16 aprile 2002 Freccero sarà rimosso dalla direzione di Rai 2. Per alcuni anni si dedica all’insegnamento e scrive alcuni saggi. Nel 2007 fa ritorno in Rai, dapprima come presidente di Rai Sat e poi come direttore del nuovo canale Rai 4. Ha scritto “Televisione” (Bollati Boringhieri, 2013).

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