Free Pussy Riot. È l’impero del Putin del “niet”.

Creato il 18 agosto 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Viste così sembrano tre ragazzine che stanno vivendo una storia più grande di loro. Se non fosse per quello sguardo che dà vagamente sul furbo tendente al malizioso, potrebbero essere tre teenager pizzicate in un centro commerciale a rubare slip e rossetti, magari una matita morbida per gli occhi. Invece sono pericolosissime criminali, suppergiù tre killer seriali in gonnella, che hanno attentato al sacro sentimento religioso permettendosi di cantare una canzonetta (punk) dall’altare di una chiesa ortodossa. Il patriarca ortodosso Kirill, ha definito un “sacrilegio” le quattro note che sono risuonate stanche lungo la navata della chiesa, mentre gli ortodossi più ortodossi che chiameremo per brevità “ortodossoni”, hanno tirato in ballo perfino il reato di “blasfemia”, quello che insieme alla stregoneria condannava al rogo povere sventurate fino a qualche secolo fa. Ovviamente le tre Pussy Riot ce l’avevano con Vlady che, da quando non frequenta più assiduamente Silvio, sembra aver perso lo smalto dei giorni migliori e l’ironia tutta made in Kgb, che gli permettevano di risolvere i problemi con gli oppositori semplicemente tirando un colpo di pistola in faccia ai rompicoglioni di turno. Che poi fossero donne, come Anna Politkovskaya, non gl'importava una cippa, l'obiettivo era tornare al silenzio. A favore delle Pussy Riot si è mobilitato mezzo mondo. I due anni di prigione comminati alle tre ragazzine da un giudice donna, Marina Syrova, hanno scatenato un putiferio che è partito da Madonna per arrivare a Bjork fino a Paul McCartney che sicuramente non l’ha mandata a dire né a Vlady né agli integralisti ortodossi. C’è da dire che, farisei come sono, i popi hanno invocato clemenza a favore delle tre sventurate senza Dio e la stessa cosa ha fatto Putin mettendo mano alla Smith&Wesson che teneva nella fondina. Eccezionali le ragazze. Alla Novaya Gazeta,il giornale per il quale lavorava Anna Politkovskaya, hanno dichiarato: “Abbiamo già vinto. Abbiamo imparato ad arrabbiarci con le autorità e a parlare ad alta voce di politica”. Pentite manco pe’ niente, le Pussy Riot, tramite quella che sembra essere la portavoce, Nadezhda Tolokonnikova, hanno detto: “Non crediamo in una sentenza come questa. Questo non è un processo: è un'illusione.Davvero non ci aspettavamo un processo - hanno aggiunto - perché non abbiamo mai commesso alcun reato. Non sospettavamo neanche che le autorità sarebbero state così stupide da perseguire delle femministe punk anti-Putin, dandoci legittimità nello spazio sociale”. C’è da dire che fra gli arrestati presenti davanti al tribunale in attesa della sentenza, c’era anche l’ex campione del mondo di scacchiGarry Kasparov che, a quanto sembra, è stato pure malmenato. Si sa, Vlady è un vero e proprio campione dei diritti umani. In Cecenia ancora se lo ricordano.



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